KRASZEWSKI, Józef Ignacy
Scrittore polacco, nato il 28 luglio 1812 a Varsavia (la famiglia dimorava però in campagna presso Grodno), morto a Ginevra il 19 marzo 1887. Trascorse l'infanzia e l'adolescenza nel Podlasie; nel 1829 iniziò gli studî universitarî a Vilna, che però non poté ultimare, perché, arrestato alla fine del 1830, passò più di un anno in prigione. Visse poi quasi trent'anni in diverse regioni polacco-rutene, dedito alla letteratura e all'agricoltura. Nel 1860 si stabilisce a Varsavia chiamatovi a dirigere la Gazeta Codzienna (Gazzetta quotidiana), ma, avverso alla politica del Wielopolski, deve abbandonare il giornale e la città. Si rifugia allora (1863) a Dresda, ove rimane, con qualche interruzione, sino al 1884, quando, sotto l'accusa di alto tradimento, sconta un anno e mezzo di prigione nella fortezza di Magdeburgo. Ne esce con la salute completamente rovinata (e a Ginevra e San Remo cerca guarigione e riposo), ma ancora straordinariamente attivo, ad onta delle numerose avversità che aveva incontrate nella vita e ai sessant'anni d'ininterrotta attività letteraria.
Autore di quasi duecento romanzi, di alcuni volumi di poesie, di poemi rievocanti una Lituania mitica (Witolrauda, 1840), di parecchi drammi (Miód kasztelański, L'idromele del castellano, 1860), di opere storiche (Litwa, Lituania, 1847-50; Polska w czasie trzech rozbiorach, La Polonia nell'epoca delle tre spartizioni, 1872-75), di numerosissimi saggi letterarî, sociali e politici, K. è il più fecondo scrittore polacco e certamente uno degli scrittori più fecondi di tutti i tempi e di tutti i paesi. Più che da una fantasia fervida, la sua fecondità deriva da una straordinaria sensibilità e mobilità di spirito, per cui egli reagisce a ogni genere d'impressioni (letterarie, sociali, politiche, turistiche) con prontezza e impulsività. Grande è quindi il numero degli scrittori che influirono sulla sua opera multiforme (ma gli ammaestramenti più importanti e durevoli gli vennero da W. Scott, V. Hugo, Balzac, E. T. A. Hoffmann), che, notevole soprattutto nel romanzo, ne abbraccia quasi tutti i generi: dal satirico all'idillico (Ostap Bondarczuk, 1847; Budnik, L'abitante della capanna, 1848), dallo psicologico (Sfinks, 1847) al sociale (Szalona, L'esaltata, 1882); da romanzi tendenziosi della vita contemporanea (Ostatni z Siekerzyńskich, L'ultimo dei S., 1851; tutto un ciclo di racconti pubblicato, sotto lo pseudonimo B. Bolesławita, tra il 1863 e il 1873) a racconti ispirati dal mondo antico (Caprea i Roma, 1860; Rzym za Nerona, Roma ai tempi di Nerone, 1866) e dal passato polacco (Zygmuntowskie czasy, L'epoca di Sigismondo, 1846-47; Brühl, 1875), che egli tentò di far rivivere anche in una specie di cronaca romanzata (ciclo di 29 racconti fra i quali emerge il primo: Stara Baśń, Favola antica, 1876). Manca fra tutte queste opere, che rispecchiano anche via via i cambiamenti, sinceri però e schietti, della sua ideologia politica e sociale, un vero capolavoro. Ma in quasi tutte si sente il narratore provetto che sa raccontare con vivacità e spontaneità di adesione all'argomento trattato. Ed è merito precipuo del K. di aver dato alla Polonia un ricco e decoroso corredo di letteratura amena che ha servito a scalzare in parte il predominio assoluto del romanzo francese.
Ediz.: Wybór pism (Opere scelte) a cura di P. Chmielowski, voll. 10, Varsavia 1884-94 (con la bibliografia delle opere di K.).
Bibl.: P. Chmielowski, J. I. K., Cracovia 1888; Br. Chlebowski, Kr. J. I., in Sto lat myśli polskiej (Cent'anni del pensiero polacco), VIII (1913); A. Bar, Charakterystyka i żródła powieści Kraszewskiego w latach 1830-1850 (Caratteristica e fonti dei racconti di K. negli anni 1830-50), Cracovia 1924; W. Hahn, Introduzione all'edizione di Morituri, Cracovia 1925.