ANDROPOV, Jurij Vladimirovič
Uomo politico sovietico, nato a Nagutskaja, provincia di Stavropol', il 15 giugno 1914, morto a Mosca il 9 febbraio 1984. Si diplomò nel 1936 all'Istituto di trasporti fluviali di Rjbinsk. Dopo aver occupato, nel Partito comu nista, varie cariche periferiche, nel 1953 fu inviato a Budapest dove, dal 1954 al 1957, fu ambasciatore dell'URSS.
Nel 1956, durante la rivolta ungherese, ebbe un ruolo nell'ascesa di J. Kadar e, secondo alcuni, nel moderare la dura repressione degli insorti seguita all'intervento militare sovietico. Tornato a Mosca nel 1967 dopo la sua nomina al Comitato centrale del partito, diresse per dieci anni il dipartimento per i rapporti con i Partiti comunisti al governo. Nel 1967 la sua carriera ebbe una svolta. Fu infatti scelto da Brežnev per dirigere il KGB, il servizio di sicurezza sovietico, e rimase in quella carica per dieci anni. Sotto la sua direzione il KGB si distinse per la repressione tenace di qualsiasi forma di revisionismo sia nell'Unione Sovietica che nei paesi del Patto di Varsavia. Pare comunque che A. si sia opposto, sia pure senza successo, all'invasione della Cecoslovacchia nel 1968, mentre è probabile che abbia svolto un ruolo importante nelle scelte che portarono alla crisi con la Polonia e con l'Afghānistān. Nel maggio del 1982 entrò nella segreteria del partito, indicato da più parti come possibile successore di Brežnev, probabilmente perché, in un periodo in cui quasi tutti i settori della politica e dell'economia sovietica erano caratterizzati da corruzione e immobilismo, aveva mantenuto il KGB a un livello di rilevante efficienza e operatività. Il 12 novembre del 1982, due giorni dopo la morte di Brežnev, fu eletto segretario generale.
In politica estera A. tentò, subito dopo la sua elezione, di risolvere il problema dei missili nucleari a medio raggio con una proposta che prevedeva la rinuncia agli euromissili da parte della NATO, in cambio dell'impegno dell'URSS di ridurre gli SS-20 a un numero pari a quello delle forze nucleari francesi e inglesi. La NATO decise di procedere comunque all'installazione degli euromissili e i negoziati furono interrotti. In politica interna A. avviò un'opera di moralizzazione introducendo aspre misure contro la corruzione, l'assenteismo, l'alcoolismo, e sostituendo un quinto dei membri del governo centrale e dei dirigenti del partito; iniziò inoltre un programma di caute riforme economiche consistenti in alcune misure di decentralizzazione, al fine d'incrementare la produttività delle imprese. Ma il periodo in cui A. mantenne il potere fu troppo breve per stabilire se queste iniziative portarono a un effettivo miglioramento della situazione economica sovietica. Inoltre l'interruzione delle trattative sugli euromissili e l'abbattimento di un aereo di linea sud-coreano che aveva violato lo spazio aereo sovietico (settembre 1983) portarono a un inasprimento dei rapporti con l'Occidente. Nel giugno 1983 A. fu eletto Capo dello stato, ma dall'agosto dello stesso anno, per motivi di salute, non comparve più in pubblico.
Bibl.: A. Brown, Andropov: discipline and reform?, in Problems of Communism, 1983, pp. 18-31; Y. Andropov, Sulla strada del socialismo, trad. it., Milano 1984; A. Brown, The soviet succession: from Andropov to Chernenko, in The World Today, 1984, pp. 134-41; M. R. Beissinger, The age of the soviet oligarchs, in Current History, 1984, pp. 305-308, 339-42.