ZEYER, Julius
Scrittore cèco, nato a Praga il 26 aprile 1841, morto ivi il 29 giugno 1901. Appartiene a una generazione maturata in un tempo in cui i "risvegliatori" nazionali avevano già in gran parte compiuto l'opera loro, in cui la coscienza nazionale slava si era già destata in tutti i ceti della popolazione, in cui i "giovani" sentivano il bisogno di romperla con il contenutismo patriottico, con l'imitazione dei canti popolari.
Sangue europeo e orientale scorreva nelle vene di Z.: la sua educazione era stata prevalentemente tedesca e infatti per parecchi anni i suoi scritti in lingua cèca non andavano esenti da errori grammaticali e sintattici. All'università studiò lingue moderne e orientali, senza avere peraltro dinnanzi a sé un chiaro piano di studî. Poi si recò in Russia come insegnante privato e soggiornò assai a lungo tanto a Pietroburgo, quanto nella Russia meridionale. Dopo il "periodo russo" visse a Praga, recandosi però assai frequentemente in Italia e in Francia, sempre desideroso di terre lontane e di orizzonti più vasti, quando soggiornava in patria, sempre preso dal desiderio di tornare in patria, quando viveva all'estero. L'eco di un illuminismo culturale lo spingeva a interessarsi di letterature celtiche, di letteratura giapponese, dell'Oriente in genere, disperdendo le sue energie, soffocando ogni iniziale bisogno di unità, sfociando verso il frammentarismo. Eppure è riuscito, nonostante questi suoi fondamentali difetti, a sollevare il livello culturale del suo paese (che amava, ma di cui, individualista e piuttosto estetizzante qual era, deplorava il democraticismo), a creare, qua e là, pagine di autentica poesia. Si appassionò anche per la poesia medievale francese e per le antichità cèche. Un gusto raffinato e decadente si mescolava presso di lui all'ammirazione per il cavalleresco ed eroico Medioevo cristiano; l'interesse per la cultura di altri popoli, per la civiltà del passato diventava spesso tendenza all'esotico.
Tra i suoi numerosi scritti si deve citare anzitutto il romanzo Jan Maria Plojhar (1888), riferentesi alla Roma dell'Ottocento, dove il poeta aveva assai a lungo soggiornato (il romanzo è uscito anche in traduzione italiana; Trieste 1932); nonostante una certa prolissità non manca di pagine veramente notevoli. Un altro suo romanzo assai noto, Ondřej Čeernyšev (1876), si riferisce alla vita di corte pietroburghese dell'epoca di Elisabetta e di Caterina.
Verso la fine della sua vita, lo Z. fu sempre più intensamente preso dal bisogno di una "pratica" che corrispondesse alle sue aspirazioni religiose; l'estetismo e il bisogno di vagare attraversti l'Europa contrastavano peraltro curiosamente con queste sue tendenze religiose: divenuto infermiere in un ospedale di Parigi, s'illuse di potersi in tale professione dedicare al bene dell'umanità; ma il desiderio di nuove esperienze spirituali lo portò di nuovo a un vagabondaggio artistico-sentimentale.