ONETTI, Juan Carlos
Scrittore uruguayano, nato a Montevideo il 10 luglio 1909. Gran parte della vita trascorse a Buenos Aires, prima in sdegnoso silenzio, poi lentamente in una progressiva partecipazione alla vita letteraria. Oggi O. è uno dei narratori ispano-americani più noti in Europa e in America. Come molti autori della stessa area, ha subìto l'influsso di Faulkner, creando nell'immaginaria città di Santa Maria il corrispettivo rioplatense della contea di Yoknapatawpha del grande americano: anche qui si tratta di una comunità chiusa e soffocata, sospesa tra un passato agreste e magico e le contraddizioni razionali del mondo contemporaneo. Ma, di Faulkner, O. non ha il piglio tumultuoso, l'aggettivazione abbondante e metaforica, anzi il suo stile s'indirizza verso una forma di lirismo spoglio, ottenuto con pochi tratti, attraverso un uso netto e spigoloso del linguaggio.
Il primo romanzo El pozo (1939) e i successivi Tierra de nadie (1941), Para esta noche (1943) e La vida breve (1950) non ebbero eco se non in un piccolo giro letterario. Con Los adioses (1954: il titolo "Gli addii" è particolarmente indicativo di una meditazione sull'amore e sulla morte), con Una tumba sem nombre (1959) e soprattutto con El astillero (1961; trad. it. Il Cantiere, Milano 1968), O. raggiunge una solida fama; l'ultimo romanzo è fra i più singolari documenti di una fantasia che sollecita per via indiretta il reale e ne esalta gli aspetti più atrocemente assurdi. In Juntacadáveres (1964; trad. it. Il raccattacadaveri, Milano 1971) questa fantasia si fa potente e disegna un livido paesaggio percorso da baleni d'ironia metafisica, da riferimenti oscuri al trascendentale, che lasciano la narrazione continuamente sospesa. È il capolavoro di O., e fu degnamente accompagnato da La muerte y la niña (1973), d'intonazione più sommessa e di trama stilistica finissima. Vanno ancora ricordati i racconti riuniti in Cuentos completos (1967; nuova ed. 1974) e in Novelas cortas (1968) che completano un panorama di narrativa personalissima, nuova e singolare fino alla stravaganza, ma sottoposta al controllo di una coscienza critica quanto mai vigilante.
Bibl.: I. E. Englekirk, M. M. Ramos, La narrativa uruguaya. Estudio crítico-bibliográfico, Berkeley 1967; L. Harss, Los nuestros, Buenos Aires 1966; C. Hernández, Onetti. Pist para sus laberintos, in Mundo nuevo, n. 34, 1969.