KAHUN
È il nome attribuito dallo scavatore, che la scoprî, alla città degli operai che lavorarono alla costruzione della piramide di Sesostris II a Illāhūn (v.). La città fu abbandonata a lavoro compiuto, e nelle case restò abbondante suppellettile quotidiana e numerosi papiri. L'interesse del complesso, dal punto di vista archeologico, risiede soprattutto nella conoscenza che se ne può trarre delle abitazioni private che sono, per il loro esser normalmente costruite in mattoni crudi, quasi dappertutto scomparse in Egitto. A K. le case sono di due tipi: case per soprastanti ai lavori, e case per operai. Le prime constano di un notevole numero di vani, distribuiti in gruppi non comunicanti direttamente gli uni con gli altri, ognuno dei quali ha una sua particolare funzione. Un gruppo di ambienti costituisce la parte pubblica della dimora, un secondo è l'harem, un terzo contiene le stanze di servizio; una intera ala dell'edificio serve per usi varî e per magazzini. Una grande corte, situata dalla parte opposta a quella in cui è praticato l'ingresso, e a cui si giunge attraverso uno stretto corridoio che traversa tutta la casa, disimpegna i vari gruppi di camere. Altre corti minori danno aria e luce alle singole parti dell'appartamento. Otto case di questo tipo si affiancano l'una all'altra ai due lati di una strada: e hanno tutte pianta praticamente uguale, mostrando di esser state costruite in serie. Urbanisticamente ancora più interessante è il quartiere operaio, affiancato a quello signorile, ma separato da quello da un muraglione che lo circonda (così come altrove in Egitto: a Tell el-῾Amārnah, ad esempio). È una città-caserma, in cui le case son costruite su piani tipo, con poche stanze. Il muro di fondo è comune a due file di dieci case ognuna, aventi le facciate su vicoli paralleli, in mezzo ai quali scorre un canale di scolo per le acque di rifiuto; tutti i vicoli intersecano perpendicolarmente una via principale che porta fuori dal quartiere. Tutto l'insieme mostra una chiara idea nell'architetto urbanista, che ha tracciato un piano perfettamente rispondente alle necessità di una comunità operaia secondo la mentalità del tempo, risolvendo con il minimo di spazio e di materiale il problema di fornire un alloggio al massimo di persone.
Bibl.: W. M. Fl. Petrie, Kahun, Gurob and Hawara, Londra 1890.