Allyson, June
Nome d'arte di Ella Geisman, attrice cinematografica statunitense, nata a New York il 7 ottobre 1917. Ottimista e spigliata, raggiunse una grande popolarità negli anni Quaranta e Cinquanta riuscendo a rappresentare la tipica ragazza americana, apparentemente ribelle e sbarazzina, ma in realtà fidata e leale. Non particolarmente avvenente, è stata spesso volutamente contrapposta nei suoi film a colleghe molto belle e ricche di fascino (Elizabeth Taylor, Lana Turner, Hedy Lamarr) destinate a raffigurare i lati oscuri della seduzione (narcisismo, perfidia, doppiezza), laddove lei esprime buonumore e vitalità. La sua infanzia, trascorsa nel Bronx, in precarie condizioni economiche, aggravate dal divorzio dei genitori, fu drammaticamente segnata da un incidente che a otto anni le causò una lesione alla spina dorsale. Grazie anche alla sua ostinazione, riuscì a guarire perfettamente, al punto che iniziò a prendere lezioni di danza. Terminati gli studi presso la Theodore Roosevelt High School di New York, la A. si dedicò completamente a questa passione ed esordì come ballerina di fila a Broadway nel 1938 nel musical Sing out the news, partecipando poi a vari spettacoli sino a ottenere un ruolo più importante in Best foot forward (1941), che mantenne anche nella successiva versione cinematografica realizzata nel 1943 dalla Metro Goldwyn Mayer. La major la pose quindi sotto contratto, assegnandole dapprima un ruolo in Girl crazy (1943) di Norman Taurog, e successivamente in Two girls and a sailor (1944; Due ragazze e un marinaio) di Richard Thorpe; ebbe modo di esibirsi così come ballerina e cantante, interpretando, in quest'ultimo film, la più saggia delle due sorelle protagoniste (l'altra è Gloria De Haven) e ottenendo una prima affermazione grazie anche al suo sorriso contagioso, che ricordava ai soldati americani al fronte le ragazze che avevano lasciato a casa. In seguito le vennero affidate parti sempre più importanti, tra cui quella della trepida Costanza, amata da D'Artagnan, in The three mus- keteers (1948; I tre moschettieri) di George Sidney, che con il tempo divenne un classico del cinema d'avventura, grazie a un cast che comprende anche Gene Kelly e Lana Turner. L'anno seguente fu invece tra le interpreti di Little women (Piccole donne) di Mervyn LeRoy, nel ruolo per il quale è più di frequente ricordata, quello di Jo March, dapprima anticonformista e aggressiva, poi dolce e protettiva. A partire da The Stratton story (1949; Il ritorno del campione) di Sam Wood, in cui riuscì a essere convincente interpretando la moglie premurosa del protagonista (James Stewart), mise a punto alcune caratteristiche del suo personaggio che le consentirono di delineare una serie di figure femminili particolarmente devote e sincere, in opere comunque di buon livello: accanto a Humphrey Bogart, in una storia d'amore sullo sfondo della guerra di Corea, Battle Circus (1953; Essi vivranno) di Richard Brooks; quindi come moglie e compagna fedele in The Glenn Miller story (1953; La storia di Glenn Miller) di Anthony Mann, ancora con James Stewart, e in due film del 1954: Executive suite (La sete del potere) di Robert Wise, al fianco di William Holden, e Woman's world (Il mondo è delle donne), una commedia di Jean Negulesco in cui fa coppia con Fred MacMurray. Il tentativo di proporsi in The shrike (1955; La figlia di Caino) a fianco di José Ferrer, anche regista del film, con una figura completamente negativa, costruita rovesciando sistematicamente le caratteristiche che le avevano permesso di rendere credibili le mogli perfette dei film precedenti, rimase isolato. Più tradizionalmente consoni alla sua immagine ormai familiare furono, invece, i ruoli che la videro protagonista di Interlude (1957; Interludio), melodramma di Douglas Sirk, in cui è un'americana che a Monaco di Baviera vive un'impossibile storia d'amore con un seducente direttore d'orchestra, e di Stranger in my arms (1959; Uno sconosciuto nella mia vita) diretto da Helmut Käutner. Successivamente si dedicò alla televisione, diradando le sue apparizioni dopo la morte del primo marito, l'attore Dick Powell (1963), per poi ricomparire al cinema con due piccoli ruoli in They only kill their masters (1972; Chi ha ucciso Jenny?) di James Goldstone e in Blackout (1978; Blackout: inferno nella città) di Eddy Matalon.
C. Young, June Allyson, in "Films in review", November 1968; R. Bergan, June Allyson at the NFT, in "Films and filming", August 1985.