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KAMBĀYA

di Elio Migliorini - Enciclopedia Italiana (1933)
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KAMBĀYA (Cambaia, ingl. Cambay, in sanscr. Khambavati "città con colonne", probabilmente già ricordata da Tolomeo col nome di Camanes; A. T., 93-94)

Elio Migliorini

Città indiana nel Gugerat, capoluogo d'un piccolo principato musulmano (906 kmq. e 71.762 ab.), posta al limite settentrionale del golfo di Kambāya (che separa la penisola indiana da quella di Kathiawar), dove esso si confonde con l'estuario del Mahi. Trovandosi 80 km. a S. di Aḥmadābād fu un tempo il porto di questa città, emporio di primo ordine già ricordato da Marco Polo (Cambaet) e da Pietro della Valle, che la descrive in una lettera da Surate del 1623; l'insabbiamento del golfo, dovuto alle forti maree, e l'uso di grandi navi, l'hanno fatta decadere, tanto che ora conta solo 27.303 ab. (31.780 nel 1901). Essa era rinomata anche per le sue manifatture di ricchi tessuti e per la lavorazione delle agate e dell'onice. Esiste ancora la vecchia cinta muraria, lunga 5 km., alcune belle case in pietra e numerose rovine. Lo stato di Kambāya, il cui territorio è formato da terreni alluvionali, ebbe origine nel 1730, quando fu smembrato l'Impero del Gran Mogol; la popolazione, che coltiva grano e cotone, a causa delle frequenti carestie è ora inferiore a quella dei passati decennî.

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