BRESSANE, Julio
Bressane, Júlio (propr. Bressane de Azevedo, Júlio Eduardo)
Regista cinematografico brasiliano, nato a Rio de Janeiro il 13 febbraio 1946. Il suo lavoro risulta ispirato al cinema d'avanguardia, e appare distanziarsi dall'impegno sociale del Cinema Nôvo per nutrirsi dei temi più anarchici del Tropicalismo (un movimento che esalta la natura arcaica e composita della cultura popolare brasiliana), come la violenza e la promiscuità sessuale; sul piano formale B. ha esplorato e reinventato i procedimenti linguistici classici. Di quasi tutti i suoi film è stato anche sceneggiatore e produttore.Nel 1965 fu assistente di Walter Lima Jr e David Neves; passò quindi alla regia l'anno successivo, e dopo due documentari realizzò il lungometraggio Cara a cara (1967). Seguirono, nel 1969, O anjo nasceu e Matou a família e foi ao cinema, sorprendenti esempi di Cinema Marginal, una corrente alternativa nata l'anno precedente a opera di Rogério Sganzerla, Neville d'Almeida e Andrea Tonacci, impregnata di quello spirito udigrudi (underground) che veniva osteggiato dagli autori del Cinema Nôvo in via di istituzionalizzazione (v. Brasile). Nel 1970 B. fondò con Sganzerla la Belair Filmes, una casa di produzione indipendente che realizzò sei film a bassissimo costo. Lasciato il Brasile in quell'anno a causa della repressione del regime militare, visse in Marocco, a Londra e a New York, dove continuò a realizzare film. Tornato in patria nel 1973, ha girato reinterpretazioni anarchiche e parodie di film di genere (O rei do baralho, 1973; Agonia, 1978; O gigante da América, 1979; Cinema inocente, 1981), incontri immaginari con personaggi della cultura e della musica brasiliane (Tabu, 1982; O mandarim, 1995), libere meditazioni sul pensiero di letterati e filosofi (Os sermões, 1989; São Jerônimo, 1999; Dias de Nietzsche em Turim, 2001), sempre fedele a un uso inventivo del linguaggio che, nell'autobiografico Miramar (1997), diventa protagonista della struttura metalinguistica del film. B. è autore di due libri sul cinema, Alguns (1996) e Cinemancia (2000).
Nei suoi film i diversi sintagmi (inquadrature, piani-sequenza, panoramiche, soggettive) non vengono utilizzati per assecondare meccanicamente la narrazione, ma per svelare i cliché della messa in scena. Un effetto straniante spesso sottolineato dalla musica, in stridente o indifferente contrasto con quanto le immagini mostrano, come nella panoramica a 360° di Matou a família e foi ao cinema in cui un'uccisione è accompagnata da un allegro samba. B. appare ispirarsi nel suo lavoro alle teorie di Abel Gance secondo le quali il cinema è musica della luce, laddove l'immagine, tramite l'ombra, racchiude e rianima la luce nei singoli fotogrammi.
Le cinéma brésilien, éd. P.A. Paranaguá, Paris 1987, pp. 105-07, 187-97, 243.
J.-C. Bernardet, O vôo dos anjos: Bressane, Sganzerla, São Paulo 1991.
B. Lyra, A nave extraviada, São Paulo 1995.
Julio Bressane: cinepoética/organização, a cura di B. Vorobow, C. Adriano, São Paulo 1995.