WIDMAN, Joseph Victor
Poeta svizzero, nato a Nennowitz il 20 febbraio 1842, morto a Berna il 6 novembre 1911. Austriaco di origine, ma educato in Svizzera fin da bambino, dopo essere stato organista e maestro di musica a Liestal (1866), poi curato a Frauenfeld (1867), poi direttore della Töchterschule a Berna (1868), assunse nel 1880 la redazione letteraria del Bund, e, intimo di C. Spitteler e legato d'amicizia a tutti gli altri poeti svizzeri dell'epoca, da G. Keller a C.F. Meyer - esercitò dalle colonne del suo giornale un'influenza notevole su tutta la letteratura della fine del secolo.
Indulse in giovinezza all'aspirazione, allora assai viva, della Svizzera verso un proprio teatro (v. Der geraubte Schleier, 1864; Arnold von Brescia, 1867; Orgetorix, 867; Oenone, 1880); ma era natura troppo mite e conciliativa per trovare nel dramma la sua forma naturale d'espressione; e anche nel teatro ebbe le sue ispirazioni migliori quando il suo gusto per l'evocazione storico-estetica s'avvivò di una grazia garbata e sorridente come nella Muse des Aretin (1902). E altrettanto accadde della sua prosa narrativa (v. il romanzo Die Patrizierin, 1888, e le raccolte di novelle Aus dem Fasse der Danaiden, 1884; Gemütliche Geschichten, 1890; Die Weltverbesserer, 1896) o descrittiva (Spaziergānge in die Alpen, I885; Jenseits des Gotthard, 1888; Sommerzmnderungen und Winterfahrten, 1897, Calabrien, Apulien und Streifereien an den italienischen Seen, 1904): il suo spirito pensoso e colto gli affacciò spesso temi e spunti di più intensa emotività; ma la vena più spontanea gli fluisce a contatto della vita semplice, quando s'abbandona al suo semplice sentimento umano, di là da tutti i troppo gravi e complessi problemi. Tutto il dramma della sua vita è, in fondo, in questo contrasto fra le molteplici reazioni culturali del suo spirito morbido e l'umanità semplice e chiara della sua vera indole (v. anche il poema idillico Bin der Schwärmer). Così - legato all'Italia da tanti vincoli tenaci di umanità e di poesia - finì col trovare nell'"amore per tutte le creature" dell'Italia francescana la sorgente più viva della sua poesia: Die Maikā ferkomödie (1897) e Der Heilige und die Tiere (1905), non sono soltanto le sue opere più popolari ma anche quelle nelle quali, al di là dell'esperienza culturale, egli ha ritrovato veramente le forze semplici e vive della creazione.
Opere: Oltre agli scritti citati e ai testi varî di libretti d'opera che compose per musicisti amici (H. Goetz, Brüll, ecc.), v., a cura del figlio Max W., Ausgewählte Feuilletons, Berna I913; Briefwechsel mit G. Keller, ivi 1922; Liebesbriefe des Jungen Widmann, ivi 1921.
Bibl.: J. Fränkel, Drei Widmann-Studien, Roma 1919; M. e E. Widmann, J. W. Widmann, voll. 2, Frauenfeld 1922-24; W. Scheitlin, Widmanns Weltanschauung, Zurigo 1925; M. Waser, W. der Mensch und der Dichter, Frauenfeld 1927.