Kosma, Joseph (propr. Jozsef)
Compositore ungherese, naturalizzato francese, nato a Budapest il 22 ottobre 1905 e morto a Parigi il 7 agosto 1969. Dopo aver intrapreso l'attività di compositore in Ungheria, nel 1933 si stabilì in Francia dove trovò il terreno più fertile per la sua ispirazione, rivolta a tutti i campi della musica e dello spettacolo. Ma la sua strada era soprattutto quella della canzone, in cui ebbe modo di manifestarsi in pieno la sua vena melodica e i prediletti toni crepuscolari, riscattati dall'ironia, e quella delle musiche per film, sempre di tipo popolare. Pur ricorrendo a soluzioni di puro mestiere, o addirittura anticipando o sottolineando l'azione con l'uso di cliché, si dimostrò solitamente brillante, grazie anche alla prodigiosa facilità d'invenzione, nella quale si sente l'influenza della cultura musicale zigana (anche se provò sempre il rimpianto per aver ceduto alle sirene della musica 'commerciale'). La colonna sonora composta per Juliette ou la clé des songes diretto da Marcel Carné fu premiata al Festival di Cannes del 1951.
Di famiglia ebrea, K. iniziò da adolescente, a Budapest, a suonare il pianoforte accompagnando film muti, mentre frequentava il Conservatorio. Diplomatosi in composizione e direzione d'orchestra, continuò a lavorare nel cinema (firmò la musica del primo film sonoro ungherese), prima di trasferirsi a Berlino, dove lavorò per il teatro lirico ed ebbe contatti con B. Brecht e K. Weill. Stabilitosi definitivamente a Parigi, compose partiture per balletti, pantomime (per Marcel Marceau), due opere teatrali, composizioni strumentali, pezzi per voci e per pianoforte e soprattutto canzoni. Alleatosi con autori quali L. Aragon, F. Carco, R. Queneau e in particolare J. Prévert, compose numerose canzoni 'letterarie' che proponevano testi, musiche, sentimenti e idee che dalla cerchia di Saint Germain-des-Prés arrivarono in tutto il mondo (grazie anche alle voci di Yves Montand, Edith Piaf, Juliette Gréco). Tra le canzoni più famose: Les feuilles mortes, Les enfants qui s'aiment, Barbara, La belle jambe, En sortant de l'école, La pèche à la baleine, Si tu t'imagines, L'éternel féminin, Amour perdu.
I migliori registi del cinema francese lo vollero come collaboratore, primi fra tutti Jean Renoir e Carné. Il primo richiese una sua canzone per Le crime de Monsieur Lange (1936; Il delitto del signor Lange), da inserire in una partitura composta da Jean Wiener, e poi lo utilizzò con esiti musicali notevoli: per Partie de campagne (La scampagnata), girato nel 1936 ma uscito solo nel 1946, che vanta un bel motivo cantato a bocca chiusa; per La grande illusion (1937; La grande illusione), che ha poca musica e soprattutto in funzione d'ambiente; per La Marseillaise (1938; La Marsigliese), che ospita un'antologia di brani 'storici'; per La bête humaine (1938; L'angelo del male), che presenta interventi asciutti e drammatici, mentre per La règle du jeu (1939; La regola del gioco) vengono elaborate maliziosamente musiche barocche e pagine classiche. Dopo la parentesi americana, dal 1956 Renoir sarebbe tornato ad avvalersi del contributo di K.: i migliori risultati musicali sono quelli per Eléna et les hommes (1956; Eliana e gli uomini), in cui la musica ha una funzione solo diegetica per una festosa e sonora ricorrenza del 14 luglio, con fanfare, balli popolari, canzoni; e per Le testament du docteur Cordelier (1959; Il testamento del mostro), eccellente nelle sottolineature sarcastiche dei dispetti maliziosi del protagonista. Anche Carné ricorse spesso a questo compositore fin dagli inizi della sua attività, ossia dal film Jenny (1936; Jenny, regina della notte). Notevoli sono le musiche di Les visiteurs du soir (1942; L'amore e il diavolo), che annoverano due splendide ballate di K., orchestrate però da M. Thiriet, e di Les enfants du paradis (1945; Amanti perduti), con interventi coloriti, specialmente nella pagina che regge la pantomima di Jean-Louis Barrault, che poi sarebbe stata estrapolata dalla colonna sonora diventando la base di una pantomima teatrale. Queste due ultime fatiche furono realizzate da K. in clandestinità in quanto, essendo ebreo, nel periodo dell'occupazione tedesca aveva dovuto nascondersi e non poteva figurare ufficialmente. Sempre per Carné, K. compose i commenti di Les portes de la nuit (1946; Mentre Parigi dorme), con una musica tratta da un precedente balletto (e da un pas-de-deux di tale balletto il musicista, proprio in questa occasione, derivò la canzone Les feuilles mortes), di La Marie du port (1950; La vergine scaltra) e di Juliette ou la clé des songes. Vicino ai fratelli Prévert, compose per Pierre la musica di Adieu Léonard (1943) e di Voyage-surprise (1947), la seconda con marce ingenue e valzer popolareschi. Per Jean-Paul Le Chanois lavorò in occasione di sette film, tra i quali il più notevole sotto il profilo della colonna sonora è Le village magique (1955; Vacanze d'amore), che vanta una musica scanzonata e una marcia allegra cantata dai viaggiatori di un treno. Per Marc Allégret è da segnalare l'esito di L'amant de Lady Chatterley (1955; L'amante di Lady Chatterley), con musica romantica e intelligente uso dei silenzi. In Trois jours à vivre (1958; Partita a tre) di Gilles Grangier non mancano le ironie ‒ e le autoironie ‒ sui tipici procedimenti della musica 'parigina'; in La chatte (1958; La gatta) di Henri Decoin c'è un irresistibile uso di segnali e inni coinvolti in un commento epico-spiritoso; Un certain Monsieur Jo (1958; Fine di un gangster) di René Jolivet contiene una bella canzone cantata da Michel Simon, Mon pays, c'est la rue. Importante fu anche il lavoro svolto da K. nel campo dei disegni animati, per Jean Image e soprattutto per Paul Grimault, di cui si segnala in particolare Le petit soldat (1947) e La bergère et le ramoneur (1953; La pastorella e lo spazzacamino). Quest'opera, scritta come la precedente da Jacques Prévert, è una fiaba dove le canzoni hanno un ruolo da protagonista, esprimendo le istanze poetiche dei personaggi perseguitati da un potere oppressivo e anelanti un mondo pacifico. A seguito di un disaccordo, in occasione di questo film K. ruppe i rapporti che aveva coltivato fin dall'inizio con J. Prévert. Anche nelle collaborazioni a film di produzione straniera, K. si mantenne fedele alla sua ispirazione 'parigina' (sfruttandone spiritosamente i luoghi comuni), per lo meno quelli d'ambientazione francese, come Innocents in Paris (1953; Provinciali a Parigi) di Gordon Parry, con un valse musette che passa ironicamente da un night di lusso a una strada popolare di Parigi. Per altri, come lo spagnolo Juan Antonio Bardem (Calle Mayor, 1957), pagine 'leggere' e materiali 'poveri' sono utilizzati drammaticamente; talvolta il musicista fa ricorso a interventi di suspense (Je reviendrai à Kandara, 1957, L'ombra sul tetto, realizzato in Francia dal tedesco Victor Vicas) o 'esotici' (Tamango, 1958, di John Berry, che incorpora canti e ritmi africani e ha una pagina drammaticamente efficace sostenuta dal battito delle mani).
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