WELLHAUSEN, Julius
Storico e filologo, nato a Hameln (Hannover) il 17 maggio 1844, morto a Gottinga il 7 gennaio 1918. Figlio di un pastore protestante, compì gli studî secondarî a Hannover, e nel 1862 si recò a studiare teologia a Gottinga, dove, sotto la guida di G. Ewald, si dedicò all'ebraico e all'Antico Testamento. Dopo aver fatto il precettore in una famiglia, vi tornò nel 1867. Nel 1872 era già professore ordinario a Greifswald, dove iniziò i primi grandi lavori, che gli procacciarono fama, ma furono anche fonte di contrasti. Per evitare i quali, rinunciò alla sua cattedra nella facoltà teologica, ottenendo la nomina ministeriale a professore straordinario di lingue semitiche a Halle (1882). Nel 1885 fu chiamato a Marburgo come ordinario; nel 1892, accettò la chiamata a Gottinga, come successore di P. de Lagarde; qui gli si offriva un ambiente più vasto e la possibilità di tenere lezioni anche sull'Antico Testamento. Dal 1903 sofferse di una penosa malattia d'orecchi, che lo condusse alla sordità. Nel 1914 gli fu dedicato un volume di Studien zur semitischen Philologie und Religionsgeschichte.
Il W. fu uno tra i maggiori rappresentanti della grande storiografia tedesca dell'anteguerra; in tre campi di studî, Antico Testamento, Arabia antica e Nuovo Testamento, lasciò profonda orma. Col rifacimento dell'Einleitung in das Alte Testament di F. Bleek (1878), cui seguirono la Geschichte Israels (Berlino 1878, nelle edizioni successive - dalla 2a, ivi 1883, alla 6a, ivi 1905, ristampa, 1927 - col titolo Prolegomena zur Gesch. Is.) e Die Composition des Hexateuchs u. der geschichtl. Bücher des A. T.s (1885), portando alle estreme conseguenze la teoria "documentaria" di K. von Graf, affermò l'origine tarda, exilica e post-exilica, della legislazione cultuale ebraica, insistette sul carattere composito del, Pentateuco e dei libri storici dell'Antico Testamento e sull'età recente della loro redazione. Queste tesi, affermate dal W. con un'analisi penetrante dei testi biblici e da lui poste a fondamento di una visione organica e persuasiva dello svolgimento della storia politica e religiosa d'Israele, ebbero fortuna grandissima e vennero accolte da quasi tutta la critica biblica indipendente. Oggi l'immenso sviluppo delle scoperte archeologiche nell'antico Oriente, mostrando la presenza, in Palestina e nei paesi vicini, di una civiltà molto progredita il cui fiorire è di molti secoli anteriore ai primordî della storia ebraica, ha indotto la maggior parte degli studiosi a un giudizio meno scettico di quello del W. intorno all'antichità di alcuni libri dell'Antico Testamento; mentre d'altra parte un'analisi più raffinata della composizione di questi, dando ragione di alcune apparenti contraddizioni che sarebbero state indizio, secondo il W., del carattere composito del Pentateuco e dei libri storici, ha alquanto scosso la teoria documentaria, almeno nella forma rigida e quasi meccanica in cui la concepiva, più che il W. stesso, che il vivo senso della realtà storica salvava dall'esagerazione e dallo schematismo, la scuola che si intitolò da lui. Qualunque possa essere la revisione cui la ricostruzione della storia e della letteratura ebraiche compiute dal W. debbano andare soggette, alcune sue intuizioni storiche rimangono tuttavia valevoli (per es. il contrasto tra profetismo e sacerdozio), e il libro in cui egli riassunse le sue ricerche e le sue teorie in un'ampia e vigorosa sintesi (Israelitische und jüdische Geschichte) è il più felice tentativo fatto finora di intendere il carattere e il valore della storia degli Ebrei.
