FORNER, Juan Pablo
Letterato spagnolo, nato a Mérida il 23 febbraio 1756 e morto a Madrid il 17 marzo 1797. Studiò a Salamanca (1770-79) filosofia e giurisprudenza, occupandosi contemporaneamente di lingue classiche e di ebraico. L'amicizia con l'Iglesias, col Meléndez Valdés e il fervore d'idee comunicato loro da José Cadalso lo volsero alla poesia, dove subito si distinse con la Sátira contra los abusos introducidos en la poesía castellana, premiata dall'Accademia spagnola (1782): critica sottile del malgusto imperante nella letteratura e ironica impugnazione di alcuni giudizî sulla Spagna espressi dal Tiraboschi, dal Bettinelli e dal Quadrio. Passato a Madrid (1783), dove fu nominato avvocato onorario e storico della casa Altamira (1784), polemizzò con Tomás Iriarte (El asno erudito, 1782; Los gramáticos: historia chinesca), con García de la Huerta, con Cándido María Trigueros, con Tomás Antonio Sánchez, con José Vargas y Ponce (La corneja sin plumas, 1795), sempre con abilità dialettica e con caustica ironia. Gli si proibì con decreto reale (1785) qualsiasi pubblicazione non autorizzata; ma si aveva fiducia nella sua dottrina, tanto che il conte di Floridablanca lo indusse a stendere la Oración apologética por la España y su mérito literario (Madrid 1786), per ravvalorare le argomentazioni con cui l'abate Carlo Denina aveva difeso la cultura spagnola contro gli attacchi francesi condensati da N. Masson nella Encyclopédie méthodique (Parigi 1782; s. v. Espagne). La Oración apologética, eruditamente documentata, è l'esaltazione del passato scientifico, artistico e letterario della Spagna, quale traluce dalla lingua, considerata, nelle Exequias de la lengua castellana (Madrid 1871), come espressione concreta dello spirito nazionale. Quest'ultima opera, allegorico viaggio in Parnaso, è la nota più viva del F. antifrancese, antienciclopedista e nazionalista. Il suo ideale tendeva a conciliare tradizione e innovazione, come si manifesta nei Discursos filosóficos sobre el hombre (Madrid 1787), dove si accettano i principi della ragione, solo in quanto illuminata dalla fede. La sua vasta cultura lo portò in campi disparati: censore officiale della Historia universal di Tomás Borrego, concepì la storia come svolgimento d'idee (Reflexiones sobre el modo de escribir y mejorar la Historia de España, Burgos 1816); scrisse commedie (El Ateista, La cautiva, ecc.); abbozzò tragedie e poemi (La Pedantomaquía, El buen gusto), e fu poeta incisivo e concettoso.
Ediz.: Obras, con indicazione di molti inediti, in Bibl. Autores Esp., LXIII, 263 segg.; Exequias de la lengua castellana, a cura di P. Sáinz y Rodríguez, in Clásicos Castellanos, Madrid 1925.
Bibl.: E. Cotarelo y Mori, Iriarte y su época, Madrid 1897.