GILLÉRON, Jules-Louis
Dialettologo e linguista, nato a Neuveville (Svizzera) il 21 dicembre 1854, morto a Schernelz il 26 aprile 1926. Fece gli studî superiori dapprima a Basilea, poi, dal 1876, a Parigi, soprattutto con Gaston Paris; conseguì nel 1879 il diploma dell'École des Hautes Études; presso di questa, iniziò poi nel 1883 quel corso di dialettologia della Francia che continuò ininterrottamente sino a pochi mesi prima della morte, e a cui è intimamente legato tutto lo svolgimento della sua opera. Con la descrizione del Patois de la commune de Vionnaz (Bas Valais) (1880), col Petit Atlas phonétique du Valais roman (1881), con la collaborazione alla Revue des patois (1887-1893) che dirigeva insieme con l'ab. P. Rousselot, e con le frequenti inchieste dialettologiche fatte in varî punti della Francia, lo G. appare in quegli anni il più attivo esecutore di un vasto programma di studî, diretti alla descrizione scientifica di ciascuno dei dialetti della Francia e dell'estensione geografica delle loro particolarità, promosso e concepito da Gaston Paris. Tuttavia da alcuni suoi brevi articoli di quel tempo, e particolarmente dalle Remarques sur la vitalité des patois, in Études romanes dédiées à G. Paris (Parigi 1891, pp. 459-64), risulta chiaramente che lo G. era giunto a concepire il problema dei dialetti gallo-romani, sia da un punto di vista storico, sia da un punto di vista metodico, in modo completamente nuovo, secondo il quale egli ideò, preparò e pubblicò nel 1902 l'Atlas linguistique de la France (seguito nel 1914 da quattro fascicoli di supplemento per la Corsica) dove in forma cartografica registrava la risposta dialettale data a un questionario francese, richiesto appositamente da E. Edmond, in 992 comuni del territorio gallo-romano. Non tanto si raccoglieva nell'Atlas un enorme materiale dialettale, quanto lo si rappresentava al fine preciso di poter dedurre dall'infinitamente varia distribuzione delle aree dialettali rispetto a quella rappresentata dall'influsso accentratore della capitale, la storia del francese e a quello di aver dinanzi un' immagine praticamente ridotta, ma fedelissima, della attuale attività linguistica di tutto il territorio. Con una lunga serie di studî di geografia linguistica, prima in collaborazione con J. Mangin, o con M. Roques ("Scie" dans la Gaule romane du Sud-est, Parigi 1905; Études de géogr. linguistique, Parigi 1912) e poi da solo (Ét. de géogr. linguistique: L'aire clavellus d'après l'Atl. ling. de la France, Neuveville 1912; Pathologie et thérapeutique verbales, I e II, Neuveville 1915), non solo brillantemente risolse svariati problemi di storia dialettale, mostrando come ogni fatto locale non abbia valore se non concepito in una lotta viva di azioni e reazioni con l'influsso delle aree circostanti, e in particolare di quella che rappresenta l'espansione della lingua nazionale; ma soprattutto pervenne a questi risultati, sia sfruttando in modo nuovo la posizione relativa dell'area considerata per dedurne la cronologia e la distribuzione di fasi linguistiche anteriori, sia fondandosi sulla concomitanza geografica di un'innovazione con altri fatti linguistici per determinare quali ragioni ne abbiano realmente favorita la nascita e l'espansione presso i parlanti. Nell'ultimo periodo della sua opera lo studio di queste ragioni, che sono per solito associazioni con cui il popolo dà significato alle parole (etimologia popolare), predomina (v. etimologia); il campo dell'indagine si porta di preferenza sul francese (Généalogie des mots qui désignent l'abeille d'après l'A. L. F., Parigi 1918) e anzi l'Atlas non costituisce per lui che un mezzo secondario di dimostrazione (Pathologie et thérapeutique verbales,III, Parigi 1921; Les étymologies des étymologistes et celles du peuple, Parigi 1922; Thaumaturgie linguistique, Parigi 1923).
L'opera del G. riposa su un senso profondo della lingua, su un geniale e solitario empirismo che lo condussero a poco a poco a fare della vera e propria storia linguistica, cioè a penetrare nella forma interna del mutamento linguistico, considerando questa prima sotto forma di eccezionale reazione a procedimenti evolutivi, poi in guisa sempre più generale e autonoma, come prodotto dell'attività linguistica di un individuo, concepito come facente parte di una massa di parlanti, di cui teoricamente ín ogni tempo e in ogni luogo sono determinabili le condizioni che l'hanno indotto a mutare il suo sistema linguistico, con un gioco psichico che sfiora talvolta la riflessione. Da queste circostanze deriva anzitutto la forma critica e polemica che egli diede alla sua dottrina, in quanto negava la teoria delle leggi fonetiche come criterio cronologico e come base della ricerca etimologica; di qui ancora il carattere di osservazione "biologica" che egli amò dare alle sue conclusioni che però sono sempre di natura concreta e storica; di qui ancora il campo volutamente ristretto della sua indagine. In realtà egli con H. Schuchardt è il più grande assertore di una linguistica più rigorosamente storica; meno potente per ampiezza di pensiero, più immediatamente fecondo per la forma rigorosamente dimostrativa che egli diede al metodo comparativo, nel suo aspetto geografico. Non solo dall'Atlas venne una spinta che promosse e trasformò radicalmente in gran parte del territorio romanzo, e ormai anche molto lontano da esso, le raccolte di materiale vivo, ma alla scuola e al metodo del G. si educò tutta una generazione di studiosi che l'applicò e lo svolse assai al di là del campo gallo-romano, e con l'innestarlo fecondamente nei procedimenti consueti del metodo comparativo, provò come esso, se apparentemente se ne distingue perfino con la sua denominazione (geografia linguistica), ne costituisce il necessario sviluppo e superamento.
Bibl.: M. Roques, J. G., in Annuaire de l'École pratique des Hautes Études, 1926-27; id., in Romania, XLV, pp. 275-78, 545; XLVI, p. 277 (bibl. dei necrologi); B. A. Terracini, In morte di J. G., in Arch. glott. ital. (Sez. Bartoli), XX (1926), pp. 151-163.
Sul metodo: K. Jaberg, Sprachgeographie, Aarau 1908, e in Romania, XLVI, pp. 121-150 e in Die Geisteswissenschaften, I (1913-14), pp. 488-93; L. Spitzer, Sprachgeographie, in Revue de dial. romane, VI (1914), pp. 318-372; G. Bertoni, La geografia linguistica, in Archivum romanicum, I, pp. 258-268; B. A. Terracini, Questioni di metodo nella ling. storica, in Atene e Roma, n. s., II (1921); G. Millardet, Linguistique et dialectologie romane, Parigi 1923; A. Terracher, in Bull. soc. linguistique, XXIV (1924), p. 259 segg.; V. Bertoldi, Vocabolari e atlanti dial., in Riv. della Soc. fil. friulana, V (1924): W. Meyer-Lübke, in Revue de ling. romane, I, (1925), pp. 9-34; M. Bartoli, Intr. alla neolinguistica, Ginevra 1925; A. Dauzat, Essai de géographie ling., II, Parigi 1928; E. Gamillscheg, Die Sprachgeogr., Bielefeld-Lipsia 1928. V. anche etimologia.