Non minore importanza ebbero gli studî del W. sulle origini dell'Islām e sul periodo più antico della storia araba: Reste arabischen Heidentums, Berlino 1887; 2a ed., 1897; ristampa 1927; Medina vor dem Islam e Muhammeds Gemeindeordnung von Medina, in Skizzen und Vorarbeiten, IV, Berlino 1889; Prolegomena zur ältesten Geschichte von Islam, ibid., VI, ivi 1899; Das arabische Reich und sein Sturz, ivi 1902. Con essi il W. ha segnato le linee di sviluppo della formazione politica dello stato islamico dall'organismo rudimentale della tribù, ravvisando non senza ragione un'analogia tra la primitiva storia islamica e quella ebraica.
Al Nuovo Testamento il W. si dedicò più tardi; egli considerò Marco come il vangelo più antico, ma segnalò l'esistenza di strati diversi della tradizione, ora non più discernibili esattamente, così come egli non ritenne possibile una ricostruzione della fonte (v. sinottici, vangeli): la quale, secondo lui, sarebbe con Marco in rapporto di dipendenza. Le sue tesi, specie quest'ultima, furono vivacemente combattute, soprattutto da A. Harnack, ma alcune sue idee - come quel segnalare l'influsso delle concezioni della comunità primitiva sulla redazione dei Vangeli - esercitarono notevole influsso sulla critica posteriore. Anche più aspramente combattuta fu la posizione assunta dal W. rispetto al vangelo giovanneo: partendo dalla considerazione di varie oscurità e incongruenze, il W. credette di scoprire una Grundschrift originaria (A), non più esattamente definibile, ma opera di uno scrittore dalla personalità vigorosa che avrebbe liberamente adoperato Marco, e una serie di aggiunte, dovute a un gruppo di redattori, i quali avrebbero utilizzato Matteo e Luca, e cercato di avvicinare il racconto giovanneo al tipo di racconto evangelico più diffuso: concezione che ha avuto poca fortuna, ma che il W. ebbe in comune con E. Schwartz e nella quale egli precedette A. Loisy.
Scritti principali: Die Pharisäer und Sadducäer, Greifswald 1814; rist., Hannover 1924; Der Text der Bücher Samuelis untersucht, Gottinga 1871; articolo Israel, in Enciclopaedia Britannica, 9ª ed., 1881, poi divenuto Abriss der Geschichte Israels und Judas (v. sotto); Skizzen und Vorarbeiten: I: 1. Abriss cit., 2. Lieder der Hudhailiten, arabisch und deutsch, ivi 1884; II: Die Composition des Hexateuchs, ivi 1885; nuova ed. fuori serie, 1889; 3ª ed., 1899; III: Reste arabischen Heidentums, citata; IV: 1. Medina vor der Islam, 2. Muhammeds Gemeindeordnung v. Medina, 3. Seine Schriften u. die Gesandtschaften an ihn, ivi 1889; V: Die kleinen Propheten übersetzt mit Noten, ivi 1892; 3ª ed., 1898; VI: 1. Prolegomena zur ältesten Geschichte des Islams, 2. Verschiedenes, ivi 1899; Israelitische und üdische Geschichte, ivi 1894; 7a ed., 1914; rist., 1919; 8ª ed., 1921; The Book of Psalms, in The Sacred Books of the Old Testament ("Bibbia policroma" del Haupt), 1895; Ein Gemeinwesen ohne Obrigkeit, Gottinga 1900; Das Evangelium Marci, Berlino 1903; Das Evangelium Lucae, ivi 1904; Das Evangelium Matthaei, ivi 1904; 2ª ed., 1914; Einleitung in die drei ersten Evangelien, ivi 1905; 2ª ed., 1911; Die israelitisch-jüdische Religion, in Geschichte der christlichen Religion (Die Kultur den Gegenwart, T. I, Abt. IV, 1, 1), Lipsia 1906; 2ª ed., Lipsia-Berlino 1922; Das Evangelium Johannis, Berlino 1908; oltre a numerosi articoli e recensioni; cfr. la bibl. di Rahlfs negli Studien zur semit. Phil. u. Religionsgesch. cit.
Bibl.: E. Sellin, in Deutsches biographisches Jahrbuch, Überleitungsband II: 1917-20, Berlino-Lipsia 1928, p. 341 segg.