KALLISTO (Καλλιστώ, Callisto)
Ninfa o eroina dell'Arcadia, figlia, secondo le versione più diffuse, di Lykaon e madre dell'eroe eponimo della regione, Arkas. Compagna di Artemide, K. viene resa madre da Zeus, che, secondo tradizioni più recenti, avrebbe assunto l'aspetto di Artemide stessa per abusare di lei. In punizione della verginità tradita, K. viene uccisa da Artemide, ovvero cambiata in orsa, e quindi fissata in cielo come una costellazione insieme al figlio: la piccola e la grande Orsa.
K. ninfa cacciatrice di cui si venerava la tomba a tumulo presso il tempio di Artemide Kallistè è ovviamente una ipostasi della dea stessa. Si può ricordare anche che l'orsa era in Arcadia l'animale sacro ad Artemide e che un'orsa appare sulle monete di Mantinea.
La tradizione figurata riferibile a K., stando almeno ai testi letterarî, è abbastanza varia e ricca per trattarsi di una eroina regionale di una terra di modeste produzioni artistiche come l'Arcadia. Su monete arcadiche di Orchomenos e di Methydrion sono state riconosciute le immagini di Artemide saettante e di K. trafitta. Ugualmente in un grande ex voto degli Arcadi dedicato a Delfi dopo la battaglia di Leuttra, di cui si è trovato il basamento, K. figurava accanto a una statua di Apollo opera di un Pausanias di Apollonia e con statue d'altri autori. D'altra parte una tragedia di Eschilo che porta il suo nome e la presenza dell'eroina nella Lesche di Polignoto insieme ad altre grandi figure del mito, attesta di una notevole fama nel mondo ellenico in generale. Sull'acropoli di Atene sono ricordate due statue, opera dello scultore Deinomenes, appartenente alla tarda scuola di Policleto, che raffiguravano K. ed Io, due eroine dal destino parallelo che dovettero scontare con un lungo martirio il privilegio di esser state prescelte da Zeus.
A lato a questi documenti, noti solo attraverso la tradizione letteraria, l'unica immagine sicura di K., oltre alle monete arcadiche, è su un vaso d'argento da Siviglia, in cui l'eroina ci appare trepida e abbandonata tra le braccia della falsa Artemide. Una sottile intuizione di L. Curtius oramai comunemente accettata, ha permesso di ricollegare al mito di K., una singolare figurazione che ritorna più volte in affreschi pompeiani e in cui veniva tentativamente riconosciuto un incontro di Enea e Didone. La conturbante presenza di Eros in un gruppo di figure amazzoniche e l'atmosfera di tensione che ne deriva, sembrano infatti rientrare agevolmente nella storia dell'eroina arcade.
Monumenti considerati. Monete di Orchomenos: Cat. of Greek Coins in the Brit. Mus., Peloponnesus, tav. xxxv, n. 15. Vaso d'argento di Siviglia: W. Froehner, Musées de France, Parigi 1873, tav. 5. Affreschi da Pompei: Casa del Poeta Tragico: G. E. Rizzo, Mon. Pittura Antica, Roma-Milano 1929, testo p. vii. Casa di Via del Balcone Pensile; ibid., vii, 12, 26.
Bibl.: R. Franz, De Callistus fabula, Leipziger Studien, XII, 1890; Roscher, II, i, c. 931 ss.; Pauly-Wissowa, X, 1919, cc. 1276 ss.; Fouilles de Delphes, III, 7; L. Curtius, Festschrift Clemen, Bonn 1926, p. 101; K. Schefold, Wie Wände Pompejis, 1957, pp. 105, 202, 203, 284.