KĀLIDĀSA
. Il più grande poeta della letteratura classica indiana (v. india: Letteratura). Poco o nulla si sa della sua vita, che fu oggetto di molte leggende, alcune delle quali sopravvivono pur oggi. Lungamente dibattuta fu pure la determinazione della sua età. Da elementi diversi, che possono essere tratti particolarrnente dai suoi scritti, possiamo desumere che egli fu un brahmano śivaita e vedantista, che ebbe per città natale Ujjayini (l''Οϑήνη dei Greci) e che visse fra il 350 e il 420 d. C., al tempo di Chandragupta II, detto Vikramāditya (il quale appunto regnò in Ujjayini tra il 375 e il 413 d. C.) e del suo successore Kumāragupta. Appartengono certamente a K. due poemi epici di corte, tre drammi e un poemetto lirico.
Nei primi due, Kumārasaṃbhava e Raghuvaṃśa, egli canta, rispettivamente, "la nascita del dio della guerra", chiamato appunto Kumāra o Kārttikeya o Skanda, e "la stirpe di Raghu". Dei tre drammi, il più celebre, per la massima perfezione raggiunta nello splendore della forma poetica, nella vivacità e freschezza delle scene e dei dialoghi, nel sentimento vivo e meraviglioso della natura e per la risonanza che ebbe in Europa al suo primo apparire in una versione (basterebbe il giudizio entusiastico datone dal Goethe) è l'Abhijñānaśakuntala "Il riconoscimento di Śakuntalā", che ha per soggetto (già trattato nel Mahābhārata e nei Purāṇa, la travagliata vicenda d'amore del re Duṣyanta e di Śakuntalā, la giovine figlia adottiva di un asceta, ma di origine divina. Nel dramma Vikramorvaśī "Urvaśī [vinta dal] valore", K. rielabora la leggenda che ricorre nel Ṛgveda, nel Śatapathabrāhmaṇa e nei Purāṇa (v. india: Letteratura) degli amori del re Purūravas con la ninfa Urvaśī, mentre in Mālavikāgnimitra "Mālavika e Agnimitra" (il dramma di K. che può esser considerato primo in ordine di tempo, come l'Abhijñānaśakuntala, l'ultimo), il poeta tratta, con soggetto di propria invenzione, di un intrigo d'amore d'una corte indiana. Il Meghadūta "La nube messaggera", poemetto lirico, è un messaggio d'amore che un servo del dio Kubera affida dall'esilio, a cui per un fallo lo ha condannato il suo Signore, a una nube per la sua diletta, e insieme una descrizione poetica del tratto dell'India che sarà percorso dalla nube stessa nel suo cammino. Molte altre composizioni poetiche vennero attribuite dalla tradizione a Kālidāsa: fra tutte, la meno improbabile è il Ṛtusaṃhāra "Il ciclo delle stagioni", in cui a vivide descrizioni della natura s'intrecciano scene d'amore. Assai dubbia, se non da escludersi del tutto, è invece la paternità di K. data allo Śṛṅgāratilaka "L'ornamento d'amore", al Rāvaṇavaha "L'uccisione di Rāvaṇa" o Setubandha "La costruzione del ponte" (poema pracrito), al Nalodaya "L'ascesa di Nala", al Ghaṭakarpara "La brocca rotta", poemetto lirico, ecc.
Ed. e trad.: Kumārasaṃbhava, canti I-VII, ed. e traduz. latina di A. F. Stenzler, Londra 1838; trad. ted. in prosa (I-VIII) di O. Walter, Monaco-Lipsia 1913; edizione completa con commenti, Bombay 1906. Raghuvaṃśa, testo e trad. latina di A. F. Stenzler, Londra 1832; Bombay 1897 (ed. Nandargikar); trad. di Carlo Formichi, La stirpe di Raghu, Milano 1917. Abhijñānaśakuntalam (rec. bengalica), ed. di R. Pischel, Kiel 1877; (recens. devanāgarī), ed. di Monier Williams, Oxford 1876; di C. Cappeller (redazione abbreviata), Lipsia 1909. Traduzioni in quasi tutte le lingue europee: ital. di A. Marazzi, Milano 1871; ted. di L. Fritze, Chemnitz 1877; ingl. di Monier Williams, Londra 1872, 4ª ed.; fr. di A. Bergaigne, Parigi 1884. Vikramorvaśī, ed. e trad. tedesca di F. Bollensen, Pietroburgo 1846; trad. ted. di L. Fritze (Reclams Univ. Bibl n. 1465), Lipsia 1880; it. di Fr. Cimmino, Napoli 1890. Mālavikāgnimitra, ed. di Shankar P. Pandit, Bombay 1869 (Bombay Sanskrit Series, VI); trad. ted. di A. Weber, Berlino 1856; fr. di V. Henry, Parigi 1889; ingl. di C. H. Tawney, Londra 1891; ital. di Fr. Cimmino, Napoli 1897. Meghadūta, ed. di J. Gildemeister (con glossario latino), Bonn 1841; di E. Hultzsch col commento di Vallabhadeva, Londra 1911, trad. ingl. (in versi) di H. H. Wilson, Calcutta 1813, 2ª ed. in appendice alla trad. ted. di C. Schutz, Bielefeld 1855; franc. di A. Guérinot, Parigi 1902; ital. di G. Flechia (e G. Morici), in Studi ital. di filologia indo-iranica, I-III, 1898-1899. Ṛtusaṃhāra, ed. e traduz. lat. e ted. di P. von Bohlen, Lipsia 1840, trad. (in versi) di A. M. Pizzagalli, Le stagioni. Poemetto erotico di Kâlidâsa, Versione e notizia storica, Bologna 1921.
Bibl.: G. Huth, Die Zeit des Kâlidâsa, Berlino 1890; B. Liebich, in Indogerman. Forschungen, XXXI (1912-1913); M. Winternitz, Geschichte der indischen Litteratur, III, Lipsia 1920, pp. 40-46, 55-63, 213-226; A. Berriedale Keith, A history of Sanskrit Literature, Oxford 1928, pp. 79-108; id., The Sanskrit Drama, Oxford 1924, pp. 143-167.