KARAMAN
(gr. Λάϱανδα; lat. Larandinum; Lârende nei docc. medievali)
Città della Turchia, nella regione anatolica, situata nell'antica Licaonia, alle pendici settentrionali della catena del Tauro. K. costituiva nel Medioevo un punto di sosta nelle vie di transito della regione. A N della città, nel massiccio vulcanico del Karadağ, è situato il complesso di rovine di epoca bizantina di Binbirkilise.Conquistata dai Selgiuqidi una prima volta nel corso del sec. 11°, K. fu riconquistata dai Bizantini nel 12°, per poi ricadere in mano turca sotto Kiliç Arslan II (1164). Nel 1190 fu attraversata da Federico I Barbarossa diretto in Palestina. Per un breve periodo fu sotto il dominio degli Armeni, che se ne impossessarono al tempo di Leone II (1210). Riconquistata dai Selgiuqidi e attraversata dall'invasione mongola, K. divenne durante il sec. 13° capitale del regno dei Karamanidi (1256-1487), che vi governarono prima come vassalli dei Selgiuqidi, poi in totale indipendenza da essi, sino alla conquista ottomana della città nel 1487.Pressoché nessun resto di epoca bizantina è rimasto a K., ove si escludano le rovine di Binbirkilise e due piccole chiese all'esterno del contesto urbano: la Fisandon Kilisesi (od. Dereköy Cami), a km. 10 dalla città, risalente ai secc. 9°-10°, e la coeva chiesa di Ibrala (od. Yeşil Dere Cami), a km. 37 da K. (Eyice, 1971, pp. 220-222, figg. 213, 220).Scarsi sono anche i resti riferibili alla dominazione selgiuqide. La cittadella fortificata è disposta su un impianto quadrangolare irregolare e alterna torri circolari, agli angoli, a bastioni rettangolari nel centro di ogni muro perimetrale. Iniziata nel sec. 12° essa fu ricostruita e restaurata a più riprese durante il periodo karamanide e ottomano (Konyalı, 1967, pp. 163-170; Temizsoy, Uysal, 1987, pp. 55-56). Ai Selgiuqidi si deve anche la piccola moschea di Saadettin Ali, annessa a un mausoleo cupolato e costruita nel 1247, durante il regno del sovrano selgiuqide Keykavus II.Con l'ascesa dei Karamanidi la città raggiunse il momento di maggiore splendore. Capitale di un regno che riuniva una vasta area includente anche importanti città, come Konya (l'antica Iconium), Ermenek, anch'essa capitale per un certo tempo di questa dinastia, Anamur, Ereğli, Akasaray e Niğde, K. conobbe, soprattutto dalla seconda metà del sec. 14°, un'intensa attività costruttiva di cui sono sopravvissute numerose testimonianze. L'architettura karamanide proseguì la tradizione inaugurata dai Selgiuqidi in Anatolia senza apportare significative trasformazioni, sebbene se ne distinguesse non riproducendone sistematicamente i modelli.Numerosi furono gli edifici religiosi eretti nella città durante il dominio di questa dinastia. Tra le moschee devono esserne ricordate diverse caratterizzate da una pianta a navate parallele al muro della qibla, come la Akçasar Cami, la Gaferyat Cami, la Arapzade Cami, la Dikbasan Cami e la Hacibeyler Cami, tutte costruite tra la metà del 14° e gli inizi del 15° secolo. Tra le caratteristiche più significative di questi edifici, vanno segnalati i miḥrāb con decorazione ceramica e i portali in pietra incisa decorati secondo tipologie tipiche del periodo selgiuqide (Diez, Aslanapa, Koman, 1950, pp. 35-66). All'architettura selgiuqide si riferisce l'impianto presente nella madrasa Hatuniye, dedicata alla figlia del sultano ottomano Murad I e moglie del karamanide Alaeddin Bey, Nefise Sultan, che la fece erigere nel 1382. Su un medaglione disposto nel portale d'ingresso è riportata la firma dell'architetto che costruì l'edificio, Hoca Ahmed bin Numan, ignoto in altre costruzioni del tempo, sebbene sia stata ipotizzata una sua partecipazione alla costruzione della cupola del mausoleo di Mevlana (Jalāl al-dīn Rūmī) a Konya, anch'essa di epoca karamanide (Diez, Aslanapa, Koman, 1950, pp. 55-66; Kuran, 1969; Sönmez, 1989, pp. 313-316). Peraltro a K. è sepolta anche la madre di questo importante mistico medievale islamico, nel complesso detto Mader-i Mevlana, del 1370, caratterizzato da un ampio ambiente cupolato preceduto da un ingresso sormontato da tre cupole minori.Al periodo karamanide risalgono anche diversi mausolei, come l'Alaeddin Türbesi, costruita alla fine del sec. 14° e disposta su una pianta ottagonale, similmente ad altre türbe coeve della città (Diez, Aslanapa, Koman, 1950, pp. 92-100; Temizsoy, Uysal, 1987, pp. 71-79).K. ospita un piccolo museo (Mus. Karaman) in cui, oltre a numerosi resti di età classica, sono raccolti oggetti di epoca medievale, bizantina e islamica, tra cui, di particolare interesse, ceramiche e monete.
