Mamleev, Jurij Vital´evič
Scrittore russo, nato a Mosca nel 1931. Il padre, psichiatra, nel 1937 cadde vittima del terrore staliniano. Dopo essersi diplomato nel 1955 presso l'Istituto tecnico-forestale di Mosca, M. divenne insegnante di matematica e mantenne questa occupazione fino al 1974. Nei primi anni Cinquanta del 20° sec. cominciò a interessarsi di filosofia e a organizzare regolarmente nella sua abitazione le riunioni di un piccolo gruppo underground di intellettuali con interessi a sfondo esoterico, dalla psichiatria alla teosofia, all'occultismo. Nel corso di queste serate, chiamate 'gli incontri di Južin' dal nome del vicolo dove si trovava l'appartamento in coabitazione dello scrittore, M. iniziò a leggere agli amici i suoi primi racconti. Fu proprio in questi anni che prese a manifestarsi quella viva attenzione per gli stati estremi della psiche che caratterizzerà molte delle sue opere. Nel 1974 è emigrato insieme alla moglie negli Stati Uniti dove ha insegnato letteratura russa presso la Cornell University di Ithaca per otto anni. Trasferitosi a Parigi nel 1983 ha continuato a insegnare lingua e letteratura russa. Dopo aver ottenuto nuovamente la cittadinanza russa nel 1991, è rientrato a Mosca nel 1994.
Già dagli anni Sessanta M. era piuttosto conosciuto in patria, anche se in circoli ristretti, grazie alla diffusione di alcuni suoi testi in samizdat, l'editoria clandestina del periodo sovietico. La vera notorietà gli è giunta, tuttavia, solo nel periodo dell'emigrazione. In seguito alla pubblicazione nel 1980 a New York della raccolta The sky above hell and other stories (Nebo nad adom, Il cielo sopra l'inferno, dal titolo di uno dei racconti) è divenuto infatti membro del Pen Club americano. Nel 1982 è uscita una seconda raccolta di racconti, seguita tre anni più tardi dal romanzo Moskovskij gambit (Gambetto moscovita). Uno dei suoi romanzi più noti, ŠŠatuny (tradotto in italiano con il titolo Il killer metafisico, 1997), scritto dal 1966 al 1968, è stato pubblicato per la prima volta a Parigi solo nel 1987. I personaggi narrati sono, come nella tradizione di Dostoevskij, portatori di un'idea che li ossessiona: uno dei protagonisti, Fedor Sonnov, è un maniaco omicida che uccide compulsivamente nella speranza di penetrare il segreto dell'oltretomba attraverso l'anima della vittima e svelare così il mistero della morte. In M. le problematiche escatologiche dei personaggi si combinano con il naturalismo brutale ed estremo delle loro azioni e il mondo dell'aldilà si coniuga con la squallida vita quotidiana degli appartamenti in coabitazione nella Mosca degli anni Sessanta.
Dal 1990 le sue opere hanno cominciato a essere regolarmente pubblicate in Russia: oltre a saggi di filosofia e commedie sono uscite le raccolte di racconti Utopi moju golovu (Seppellisci la mia testa nell'acqua, 1990), Golos iz ničto (Voce dal nulla, 1991), Večnyj dom (La casa eterna, 1991), Čërnoe zerkalo (Lo specchio nero, 1998), Bunt luny (La rivolta della luna, 2001) e i romanzi Bluždajuščee vremja (Il tempo errante, 2001) e Mir i chochot (Il mondo e il riso, 2003). Al pari di tutta la sua produzione letteraria, anche queste ultime opere si inseriscono nella tradizione del 'realismo metafisico', termine che la critica ha riscoperto proprio in relazione ai racconti e romanzi di M. e che ben li caratterizza. In Mir i chochot il protagonista sparisce improvvisamente dal suo appartamento lasciando dietro di sé nient'altro che un biglietto e la sua immagine riflessa nello specchio. La ricerca dello scomparso scatena una girandola di avvenimenti che vedrà coinvolti, oltre ai parenti e agli amici, medium, circoli esoterici, sette mistiche in un totale annullamento dei confini tra mondo reale e aldilà.
Di M., oltre al già citato Šatuny, in italiano è uscito il racconto Il quaderno di un individualista nell'antologia Russkie cvety zla, curata da V. Erofeev nel 1995 ed edita in Italia nel 2001 con il titolo I fiori del male russi.