MICHAUD, Joseph-François
Storico, nato ad Albens (Savoia) nel 1767, morto presso Parigi nel 1839. Uscito dal collegio di Bourg-en-Bresse nel 1783, per alcuni anni commesso libraio a Lione, nel 1790 accorse a Parigi, ove divenne collaboratore dei due organi dei Feuillants: la Gazette universelle e il Postillon de guerre. Redattore, durante il Terrore, del non del tutto repubblicano Courrier républicain, fondò, dopo termidoro, la monarchica Quotidienne: ragione per cui, dopo la giornata del 13 vendemmiaio, venne arrestato, riuscendo a fuggire proprio mentre lo si conduceva innanzi al consiglio di guerra, che lo condannò a morte in contumacia (27 ottobre 1795). Tornato a Parigi e alla Quotidienne sotto il Direttorio, esule per due anni dopo fruttidoro, ma tornato, dopo il 18 brumaio, nuovamente a Parigi, ove ebbe gran successo con l'opuscolo satirico La mort d'une grande dame (la repubblica), non tardò a essere incarcerato per qualche tempo nella prigione del Temple a causa dei sentimenti borbonici manifestati negli Adieux à Bonaparte (1799) e nei Derniers adieux à Bonaparte (1800). Liberato, lasciò il giornalismo per darsi agli studî storici e letterarî, scrivendo una Histoire de l'empire de Mysore sous Hider Aly et Tippoo-Saëb e pubblicando nel 1803 il poemetto Le printemps d'un proscrit, composto cinque anni prima, durante l'esilio. Nel frattempo il suo fratello minore Louis-Gabriel (nato a Bourg-en-Bresse nel 1772, morto alle Ternes il 12 marzo 1858) apriva a Parigi, in società col Giguet, una tipografia famosa, detta ironicamente l'imprimerie du roi, e in essa i due fratelli stampavano nel 1806 la Biographie moderne ou dictionnaire des hommes qui se sont fait un nom en Europe dès 1789, che venne sequestrata dalla polizia. Nel 1808 cominciò a pubblicare l'Histoire des croisades: lavoro oggi quasi non più letto, ma che per circa un secolo godette, malgrado la mole, d'una popolarità immensa, testimoniata dal moltiplicarsi delle edizioni e delle traduzioni, fra cui parecchie italiane (ultima, Milano 1894, con illustrazioni del Doré). Nel 1811, col fratello, iniziò la Biographie universelle conosciuta appunto col suo nome e che, con aggiunte, venne tradotta in italiano. Al primo ritorno dei Borboni fece risorgere la Quotidienne, restata fino al 1830 organo semiufficioso della restaurazione, ed entrò nell'Académie française. Nascosto durante i Cento giorni, pubblicò a Parigi, alla seconda restaurazione, l'Histoire des quinze semaines ou le dernier règne de Bonaparte, che in pochi mesi ebbe ventisette edizioni. Deputato del dipartimento dell'Ain nel 1815 e lecteur du roi, perdette quest'ultimo posto sotto il ministero del Villèle per aver difeso la libertà di stampa innanzi all'Académie. Il desiderio di migliorare la sua opera capitale lo indusse a raccogliere, in quattro volumi d'una Bibliothèque des croisades, un'amplissima bibliografia ragionata dell'argomento e, nel 1830-31, a compiere con J.-J.-F. Pouioulat, suo collaboratore dal 1828, un viaggio in Oriente, frutto del quale furono sette volumi di Lettres de l'Orient (Parigi 1832-1835). Parimente in collaborazione col Poujoulat, imprese una Nouvelle collection des mémoires pour servir à l'histoire de France della quale videro la luce 32 volumi. Ma, molto malandato in salute, dopo aver viaggiato invano, per rifarsi, a Pisa e a Roma (inverno 1838-39), morì a Passy il 30 settembre 1839.
Bibl.: Fondamentale per la biografia, J.-J.-F. Poujoulat, Vie de M., premessa all'Histoire des croisades, Parigi 1841; un saggio critico, in Ch.-A. de Sainte-Beuve, Causeries du lundi, 3ª ed., VII, Parigi s.a., pp. 20-40.