FERRY, Jules (Jules-François-Camille)
Uomo politico francese, nato a Saint-Dié nei Vosgi il 5 aprile 1832, morto a Parigi il 17 agosto 1893. Si dedicò dapprima all'avvocatura, ma ben presto si volse al giornalismo, collaborando al Courrier de Paris e alla Presse e svolgendo opera d'opposizione al governo di Napoleone III. Viveva a Parigi in un cenacolo di amici liberali che prepararono l'elezione dei deputati repubblicani della capitale nel 1857 e nel 1863. Redattore del Temps, vi combatté a un tempo i giacobini e il prefetto della Senna barone G.-E. Haussmann. Nella crisi internazionale del 1866 prese posizione contro la Prussia, rivendicando il diritto "de calculer ce que l'affranchissement de la Vénétie peut coûter à la liberté du mond". Fu eletto nel 1869 deputato di Parigi al Corpo legislativo, e dai banchi della sparuta opposizione repubblicana combatté vivacemente il ministero Ollivier e votò contro la dichiarazione di guerra alla Prussia. La rivoluzione del 4 settembre 1870 lo chiamò alla prefettura della Senna e in questa carica fu officiato di assicurare l'approvvigionamento di Parigi durante l'assedio. Ebbe gran parte nella repressione della rivolta del 31 ottobre 1870; nominato maire di Parigi il 15 novembre, cercò di evitare nel marzo 1871 l'evacuazione di Parigi di fronte alla Comune. Eletto nel febbraio 1871 deputato dei Vosgi all'Assemblea nazionale, rimase fino al 6 giugno di quell'anno prefetto della Senna, appoggiando la presidenza del Thiers, che lo nominò nel 1872 ministro di Francia ad Atene. Un suo soggiorno a Roma sulla via di Atene indusse il F. a mutare il suo atteggiamento in senso più favorevole a un'intesa col regno d'Italia. Quando il Thiers ebbe abbandonato la presidenza il F. si dimise e riprese il suo posto nell'Assemblea, dove fu oppositore al gabinetto del duca di Broglie. Dopo la definitiva promulgazione della costituzione repubblicana del 1875 e l'insuccesso del tentativo di riscossa monarchica del 16 maggio 1876, il F. si trovò di nuovo in grado di assumere responsabilità di governo. Ebbe a tre riprese, a partire dal 1879, il portafoglio dell'Istruzione pubblica, attuando gradualmente il suo programma di organizzare la scuola di stato in contrapposizione a quella delle congregazioni religiose. Assunto nel settembre del 1880 una prima volta alla presidenza del Consiglio dei ministri, applicò contro la Compagnia di Gesù e le congregazioni non autorizzate i decreti fatti da lui emanare nel marzo precedente per vincere le resistenze del Senato: attitudine visibilmente dominata dalla preoccupazione di limitare l'influenza politica degli ordini religiosi. Presentò pure un disegno di legge sull'obbligatorietà e la gratuità dell'istruzione elementare, che riuscì a fare approvare il 28 marzo 1882. Il primo ministero F. coincise con uno dei periodi di maggiore tensione nei rapporti franco-italiani, per la questione di Tunisi, avendo egli iniziato l'espansione coloniale francese. Il F., che in successivi suoi ministeri tenne, oltre il portafoglio dell'Istruzione pubblica, quello degli Esteri, mantenne anche i diritti della Francia nel Madagascar, costrinse l'Annam a riconoscere il protettorato francese, eliminò l'alta sovranità cinese tradizionale nel Tonchino, e vi sostituì il controllo del governo della repubblica. Non riusci peraltro ad attuare i suoi disegni di condominio franco-inglese in Egitto e, divenuto bersaglio di opposte fazioni per la sua politica interna, fu abbattuto il 30 marzo 1885 da una coalizione parlamentare, che sfruttò notizie esagerate sulle perdite inflitte a Langson all'esercito coloniale francese dai Cinesi, proprio nel momento in cui stavano per concludersi le trattative di pace poi felicemente terminate con gli accordi di T'ien-tsin. Lasciato il potere, il F. intraprese un viaggio in Italia e, riesaminando le sue antiche dottrine sul principio di autorità e sui rapporti con la Chiesa cattolica, formulò il programma dei cosiddetti repubblicani di governo; ma la sua autorità era assai diminuita. Egli aveva dovuto consentire, riluttante, alla revisione della costituzione del 1875 e i suoi tentativi di fronteggiare la pericolosa avventura politica del boulangisme con una sorta di unione nazionale naufragarono per i risentimenti dei conservatori, che non sapevano perdonargli i suoi antichi attacchi contro le congregazioni religiose. Dopo le dimissioni di J. Grévy (2 dicembre 1887) F. presentò la candidatura a presidente della repubblica, ma dovette ritirarla per la violenta campagna condotta dai radicali, guidati da G. Clemenceau, la quale ebbe pure come conseguenza un attentato, da cui il F. uscì ferito, e che fu poi causa della sua morte. Nelle elezioni legislative del 1889 il F. non fu neppure rieletto deputato e solo nel 1891 il dipartimento dei Vosgi lo inviò in Senato, dove fu designato alla presidenza dopo due anni.
Bibl.: Ch. Robiquet, Discours et opinions de Jules Ferry, Parigi 1893-98; A. Rambaud, Jules Ferry, Parigi 1903.