Storico e pensatore politico (Talavera de la Reina 1536 - Toledo 1624), gesuita. Prof. di esegesi a Roma (dal 1561) e più tardi di teologia a Parigi (1569). Tornò in patria nel 1574. Nella sua opera principale, Historiae de rebus Hispaniae libri XX (1592; poi aumentata, 1605; tradotta da lui stesso in castigliano, 1601), egli narra la storia di tutti i regni spagnoli fino all'epoca dei re cattolici, inserendovi considerazioni morali, descrizioni, lettere. Ma il suo nome è soprattutto legato alle polemiche sorte attorno al De rege et regis institutione (1599), ove M. sostenne la liceità del tirannicidio ogni qual volta il sovrano, abusando del suo potere, danneggia la patria, le leggi, la religione; l'opera fu condannata dal superiore dell'ordine, C. Acquaviva. Molto scalpore suscitò anche il De monetae mutatione (parte dell'opera Tractatus septem, 1609), che accusava Filippo III di rovinare il popolo svalutando la moneta; M. fu allora relegato in un convento per un anno. Contro Acquaviva prese parte a un moto scissionista dell'ordine in Spagna.