Bibl.: I.H. Uzunçarşılı, Anadolu Beylikleri ve Akkoyunlu, Karakoyunlu devletleri [I Beilicati anatolici e le nazioni degli Akkoyunlu e dei Karakoyunlu], Ankara 1937 (19843); E. Diez, O. Aslanapa, M. Koman, Karaman Devri Sanatı [L'arte del periodo karamanide], Istanbul 1950; B. Ünsal, Turkish Islamic Architecture, London 1950; I.H. Konyalı, Abideler ve kitabeleri ile Karaman tarihi, Ermenek ve Mut abideleri [Storia, monumenti e iscrizioni di K., Ermenek e Mut], Istanbul 1967; A. Kuran, Karamanlı medreseleri [Le madrase karamanidi], Vakıflar Dergisi 8, 1969, pp. 213-216; O. Aslanapa, Turkish Art and Architecture, London 1971; S. Eyice, Karadağ (Binbirkilise) ve Karaman çevresinde arkeolojik incelemeler [Ricerche archeologiche nell'area di Karadağ (Binbirkilise) e a K.], Istanbul 1971; Y. Önge, Karamanoğlu Alaeddin Bey Kümbetinin restorasyonu [Il restauro della tomba del karamanide Alaeddin Bey], Rölöve ve Restorasyon Dergisi 1, 1974, pp. 21-46; Ö. Bakırer, Onüçüncü ve ondördüncü yüzyıllarda Anadolu mihrapları [Miḥrāb anatolici dei secc. 13° e 14°], Ankara 1976; H.A. Reed, s.v. ḳarāmān, in Enc. Islam2, IV, 1978, p. 641; F. Sümer, s.v. ḳarāmān-Oghullari, ivi, pp. 643-650; K. Belke, Galatien und Likaonien - Tabula Imperii Byzantini 4 (Österreichische Akademie der Wissenschaften. Philosophisch- historische Klasse, Denkschriften, 172), Wien 1984, pp. 197-198; I. Temizsoy, V. Uysal, Karaman, Konya 1987; C. Cahen, La Turquie pré-ottomane, Paris 1988; Z. Sönmez, Baçslangıçtan 16. yüzyıla kadar Anadolu türk-Islâm mimarisinde sanatçılar [Gli artisti nell'architettura anatolica turco-islamica dai primordi al sec. 16°], Ankara 1989; I. Güler, Karaman ahval-i ictimaiyye coğrafiyye ve tarihiyyesi [I dati sociologici, geografici e storici di K.], Ankara 1993.M. Bernardini
Il nome turco della località, che letteralmente significa 'mille e una chiesa', è dovuto alla grande quantità di vestigia disseminate ai piedi e sulle alture del massiccio di origine vulcanica del Karadağ, in un cratere nel quale si trovano anche tracce di abitazioni troglodite. Tra i nuclei di rovine, il più importante è quello ubicato sulla piana e attualmente occupato dal villaggio di Madenşehir; più a O, su un leggero rilievo, si trova un secondo raggruppamento, chiamato Yukarıören; un terzo agglomerato importante è situato sulla sommità del massiccio, dove, sulle rovine antiche, è sorto il piccolo villaggio di Değle. Oltre a questi tre nuclei, si riconoscono in diverse zone chiese isolate, cappelle e rovine non identificate; in particolare, sulla sommità del Madendağı si trova un sito molto importante, purtroppo ancora insufficientemente esplorato.È stato proposto di riconoscere in Binbirkilise gli antichi centri di Sidaropalos e di Hyde; l'identificazione più convincente, tuttavia, è quella con Barata (o Berata), anche se la storia di questa piccola città rimane completamente oscura. Alcune iscrizioni geroglifiche e l'esistenza di altari dimostrano che la regione era già abitata in epoca ittita. Per contro, non si conservano vestigia visibili dell'età classica; infatti, Binbirkilise e i suoi dintorni sembrano essere stati ripopolati solo in epoca