KANAKE (Κανάκη, Canăce)
Eroina figlia di Eolo (v.), personaggio che a sua volta ora è da identificare con il re dei venti, ora con un meno noto dinasta tessalo. La storia di K., vittima di un colpevole amore per il fratello Makareus, che, scoperta viene uccisa dal padre o costretta a suicidarsi con una spada da questi inviata, risale per noi a una tragedia perduta di Euripide, Eolo. E il tema di una decisa passionalità romantica, che tanto bene rientra nelle predilezioni del grande tragico, potrebbe essere di sua invenzione.
Nell'arte figurata si è voluto riconoscere un'immagine di K. in un dipinto di Aristeides (v.) descritto da Plinio (Nat. hist., xxxv, 99) come anapauomenen propter fratris amorem, una dolente per l'amor del fratello. Una hydrìa di Bari assegnata al Pittore di Amykos e databile circa l'ultimo decennio del V sec. a. C. conserva invece una figurazione drammatica sostanzialmente contemporanea alla tragedia. Nell'apparato spettacolare della scena con K. morta o morente sul letto, il giovane prigioniero condotto da una guardia e particolarmente nell'enfasi oratoria del gesto di Eolo sembra di poter cogliere un'eco diretta del teatro. Negli affreschi da Tor Marancia nella Biblioteca Vaticana K. è figurata in un gruppo di eroine colpevoli e passionali quali Myrrha, Pasiphae, Fedra e Scilla, quasi a commento delle Heroides di Ovidio. K. stante e con la spada in mano è riconoscibile per il nome iscritto: in effetti il tema così comune dell'eroina che medita un delitto non consente di assegnare a K. altre immagini consimili.
Bibl.: W. Drexler, in Roscher, II, c. 946; Scherling, in Pauly-Wissowa, X, 1919, c. 1853, s. v.; B. Nogara, Le Nozze Aldobrandine ecc., Milano 1907, tav. XXXIII; L. Sechan, La tragédie grecque dans ses rapports avec la céramique, Parigi 1926, p. 235; A. D. Trendall, Frühitaliotische Vasen, Lipsia 1935, p. 13, n. 153.