JUNKER
. Junker, vocabolo derivato dal tedesco medievale juncherre, significava in origine i figli minori di sovrani, poi giovani della nobiltà, che pur avendo negli eserciti dei secoli XVIII e XIX soltanto il grado di soldati, godevano tuttavia alcuni vantaggi, principalmente quello di essere promossi, a preferenza degli altri, ufficiali. Tal genere di Junker esisteva nell'esercito russo, e fin dal 1809 negli eserciti della Germania dove furono chiamati Fahnenjunker, portabandiere. Ma oltre tale significato strettamente tecnico-militare e oltre quello originale che si mantiene tuttora nell'olandese Jonkheer, l'espressione si cominciò a usare, fin dal principio del sec. XIX, dopo l'abolizione di quasi tutti i diritti feudali, nella parte orientale della Germania del Nord, la cosiddetta Ostelbia, per motteggiare i signorotti di campagna, non solo nobili, ma anche proprietarî borghesi che, con alterigia e prepotenza ricordanti i tempi feudali, pretendevano di trattare i contadini come se fossero ancora servi della gleba. Quando poi, dopo i moti rivoluzionarî degli anni 1848-49, gli elementi conservatori reazionarî rialzarono il capo, specialmente nelle campagne, il partito liberale della Prussia, servendosi abilmente verso il 1855, durante il ministero prussiano di O. Th. di Manteuffel, dell'odio tenuto sempre vivo nelle campagne dalle provocazioni dei nobili e loro alleati, introdussero il vocabolo di Junker nei comizî elettorali e nell'aula parlamentare, volendo indicare con questo nome il signorotto reazionario guidato nelle sue aspirazioni politiche esclusivamente dai suoi interessi particolari agrarî, a danno dei piccoli proprietarî e dei braccianti di campagna e di città.
Anche dopo il 1860 ìl nuovo partito progressista della Prussia continuò a sfruttare la forza odiosa del significato della voce Junker sulle masse elettorali, aggiungendovi all'occasione anche quella Pfaffen (preti), con accenno all'accordo aperto o tacito fra tali elementi conservatori. La più caratteristica rappresentanza parlamentare del Junkertum (che si contrappone dunque a Bürgertum, borghesia) fu fino alla sua fine, determinata dalla rivoluzione del novembre 1918, la Camera dei signori di Prussia, la quale ancora nell'estate 1918, quando i segni di un'imminente rivoluzione in Germania erano già manifesti, respinse qualsiasi proposta di modificare la sua composizione. La prevalenza degl'interessi particolari dei signorotti su quelli generali aveva contribuito fortemente allo scoppio e alla continuazione a oltranza della guerra mondiale, sperando essi, uniti alla grande industria, di accrescere, con una guerra che prevedevano breve e vittoriosa, la loro influenza nell'amministrazione civile e militare.