tardoromana.Sulla base degli edifici e delle loro tipologie, si può avanzare l'ipotesi che la regione prosperasse fino al sec. 8°, quando, per motivi sconosciuti, venne abbandonata. In epoca turca Binbirkilise rimase disabitata, a eccezione di Yukarıören, dove venne fondato un villaggio la cui esistenza fu però effimera. Secondo alcuni viaggiatori (Olivier, 1792-1798; Kinneir, 1818; Leake, 1824), nel corso del sec. 18° la zona era occupata da una tribù bellicosa che impediva agli stranieri di addentrarsi tra le rovine. Al principio del Novecento alcune tribù nomadi si insediarono stabilmente nell'area di Binbirkilise e ciò comportò la distruzione parziale dei monumenti che si erano fino ad allora perfettamente conservati.Descritte già dai viaggiatori del sec. 19° - nel 1826 da Laborde (Laborde, 1838), nel 1835 da Hamilton (Hamilton, 1842), nel 1873 da Davis (Davis, 1879) -, le rovine di Binbirkilise furono studiate e fotografate per la prima volta nel 1895 e nel 1900 da Smirnov e Crowfoot, i cui materiali furono utilizzati da Strzygowski (1903).Tra gli edifici della città bassa (Madenşehir), quello più rappresentativo è la chiesa nr. 1, che documenta tutti gli aspetti dell'edilizia locale, sostanzialmente autonoma rispetto alla contemporanea architettura bizantina. La chiesa nr. 8, a pianta centrale cruciforme, riprodotta ancora pressoché intatta in un'incisione di Laborde (1838), non esiste più: si trattava certamente di un monumento di fondamentale importanza, forse un martyrium. È invece perfettamente conservata la curiosa esedra nr. 7, la cui origine cristiana è testimoniata dalle croci scolpite sui conci di pietra: si tratta di un'abside isolata, utilizzata per un culto locale, la cui liturgia si svolgeva a cielo aperto. Per quanto riguarda l'impianto urbanistico, va rilevato come la disposizione originaria delle abitazioni sia segnalata dagli stipiti delle porte ancora in situ; l'approvvigionamento idrico era assicurato da cisterne coperte, di cui una tra le più grandi (m. 175,50) presenta volta a botte.A Yukarıören si trova la chiesa nr. 10, a pianta centrale, di forma ovale. Nella città alta (Değle), la chiesa più rappresentativa è la nr. 31, una basilica simile alla nr. 1. Oltre ai resti di un monastero (nr. 44), la cui chiesa presenta una pianta a croce libera, l'edificio principale di questa località è la basilica nr. 32. Sulla base di quanto si ricava dalle fotografie dell'inizio del secolo, essa era l'unica chiesa di Binbirkilise provvista di gallerie sulle navate laterali, con un adattamento allo stile locale di moduli architettonici tradizionali. Al centro della città alta si innalza un imponente complesso di edifici (nrr. 39-43), forse un palazzo episcopale oppure una residenza signorile. L'edificio nr. 45 sembra essere invece un'abitazione, che prevedeva un piano superiore cui si accedeva per mezzo di una scala esterna.Sui picchi del Karadağ si trovano alcune chiese isolate, tra cui la più importante è quella di Mahalaç, posta nei pressi del mausoleo del vescovo Leone, forse del 5° secolo. La chiesa, con pianta a croce libera, è collegata agli edifici di un monastero per mezzo di un