Padilla, Juan de
Poeta spagnolo (Siviglia 1468-1522 circa), noto anche come il ‛ Cartujano ' perché professò nella certosa (cartuja) sivigliana di Santa María de las Cuevas. Di lui solo due opere poetiche si conservano: il Retablo de la vida de Cristo (1505) e Los doce triunfos de los doce Apóstoles (1521). La prima è stata erroneamente accomunata con l'altra nell'ambito delle imitazioni dantesche; ma solo i Doce Triunfos rappresentano, alle soglie del Rinascimento lirico spagnolo, il più compiuto tentativo, ancora medievale, di imitare la Commedia, sia nella struttura e nel linguaggio che nell'atteggiamento morale e fisico dei personaggi.
Il lungo poema, diviso in dodici ‛ trionfi ', ognuno dei quali a sua volta suddiviso in capitoli, è composto in stanze di ‛ arte mayor ', non di otto ma di nove versi dodecasillabi. Appartenente al genere di ‛ visioni ', vi si finge un viaggio dell'autore, guidato da s. Paolo, per narrare le vicende degli Apostoli, che si presentano in rapporto ai segni dello zodiaco. Per ogni trionfo, la struttura generale si adatta a questo schema: di giorno, il poeta e la guida, ascesi al di sopra degli elementi, contemplano alcuni astri e la gloria degli Apostoli e di vari santi; al tramonto, scendono in terra e vengono allora descritte le rispettive regioni di predicazione. La durata della notte è divisa tra i primi tre quarti, durante i quali si visitano luoghi infernali o di purgazione, e l'ultimo quarto, dedicato al riposo. Il filo narrativo risulta sovraccarico di tecnicismi cosmografici e di simbolismi astrologici.
Tante sono le possibilità di raffronto con il testo della Commedia, che basterà accennare agli aspetti formali e alle rappresentazioni più significative. I modi dello spostamento dei protagonisti, il loro salire e scendere, le precisazioni ‛ a destra ' e ‛ a sinistra ', i dubbi e i rassicuramenti, la meraviglia delle anime nel vedere esseri viventi, le reazioni dei dannati, e, più precisamente, il riconoscimento del luogo natio dalla " loqüela " (Triunfos V, cap. 6), il viaggio per mare e il capovolgimento della nave al modo dell'episodio di Ulisse (IV 3), la visione di Lucifero con ali da pipistrello grandi come vele, con sette teste e un dannato per bocca (IV 5), sono le situazioni e figure ricalcate e rielaborate più diffusamente. Ma sono soprattutto i particolari di lingua e di stile che vengono coscientemente ripresi. Si pensi agli appellativi rivolti dal poeta a s. Paolo: " doctor ", " maestro ", " vaso de gran elección " (I 2), " fuente do mana... " (I 2), " mar de prudencia " (I 4). La lingua poetica si arricchisce con parole dotte che non avranno poi seguito, e che, oltre ai latinismi, sono nella loro gran parte derivate dalla Commedia: " plaustro " (I 3), " epiciclos " (Il 4), " cibada " (VII 2), " redoliente " (VIII 1), " celidros " (IX 5), " lacertos " (X 2); saranno in altri casi parole preesistenti ma in accezioni caratteristicamente dantesche: " claustros que son infernales " (I 4), " convento " (Il 4), " ruina " (VI 4), ecc. Juan de P. inoltre, come i precedenti quattrocentisti spagnoli, adopera frequenti paragoni che, secondo il modello, fanno riferimento all'esperienza del lettore; e in connessione con la Commedia sono quelli dei cani in estate (I 7), delle rane (I 9), delle allodole (IV 1), dei mendicanti (III 4), dei lamenti al modo delle partorienti (V 6). Persino in interi versi si arriva all'adattamento ritmico, oltre a quello lessicale, di cui è forse massimo esempio il dodecasillabo " en forma de cerco las càndidas rosas " (V 2).
Bibl. - J. de P., Los Doze Triumphos..., in Cancionero castellano del siglo XV, compilato da R. Foulché-Delbosc, I, Madrid 1912; B. Sanvisenti, I primi influssi di D., del Petrarca e del Boccaccio sulla letteratura spagnuola, Milano 1902, 224-239; M. Menéndez y Pelayo, Antología de poetas líricos castellanos, ediz. naz., III 77-99; J. Gimeno, Sobre el Cartujano y sus críticos, in " Hispanic Review " XXIX (1961) 1-14; E. Norti Gualdani, Per un commento ai " Doce Triunfos " del Cartujano, in Lavori della Sezione fiorentina del Gruppo Ispanistico C.N.R., Messina-Firenze 1967, 165-280.