LAFORGUE, Jules
Poeta francese, nato a Montevideo, da famiglia d'origine bretone, il 16 agosto 1860, morto a Parigi il 20 agosto 1887. Fece gli studî medî a Tarbes, città natale di suo padre, ma li completò a Parigi, dove la famiglia s'era trasferita nel 1876. Frequentò i cenacoli letterarî, si legò d'amicizia con Gustave Kahn, e cominciò a scrivere nelle riviste d'avanguardia. Per indicazione di Paul Bourget fu scelto, alla fine del 1881, come lettore dell'imperatrice tedesca Augusta; si stabilì perciò a Berlino, e vi restò fino al 1886. Rientrato a Parigi, morì di tisi polmonare.
L'opera di L. merita un posto a sé nella storia letteraria dell'ultimo Ottocento, oltre che per l'estensione e la profondità della sua influenza per la sua singolare complessità. Il primo elemento costitutivo della poesia di L. è una sensibilità delicata, vibrante, quasi femminea, che in certi momenti riceve offesa da tutto ("Ah, que la vie est quotidienne!"), e che, pur lasciandosi sfuggire qualche grido doloroso, si nasconde, fra timida e pudica, dietro la maschera trasparente dell'ironia, del sarcasmo, dello scherzo clownesco. Questa sensibilità fa tutt'uno con la fantasia, ad ora ad ora giocosa o macabra, satirica o schiettamente tragica. Ma ciò che meglio caratterizza l'umorismo di L., distinguendolo da quello di Heine, a cui fu spesso assimilato, è un'inquieta e sempre insoddisfatta aspirazione filosofica. Studioso assiduo del pensiero tedesco, L. ne assorbì un vago hegelismo, che dà uno sfondo cosmico ai suoi piccoli drammi sentimentali. E ad esprimere una spiritualità così complessa e nuova il poeta s'è foggiato un suo stile tutto contrasti di espressioni nobili e di frasi popolari o giornalistiche, e una musicalità tutta dissonanze, da cui ogni tanto si libera una breve ma intensa melodia, specie nelle disperate invocazioni d'amore. Per lui, meno che per ogni altro, vale la distinzione tra poesia e prosa: il verso irregolare delle Complaintes e il verso libero delle sue ultime liriche non differiscono intimamente dalla prosa delle Moralites légendaires. La critica, di solito, ascrive il L. alla scuola simbolista; ma è più giusto lasciarlo a sé, romantico ritardatario e intimista ante litteram.
Opere: Les Complaintes, Parigi 1885; Imitation de Notre-Dame la Lune, ivi 1886; Concile féerique, ivi 1886; Les fleurs de bonne volonté, ivi 1887; postumi, le Moralités légendaires, ivi 1887, e i Derniers vers, ivi 1890; Øuvres complètes, ivi 1901-1903 (nuova edizione, 1922).
Bibl.: C. Mauclari, Étude sur J. L., Parigi 1896 (prefazione di M. Maeterlinck); A. Van Bever e P. Léautaud, Poètes d'aujourd'hui, Parigi 1900; F. Ruchon, J. L., Ginevra 1924.