kalam
Termine arabo che significa letteral. «discorso», «parola» e, da solo o nella locuz. ‛ilm al-kalām «scienza della parola» o «del discorso», indica la teologia islamica, nelle sue varie scuole o correnti e nell’intero corpus delle opere prodotte. L’origine di tale uso del termine è incerta; deriva, secondo alcuni, dalla «parola di Dio», la stessa rivelazione indicata e concretizzata nel Corano, il testo sacro dell’Islam, o, secondo altri, dal «discorso» o dalla «parola su Dio» che – inizialmente con intento eminentemente apologetico – cominciò a venire elaborata nell’Islam nel sec. 8°. Il termine al-mutakallimūn (letteral. «i parlanti») indica i teologi che, sulla scia delle traduzioni arabo-latine, Tommaso d’Aquino chiamava infatti loquentes. Due sono i motivi essenziali alla speculazione del k. ai suoi inizi: l’uno ha carattere giuridico-escatologico e riguarda lo statuto da attribuire al musulmano peccatore (ne deriva un’importante elaborazione del problema del male), l’altro apologetico ed è determinato in gran parte dall’incontro con le confessioni con cui l’Islam fu da subito a contatto: quella ebraica, e poi quelle mazdaica e cristiana. Più antiche e già pregne del lessico e delle strutture della filosofia greca, tali confessioni ponevano i musulmani di fronte ai loro potenti impianti dogmatici. Le principali – ma non le sole – correnti del k. (al cui interno vanno peraltro registrate le posizioni dei vari maestri, talvolta anche molto diverse fra loro), sono quella mu‛tazilita e la successiva ash‛arita, e sostanzialmente a esse si conforma la teologia adottata rispettivamente dallo sciismo e dall’Islam sunnita. Il k. fu sempre in stretto contatto, non solo polemico, con la filosofia e con il diritto (concetti e termini passano per osmosi dall’una all’altra disciplina). Temi tipici della riflessione del k. sono essenzialmente: lo statuto del credente in seno alla comunità e il suo rapporto con la trasgressione della legge; la definizione dell’unicità di Dio e il suo rapporto con gli attributi che lo descrivono; lo statuto ontologico del Corano (che è creato per i mu‛taziliti e increato per gli ash‛ariti); il concetto stesso di creazione.