Kamakura
Periodo della storia giapponese iniziato nel 1185 e conclusosi nel 1333, caratterizzato dal dominio dello shogunato di Kamakura. Nel 1185 la battaglia di Dan no ura segnò il prevalere del clan guerriero dei Minamoto su quello dei Taira, alla fine della guerra Genpei (1180-1185), dopo circa venti anni di predominio dei Taira a corte. Minamoto no Yoritomo divenne capo di tutti i governatori militari e degli intendenti terrieri militari del Paese (➔ ); nel 1192 fu nominato dall’imperatore Go Toba seii taishogun, «grande generale conquistatore dei barbari», termine comunemente abbreviato in shogun, e instaurò nel Paese un governo militare, lo shogunato (➔ ), con il diritto di inviare i propri funzionari nelle province. La località ove era installato il quartier generale di Yoritomo, K., divenne la capitale shogunale, mentre l’imperatore e la corte imperiale rimanevano a Kyoto. Il potere di Yoritomo era basato sui legami di fedeltà indissolubili che aveva con i suoi sottoposti: al loro leale servizio corrispondeva la protezione personale da parte di Yoritomo (➔ ); i legami fra shogun e vassalli si indebolirono con il passare delle generazioni e con l’avvicendarsi dei vari sovrani, mentre si rafforzarono quelli fra i vari capi locali e i samurai loro sottoposti. Dopo la morte di Yoritomo, il potere nell’ambito dello shogunato fu di fatto detenuto dai membri della famiglia della sua vedova, Hojo Masako, che crearono per sé stessi la carica di reggente shogunale (shikken), istituita nel 1203; nel 1232 gli Hojo emanarono il codice legislativo Joei shikimoku. Durante il periodo K. si ebbero gli unici tentativi di invasione del Giappone dall’estero, a opera dell’esercito del mongolo Qubilay, imperatore della Cina (dinastia Yuan, 1271-1368). Due possenti flotte giunsero sulle coste del Giappone, la prima nel 1274, la seconda nel 1281: in entrambi i casi, dopo un solo giorno di lotta la prima volta e dopo due mesi di combattimenti la seconda, le navi di Qubilay furono spazzate via da un tifone; per la prima volta accomunati da un sentimento unificatore e nazionalista, i giapponesi diedero a questi due eventi naturali il nome di , «vento divino», a segnare la volontà degli dei di proteggere la terra sacra del Giappone (il termine fu ripreso nella fase terminale della Seconda guerra mondiale a indicare i piloti suicidi giapponesi). Gli stravolgimenti politici e il clima di insicurezza a seguito dei tentativi mongoli furono terreno fertile per il fiorire e la diffusione di nuove scuole religiose, in particolare buddhiste, come quelle della Terra pura e dello Zen e la scuola del Sutra del loto di Nichiren (13° sec.). Il malcontento generale nei confronti degli Hojo favorì anche la loro caduta, nel 1333, quando l’imperatore Go Daigo riuscì a ristabilire temporaneamente il potere imperiale (restaurazione Kenmu, 1333-36), causando la fine dello shogunato di Kamakura.