KALAHARI (A. T., 118-119)
Vasta regione dell'Africa australe, compresa fra il 20° e il 28° lat. S. e tra il 19° e il 24° long. E., con un'area complessiva di 300.000 kmq. È delimitata a N. e a NO. dalla valle dell'Okavango (o Tioge) e dal L. Ngami, a O. dalle colline di Nama e di Damara, a E. dal Bechuanaland orientale, verso il Limpopo, e a S. dal profondo solco roccioso del fiume Orange, che lo separa dal paese dei Boscimani, le cui caratteristiche fisiche non sono del resto molto diverse. La maggior parte della regione è compresa nei limiti del protettorato inglese del Bechuanaland, ma la parte meridionale penetra nel territorio della Colonia del Capo (v. Sudafricana, Unione), l'occidentale in quello dell'Africa del Sud-Ovest. Il Kalahari non è che un lembo della grande piattaforma africana, che per essere posto sotto al tropico, in una zona quindi di alte pressioni quasi costanti, per la sua scarsa elevazione attorno ai 900-1000 m. di altezza, per la sua situazione interna, continentale, al riparo dai venti umidi di SE. per opera dell'elevato massiccio del Transvaal, assume un particolare carattere di aridità, onde venne talvolta considerato come un deserto e indicato come il "Sahara del Sud", mentre in realtà esso riveste piuttosto i caratteri di una steppa. Nel suo complesso il Kalahari si presenta come una vasta regione leggermente depressa rispetto ai margini rocciosi che la circondano, dalla superficie debolmente ondulata, in parte (verso SO.) coperta di sabbia rossa e di dune per lo più ormai fissate, in parte invece costituita da roccia in posto. La formazione geologica che affiora nella maggior parte del paese assume appunto il nome di formazione del Kalahari ed è rappresentata da un complesso di arenarie calcaree e conglomerati, marne, calcari e sabbie sciolte dello spessore di 100 m. e più. Si tratta di materiali detritici, che durante il Terziario e il Quaternario antico furono strappati dai corsi d'acqua e dal vento alle regioni circostanti, più elevate, e condotti a colmare un'antica vasta depressione del tavolato arcaico (v. africa: Geologia). Da questa coltre di depositi relativamente recenti emergono bruscamente qua e là, ma soprattuito nelle zone marginali, gruppi di colline rocciose isolate, a profilo ripido, formate di gneiss e di altre rocce prepaleozoiche, mentre le rocce paleozoiche e mesozoiche antiche, della serie detta del Karru, si estendono con andamento tabulare nella parte meridionale del Kalahari. L'aridità del clima favorisce anche oggi i fenomeni diagenetici, come la secrezione dei calcari di steppa, le silicizzazioni e concrezioni, la formazione di vernici desertiche e di rocce ferruginose: depositi attuali che è spesso malagevole distinguere da quelli più antichi e che dimostrano come la regione abbia attraversato anche in passato periodi climaticamente simili all'attuale.
Del clima attuale poco si sa di preciso: la regione è compresa fra le isoterme annue di 20° e 27°; in gennaio essa è interamente circoscritta dall'isoterma di 31°, che si richiude qui su sé stessa; in luglio è compresa fra l'isoterma di 18° e quella di 22°. Le precipitazioni pare si mantengano fra 125 e 250 mm. annui nel Kalahari meridionale, ma aumentano sensibilmente verso il N., dove cadono di solito in violenti acquazzoni nei mesi caldi (settembre-marzo). Caldo e secco ma salubre nella stagione asciutta, il clima diviene malarico e malsano specie al N., nella stagione piovosa.
