KALAMIS (Κάλαμις)
2°. - Scultore greco del IV sec. a. C. Le fonti letterarie connesse al nome di K. sono numerosissime e, dal Brunn ad oggi, si è più volte tentato di dividerle fra due scultori greci diversi ed omonimi, l'uno del V (v. kalamis 1°) e l'altro del primo venticinquennio del IV sec. a. C. In verità se un passo di Pausania (x, 19, 4) e alcune particolarità del testo di Plinio (Nat. hist., xxxiii, 154; xxxiv, 47; xxxiv, 71; xxxvi, 36) ci inducono ad ammettère l'esistenza di un K. iunior vissuto nella prima metà del IV sec., maestro dello scultore ateniese Praxias, cesellatore in argento (due bicchieri da lui eseguiti entrarono più tardi nella collezione di Germanico) e autore di un Apollo in marmo collocato a Roma negli Horti Serviliani, ciò non vuol dire che questo secondo K. possa essere contrapposto al K. del V sec., la cui personalità spiccatissima non emerge per via di congetture, ma s'impone automaticamente, attraverso la tradizione letteraria, come quella del più celebre e ricordato scultore e bronzista dell'età di transizione o dello stile severo. Basterebbero le lodi di Luciano (Eikones, 6), altrove così mal disposto verso le opere di un Kritios, di un Nesiotes, di un Hegias, a farci comprendere il singolare fascino di questo artista. Il K. iunior doveva essere un artista di secondo piano, poco noto agli stessi antichi e la cui personalità ci sfugge completamente.
Bibl.: J. Overbeck, Schriftquellen, nn. 531-32, 857, 1155-58, 2167, 2185; H. Brunn, Geschichte der griechischen Künstler, Stoccarda 1889, p. 89 ss.; M. Homolle, in Bull. Corr. Hell., XVIII, 1894, p. 175 ss.; XX, 1896, p. 677 ss., 703 ss.; XXVI, 1902, p. 597 ss., p. 627 ss.; G. Lippold, in Pauly-Wissowa, X, 1919, c. 1536, s. v., n. 2; F. Courby, Fouilles de Delphes, II, 1910, pp. 2 ss.; 20-21; E. Reisch, in Österr. Jahreshefte, IX, 1906, p. 199 ss.; A. Furtwängler, in Sitzungsber. d. Bayr. Akad. d. Wiss., 1907, p. 165 s.; C. Anti, in Atti R. Ist. Veneto, LXXXII, 2, 1922-23 p. 1106 ss.; M. Bieber, in Thieme-Becker, XIX, 1926, p. 455 s., s. v., n. 2; P. Orlandini, Calamide, Bologna 1950, pp. 28-46.