corridoio voltato; la parte centrale della costruzione si eleva in forma di torre quadrata che ingloba una cupola, il cui piano d'imposta era costituito di pietre poste trasversalmente sugli angoli.I tratti caratteristici dell'architettura di Binbirkilise possono essere così riassunti: a) le absidi sono aggettanti e semicircolari, leggermente coniche nell'alzato esterno, senza absidiole né ambienti laterali annessi (pastophória); b) le absidi e le facciate, comprese quelle del nartece, presentano generalmente aperture gemine; c) il nartece mostra ambienti laterali, quello verso S-E chiuso, l'altro aperto verso il corpo centrale del nartece stesso, da cui è separato per mezzo di un arco; d) la muratura esterna è in conci di pietra apparecchiati molto accuratamente; e) le navate sono coperte con volte a botte in pietra rinforzate da archi trasversi; f) gli estradossi delle volte sono coperti da un tetto in muratura a doppio spiovente (tranne che nella basilica nr. 1), coperto da tegole di reimpiego allettate nella malta; g) tutti gli elementi semicircolari, in pianta e in alzato, presentano un profilo a ferro di cavallo; h) i sostegni sono costituiti da pilastri tozzi, sprovvisti di capitelli; i) gli edifici non presentano alcuna ornamentazione architettonica, ma sono sobri e singolarmente austeri.Le costruzioni di Binbirkilise documentano, tra i secc. 5° e 8°, uno stile architettonico prettamente locale - ben differente da quello della tradizione classico-ellenistica e privo di ogni analogia con quello delle chiese siriache - le cui origini vanno ricercate nella tradizione autoctona.
Bibl.: G.A. Olivier, Voyage dans l'empire othoman, l'Egypte et la Perse, 4 voll., Paris 1792-1798; J.M. Kinneir, Journey through Asia Minor, Armenia and Koordistan in the Years 1813 and 1814, London 1818; W.M. Leake, Journal of a Tour in Asia Minor, London 1824; L. de Laborde, Voyage de l'Asie Mineure, I, Paris 1838; W.J. Hamilton, Researches in Asia Minor, Pontus and Armenia with Some Accounts of their Antiquities and Geology, London 1842, II, p. 310; D.E. Davis, Life in Asiatic Turkey. A Journal of Travel in Cilicia, Pedias and Trachaea, Isauria, and Parts of Lycaonia and Cappadocia, London 1879, pp. 301, 305-311; J. Strzygowski, Kleinasien. Ein Neuland der Kunstgeschichte, Leipzig 1903; C. Holzmann, Binbirkilise Archäologische Skizzen aus Anatolien. Ein Beitrag zur Kunstgeschichte des christlichen Kirchenbaues, Hamburg 1904; W. Ramsay, G.L. Bell, The Thousand and One Churches, London 1909; J. Fink, Die Kuppel über dem Viereck, Freiburg im Brsg.München 1958, pp. 26-47; R. Lienhardt, The Great Basilica, JSAH 24, 1965, pp. 300-303; M. Restle, s.v. Binbirkilisse, in RbK, I, 1966, coll. 690-719; J. Kollwitz, Binbirkilise und das Problem der Turmfassade, in Tardo Antico e Alto Medioevo. La forma artistica nel passaggio dall'antichità al Medioevo, "Atti del Convegno internazionale dell'Accademia dei Lincei, Roma 1967" (QuadALincei, 105), Roma 1968, pp. 315-320; S. Eyce, Karadağ (Binbirkilise) ve Karaman çevresinde arkeolojik incelemer [Ricerche archeologiche nell'area di Karadağ (Binbirkilise) e di K.], Istanbul 1971.S. Eyice