Li Shan, Joseph
Li Shan, Joseph. – Vescovo cinese (n. Pechino 1965). Entrato nel seminario di Pechino nel 1983, ha compiuto l'iter di formazione sacerdotale interamente in Cina (1989). Divenuto parroco della chiesa di San Giuseppe (conosciuta come Dongtang, o chiesa dell’est) e rappresentante al Congresso municipale del popolo di Pechino, nel 2007, in conformità con le procedure di selezione dell’episcopato imposte dalla politica religiosa del governo cinese, è stato votato come persona degna e idonea per l’ufficio episcopale della sede di Pechino dal consiglio dei rappresentanti della diocesi. L’elezione di L. S. è stata vagliata e autorizzata dalla Conferenza dei vescovi cattolici cinesi (organismo riconosciuto dal governo cinese, ma non dalla Santa Sede), ottenendo il placet anche degli apparati che esprimono la politica religiosa delle autorità civili. Prima dell’ordinazione episcopale – avvenuta il 21 settembre 2007 – per vie riservate, è arrivato dalla Santa Sede il riconoscimento del Papa, che ha concesso a L. S. il mandato apostolico.
Li Shan e la questione sino-vaticana. – L’elezione e l’ordinazione episcopale di L. S. hanno rappresentato uno snodo importante nei controversi rapporti tra Chiesa cattolica e Cina popolare. In questo ambito, la questione della nomina dei vescovi costituisce dalla fine degli anni Cinquanta del 20° sec. terreno di scontro. Le autorità civili cinesi prescrivono alla Chiesa cattolica in Cina uno statuto di autogoverno che contempla anche il controllo politico sulla scelta dei vescovi, da sottrarre a ogni interferenza esterna. Una prospettiva che entra fatalmente in conflitto con le vigenti norme del diritto canonico della Chiesa cattolica, orientate in linea di principio a non riconoscere più alle autorità civili prerogative e privilegi da esercitare nelle elezioni episcopali. A partire dal 1959, la linea delle 'tre autonomie' (di governo, di finanziamento e di propagazione) imposta dalla Cina comunista a tutte le comunità e istituzioni religiose nazionali è stata applicata anche alle nomine episcopali: ciò ha spinto la cattolicità cinese in una condizione canonicamente anomala rispetto all’ordinario sistema seguito nella selezione del corpo episcopale della Chiesa latina, dove la nomina dei vescovi o la conferma di quelli legittimamente eletti è riservata in via esclusiva al papa. La prassi delle ordinazioni canonicamente illegittime è stata affiancata a partire dal 1981 dalla rapida strutturazione di una rete episcopale 'clandestina', con vescovi ordinati legittimamente dal punto di vista canonico, ma fuori dalle procedure imposte dalla politica religiosa governativa (che quindi considera e tratta come illegale l’esercizio dell’autorità episcopale da loro praticato). Allo stesso tempo, tra la fine degli anni Settanta e l’inizio del 21° secolo anche la maggior parte dei vescovi ordinati illegittimamente ha visto accolte le richieste di sanatio canonica della propria consacrazione episcopale – modalità favorita già sul finire degli anni Settanta dall’allora cardinale segretario di Stato Agostino Casaroli – da loro inviate a Roma in via riservata. Richieste in cui essi riaffermavano il desiderio di piena comunione con il Papa e descrivevano le situazioni di emergenza e i motivi di ordine pastorale che li avevano convinti ad accettare le rispettive ordinazioni episcopali senza aver ricevuto preventivamente l’approvazione papale. Lo scenario è però cambiato con la Lettera di papa Benedetto XVI ai cattolici cinesi, pubblicata il 30 giugno 2007, quando in Vaticano il dossier cinese era affidato soprattutto alle cure di monsignor Pietro Parolin, a quel tempo sottosegretario della sezione per i rapporti con gli stati della Segreteria di Stato. Dopo di essa un numero crescente di elezioni episcopali è avvenuto in Cina in ottemperanza alle procedure imposte dallo Stato e rispettando al contempo i passaggi che attestano canonicamente la comunione dei vescovi con il Papa e la Sede romana. Tra le nomine episcopali avvenute con 'consenso parallelo' delle autorità cinesi e della Santa Sede spicca quella di L. S. nel 2007, che, per le modalità con cui è avvenuta, è emblematica di una nuova fase: essa rappresenta uno dei casi simbolicamente più eloquenti della serie di nomine episcopali avvenute con pubblico e dichiarato consenso parallelo. Una prassi provvisoria e per molti versi precaria, inaugurata nel gennaio 2004 con l’ordinazione di Pietro Feng Xinmao a vescovo coadiutore della piccola diocesi di Hengshui, che comunque permette a Pechino e alla Santa Sede di trovare accordi caso per caso sulle procedure di selezione dei vescovi cinesi attraversando anche momenti d’impasse e vere e proprie crisi – come quella apertasi tra 2010 e 2011 con le ordinazioni canonicamente illegittime di tre nuovi vescovi – in vista di una futura, generale normalizzazione delle relazioni sino-vaticane.