La natura porosa della maggior parte delle rocce che coprono il paese contribuisce col clima alla sua aridità, sottraendo acqua alla circolazione superficiale a tal punto, che il Kalahari si considera come zona idrograficamente chiusa ed endoreica. Tutti i corsi d'acqua sono temporanei, salvo l'Orange, che in questo tratto funziona più che altro come canale di efflusso del suo bacino superiore, non ricevendo dal Kalahari alcun sensibile contributo. Nella stagione delle piogge, per mancanza di drenaggio regolare, tutte le depressioni del terreno si riempiono d'acqua e costituiscono innumerevoli pozze o stagni o laghetti d'acqua salmastra o salata. Il drenaggio della parte meridionale del Kalahari doveva farsi antichissimamente attraverso il Molopo e il Kuruman, tributarî dell'Orange; il letto di essi, profondamente inciso e attivo nel corso superiore, è però ormai ingombro di sabbia e non più attivo per mancanza di sufficienti precipitazioni là dove essi attraversano il deserto. La parte settentrionale ha invece un sistema di valli che convergono al L. Ngami e alla palude salata detta Makari-kari. Questa è alimentata dall'Okavango, che nasce nell'Angola e, dopo aver segnato il limite N. del Kalahari, impaluda a N. del L. Ngami, suddividendosi in parecchi rami; di qui, in tempo di piena, alcuni di questi dirigono le loro acque al Canale Botletle, che volge appunto al Makari-kari; quando però il Nata e il Natungwe, tributarî orientali di questo, sono in piena, e l'Okavango è in magra, il corso del Botletle s'inverte e le acque si riversano nelle paludi dell'Okavango. Una parte delle acque di piena di questo possono d'altro canto dirigersi occasionalmente allo Zambesi. Queste paludi salate assumono nella stagione delle piogge grandissima estensione e si ritiene che, al pari del L. Ngami, che si trova a S. del Makari-kari ma rimane attualmente distinto, non siano che i resti di un unico grandissimo bacino lacustre, che andrebbe sempre più disseccandosi. Pare che anche il Chobe, oggi affluente dello Zambesi, fosse un tempo tributario di questo lago. Di recente fu proposto dal prof. Schwarz di volgere nuovamente l'acqua di quel fiume verso il Kalahari, coll'intento di renderne irrigabile un'area estesissima; ma il progetto, in seguito agli studî di apposita commissione, non fu giudicato utilmente attuabile.
La fauna del Kalahari include molte specie animali tipiche dell'interessante regione faunistica dell'Africa meridionale. Tra i Mammiferi, oltre a molte specie comuni a tutta la grande regione etiopica, ve ne sono numerose peculiari. Fra gl'Insettivori, alcune specie di Crisocloridi dalla pelliccia a riflessi metallici, cieche, a vita sotterranea, e di Macroscelidi dalle lunghe zampe posteriori. I Carnivori annoverano varie specie, tra ìe quali il licaone, simile nell'aspetto a una iena, diverse viverre, la lontra del Capo, ecc. Tra gli Artiodattili, qualche antilope; i Rosicanti sono rappresentati da alcune forme di topi. L'avifauna include poche forme tipiche; si notano varî Passeracei, Rapaci, Trampolieri, ecc. I Rettili annoverano varie specie di serpenti e parecchie di Sauri; gli Anfibî alcune specie di Bufonidi, Ranidi, Engistomatidi, ecc. La fauna entomologica è particolarmente ricca; noteremo tra i Coleotteri le caratteristiche Manticore dalle enormi mandibole e altre specie dei varî ordini d'insetti.
