SIEGBAHN, Kai Manne Börje
Fisico svedese, nato a Lund il 20 aprile 1918, figlio di M. Siegbahn, cui fu conferito il premio Nobel per la fisica nel 1924 (v. XXXI, p. 709). Laureatosi in fisica all'università di Uppsala (1942), proseguì gli studi presso l'università di Stoccolma dove ottenne il dottorato nel 1944. Dal 1942 al 1951 è stato ricercatore associato presso l'Istituto di fisica di Stoccolma. Nel 1951 fu nominato professore associato di Fisica presso il Royal Institute of Technology di Stoccolma, rientrando successivamente (1954) presso l'università di Uppsala in qualità di professore di Fisica matematica. Nel 1981, per il suo determinante contributo allo sviluppo della spettroscopia elettronica ad alta risoluzione, gli è stato conferito il premio Nobel per la fisica; nello stesso anno, il premio è stato attribuito anche a N. Bloembergen e A. Schawlow per il loro lavoro nel campo della spettroscopia laser. S. ha ricevuto anche altre numerose onorificenze, quali la Charles Frederick Chandler Medal della Columbia University (1976), il Pittsburgh Award of Spectroscopy (1982) e lo Humboldt Award (1986). È socio di diverse accademie, tra cui la Royal Society of Science e la American Academy of Arts and Sciences. È stato presidente della Unione internazionale di fisica pura e applicata ed è membro della Commissione internazionale dei pesi e delle misure.
Sin dall'inizio della sua carriera di ricercatore, S. si occupò dell'analisi degli elettroni emessi dai nuclei atomici riuscendo a separarli dai fotoelettroni secondari emessi dagli atomi a seguito dell'irraggiamento, conseguenza del decadimento radiativo elettromagnetico nucleare. Successivamente, si dedicò allo studio degli elettroni emessi dalla materia quando essa è bombardata da raggi X, sganciandosi così dai fenomeni di radioattività naturale o artificiale. Le difficoltà derivanti da una tale analisi furono subito notevoli, in quanto l'analisi spettrografica degli elettroni emessi forniva curve continue piuttosto che valori discreti. I problemi erano tra l'altro causati dal livello molto minore di energia degli elettroni rispetto ai raggi β. Dopo una notevole mole di esperimenti e di interventi sul sistema di rilevazione, S. riuscì nel 1957 a ottenere spettri di elettroni atomici discreti con le intensità attese. La tecnica fu battezzata con il nome di ESCA (Electron Spectroscopy for Chemical Analysis), in quanto permette lo studio delle energie dei legami chimici, nonché delle alterazioni energetiche dovute al formarsi delle molecole dagli atomi, e di quelle coinvolte nella formazione degli ioni. Il metodo è divenuto rapidamente una procedura standard di analisi della materia, utilizzata in moltissimi campi tra cui l'analisi dei fenomeni superficiali, quali il processo di catalisi del platino durante la raffinazione del petrolio oppure il processo di corrosione dei metalli, e lo studio dell'inquinamento dell'aria.