judgment proof problem
Nozione che individua una serie di problematiche connesse all’incapacità del sistema giudiziario di sanzionare efficacemente i responsabili di comportamenti illeciti, con il conseguente svilimento della funzione punitiva e deterrente ricollegabile alle condanne civili, amministrative e penali.
In generale, un fallimento delle regole di responsabilità può essere dovuto a diverse evenienze: tipicamente, il problema insorge nei casi in cui l’autore di una violazione potrebbe non essere facilmente identificabile, al limite all’interno di una cerchia più ampia di soggetti. A differenza di questi casi, il soggetto j. p. è colui che, pur essendo stato individuato come responsabile e pertanto condannato al pagamento di un risarcimento o di una sanzione pecuniaria, non è nella condizione di adempiere tale obbligo, in quanto non munito di risorse economiche sufficienti.
Corollario di queste ipotesi risulta quindi essere, in una qualche misura, l’insensibilità del responsabile agli effetti delle sanzioni e, di conseguenza, il venir meno della funzione che può essere a queste ascritta, non solo in relazione al loro immediato valore punitivo, ma anche, più in generale, alla loro possibile carica deterrente, che le dovrebbe rendere idonee a prevenire il compimento stesso degli illeciti, distraendo i consociati da condotte socialmente dannose. Tale problema emerge con particolare intensità in quelle fattispecie di responsabilità connesse alla tutela di beni o interessi di estremo rilievo, nelle quali la quantificazione del livello dei danni può essere particolarmente elevata (si pensi, per es., al danno ambientale causato dall’impiegato di un’impresa incaricato di trasportare le sostanze tossiche da questa prodotte). L’ordinamento è dunque chiamato a munirsi di strumenti che possano in qualche misura elidere l’incidenza negativa del judgement proof problem.
Una prima soluzione è rappresentata dalle regole della cosiddetta responsabilità vicaria, che impongono il peso degli illeciti in capo a soggetti muniti di poteri di controllo sulle condotte degli individui j. p., e che, al tempo stesso, dispongono di maggiori risorse patrimoniali (proseguendo nel precedente esempio, il giudice potrà condannare al risarcimento del danno ambientale la società alle cui dipendenze opera l’autore materiale del danno). Altra opzione è quella di sostituire o combinare le sanzioni monetarie con meccanismi punitivi incidenti sulla libertà personale, quali, tipicamente, le pene criminali. Emerge in tal senso uno dei fondamentali argomenti dell’analisi economica del diritto, che, a partire dal contributo di G.S. Becker (Crime and punishment: an economic approach, «Journal of Political Economy», 1968, 76, 2), pone le diverse tecniche di reazione all’illecito su un’ideale linea di continuità, richiedendo il passaggio dalla monetary sanction alla non-monetary sanction solo ove i maggiori costi che quest’ultima impone (in termini di apparato giudiziale, tempi procedurali, garanzie difensive ecc.) siano giustificati dall’inadeguatezza della prima ad assumere un effettivo ruolo punitivo e disincentivante per gli individui.