La vegetazione di questa regione risente l'influenza dell'irregolarità e scarsezza delle piogge, che può giungere nella zona costiera fino a una mancanza quasi assoluta. Una notevole parte degli altipiani è ricoperta, nella zona che confina verso il Sūdān, da boschi abbastanza folti costituiti in grande maggioranza da piante spinose, specialmente del genere Acacia, e vi sono frammiste altre piante fra le quali l'albero Mopanè (Copaifera mopane), le cui foglie si difendono dall'eccessiva azione del sole, rivolgendosi in alto verticalmente: nella regione orientale, verso sud, si collegano con queste foreste le zone ricoperte da cespugli spinosi del paese di Damara, formati da acacie con spine sviluppatissime, alcune delle quali funzionano come arponi, costituendo ammassi veramente inestricabili (Acacia detinens, A. girafae, A. horrida). Le zone erbose sono ricoperte da graminacee delle steppe che non formano un tappeto continuo, ma in mezzo ai loro ciuffi crescono parecchie Asclepiadacee dai grossi bulbi commestibili, il Citrullus caffer, Cucurbitacea che fornisce agli animali cibo e bevanda insieme, piante grasse dei generi Euphorbia e Mesembrianthemum, alcune Amaryllis, qualche Iridacea, una Lebeckia ginestriforme, una Vanguiera, Rubiacea dall'aspetto di oleandro, un'Ebenacea (Euclea) che ha il portamento del mirto e nella savana si trovano arbusti a foglie tomentose (Tarchonanthus).
La regione litoranea con dune mobili ricorda l'aspetto desolato del Sahara, con la sua vegetazione poverissima di cespugli nani, depressi e grigiastri e di umili erbe per lo più graminacee: quivi si trova la Tumboa Bainesii o Welwitschia mirabilis della famiglia Gnetacee, uno dei più interessanti tipi vegetali mirabilmente adattato a vivere in una regione ove non piove mai. Le sue stazioni si trovano nel Benguella meridionale a 15° lat. S e nel paese di Damara presso la Baia della Balena e ancora più a sud (fra 23°-25° lat. S.): quivi sbocca il fiume Swakop a corso periodico e sulle rive la Tumboa, che non riceve quasi mai acqua, si sviluppa in modo lussureggiante. La flora del Kalahari presenta maggiori affinità con quella del Sūdān che con la flora capense.
Nelle condizioni attuali il Kalahari non è un paese stabilmente abitabile. Gl'indigeni (Boscimani) sono essenzialmente cacciatori; nelle dune della parte SO. gli Ottentotti vagano con il loro bestiame dall'una all'altra delle zone dove crescono i meloni; i Bakalahari (Beciuana) sono pure pastori e cacciatori, ma fanno qualche coltivazione di meloni vicino ai pozzi e commerciano in penne e polli: i soli prodotti del paese che abbiano qualche valore. Nella stagione dei meloni pochi coloni viventi al margine del deserto mandano quivi al pascolo il loro bestiame. Il Cornell, che esplorò la regione nel 1913, afferma tuttavia che essa include ottimi pascoli, da stare a pari ai migliori, per un'estensione di 50.000 kmq., pascoli evidentemente alimentati dalle acque d'imbibizione, e che potrebbero essere agevolmente sfruttati mediante allevamento di bovini, pecore e struzzi, se non fosse la mancanza di acque potabili e di abbeverate: si ritiene però che in certe zone l'acqua si potrebbe trovare a non grande profondità. Dei pozzi sono stati effettivamente aperti dal governo lungo la via che da Palapye Road, stazione della ferrovia della Rhodesia 420 km. a N. di Mafeking, conduce per Serowe al L., Ngami (circa 740 km.). È poi in progetto una strada ferrata destinata a congiungere la ferrovia della Rhodesia con l'Africa Sud Occidentale e la Baia della Balena attraverso il Kalahari settentrionale, con un percorso di circa 1600 km.
Centro amministrativo della regione del L. Ngami è Maun, villaggio di 500 capanne stabilito circa 80 km. a NE. del lago dai Batawana, quando nel 1915 furono costretti dai Matabele ad abbandonare il loro antico centro di Tsau, a N. del lago suddetto.
Bibl.: S. Passarge, Die Kalahari, Berlino 1904; e. Krenkel, Geologie Afrikas, II, Berlino 1928; A. Du Toit, The Geology of South Africa, Londra 1926; The South and East African Year Book and Guide for 1929, Londra 1928; C. M. Doke, in The Scottish Geographical Magazine, Edimburgo 1926.