Vedi KAIROS dell'anno: 1961 - 1995
KAIROS (Καιρός)
È la personificazione e divinizzazione del "momento opportuno" e, come tante altre divinità sorte anch'esse dalla personificazione di un'idea (esempî Nike, Eirene, Ploutos, ecc.), appartiene ad età abbastanza tarda. Non ne troviamo traccia prima del V sec. a. C., cioè sino alla notizia di un inno scritto da Ione di Chio (Paus., v, 14, 9) che chiama K. "il più giovane figlio di Zeus". La sola testimonianza di un culto di K., si riferisce ad un altare in Olimpia (Paus., loc. cit.) vicino all'entrata dello Stadio. In un epigramma dell'Anthologia Palatina (x, 52) Palladas dice che Menandro chiamò K. nume.
Figurativamente, si credette per un certo tempo che Fidia e Policleto fossero stati autori di una statua di K., ma queste notizie sono solo frutto di una non precisa interpretazione di varî passi di autori antichi. Lisippo fu invece autore di una statua di K., in bronzo, per la città di Sicione. Le fonti letterarie sulla statua di Lisippo cominciano con un epigramma di Poseidippos (inizio del III sec. a. C., in Anth. Pal., xvi, 275) e si completano con alcune descrizioni poetiche e retoriche, ad esempio Kallistratos (Descriz. di statue, vi, 1-3) ed Himerios (Eclogae, xiv), attraverso il periodo imperiale romano fino al periodo bizantino. La statua, seguendo la descrizione che ci fornisce Poseidippos, la fonte che si deve ritenere più degna di fede per essere la più vicina cronologicamente all'opera, probabilinente raffigurava un efebo nudo, con ali ai piedi, guizzante via sulle punte dei piedi. È incerto se la palla o la ruota (come pure il rasoio e la bilancia) fossero presenti o siano aggiunte di copisti posteriori. Sicuramente invece, oltre i piedi alati, aveva come caratteristica una particolare pettinatura, con un ciuffo di riccioli sulla fronte e capelli quasi rasi dietro (Fedr., v, 8): il significato allegorico di quest'ultima caratteristica è ben chiaro. È incerto se originariamente la figura di K. fu concepita con intenzione allegorica, o se fu una figura mitica in seguito interpretata in senso allegorico. Lontani echi dell'opera lisippea si possono ritrovare in rilievi e gemme, che presentano il nume, per lo più alato ai piedi e alle spalle, ritto su una palla o una ruota, con in mano rasoio e bilancia (rilievi di Torino, Atene e Spalato). Alcune singolari interpretazioni su gemme, in cui K. appare barbuto, forse derivano da una tarda contaminazione tra K. e Kronos (v.). In un rilievo copto del IV sec. d. C. circa, K., contraddistinto dai soliti attributi (ruota, bilancia), è rappresentato insieme a due figure femminili di piccole dimensioni, nelle quali lo Strzygowski vede πρόνοια e μετάνοια.
Un'iconografia un poco variata appare su una gemma da Ivoševci (Burnum), dove K. tiene in mano bilancia e spada; un accenno è però in Himerios che dice: σιδήρῳ τὴν δεξίαν ὡπλισμένον.
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