KARCHESION (καρχήσιον; carchesium)
Forma di vaso, che si può considerare come una variante del cantaro (v.). Come questo, infatti, il karchesion è un vaso da bere, munito di due anse verticali, che partono dalla base e si riattaccano all'orlo; ma è spesso privo di piede, e offre la particolarità di avere il corpo, piuttosto fondo, che leggermente si restringe verso il mezzo, mentre si riallarga alla bocca (Athen., XI, p. 474).
Nei testi i vasi di questa forma sono ricordati fatti di metalli preziosi, o comunque come oggetti di valore; oggi però lo stesso nome si dà anche ad esemplari in argilla.
Lo stesso nome era dato, nella nave, alla parte superiore dell'albero maestro, comprendente sia la gabbia, la cui forma richiama appunto quella del vaso sopra descritto (è dubbio tuttavia se il nome sia venuto al vaso dalla gabbia o viceversa), sia un elemento in legno, riportato, corrispondente al nostro calcese, in cui girava una carrucola che serviva, per mezzo di corde, al sollevamento di pesi. Vitruvio chiama inoltre carchesium versatile un apparecchio atto a caricare e scaricare le navi.
Bibl.: Forcellini, Lexikon, s. v.; E. Saglio, in Daremberg e Saglio, Dictionnaire, I, ii, p. 913 seg.; Frankenstein, in Pauly-Wissowa, Real-Encykl. d. class. Altertumwiss., IV suppl., Stoccarda 1924, col. 876; G. Perrot-Ch. Chipiez, Histoire de l'art dans l'antiquité, IX, Parigi 1911, p. 309.