GJELLERUP, Karl
Scrittore danese, nato a Roholte il 2 giugno 1857, morto a Klotzsche presso Dresda l'11 ottobre 1919. Dal 1892 visse in Germania. Nel 1917 divise con Henrik Pontoppidan il premio Nobel. In giovinezza aderì al naturalismo trionfante allora con Brandes (v. le liriche di Rødtjørn, 1881; Aander og Tider, 1882; e i racconti En Idealist, 1878; Det unge Danmark, 1879; Germanernes Lørling, 1882; Romulus 1883). Ma, dopo un viaggio in Germania, in Italia e in Grecia (v. le sue impressioni in En klassisk Maaned, 1884, e Vandreaaret, 1885), la sua indole patetica e meditativa e l'influenza dei Russi (v. G. Dur, 1882) e dei Tedeschi lo spinsero per altre vie. Tra i suoi numerosi drammi di questo tempo, alcuni dei quali (v. particolarmente Hennar) di tipo schilleriano idealistico, Tamyris (1887) rispecchia le sue nostalgie elleniche (già accennate nel giovanile racconto Antigonos, 1880), e Brynhild (1884) i suoi entusiasmi wagneriani; soprattutto l'idea wagneriana della "Erlösung" divenne motivo centrale della sua opera, anche nei romanzi di soggetto moderno, fra cui i migliori sono Minna (1889) e Møllen (Il mulino, 1896). Wagner e, insieme, Schopenhauer, lo condussero infine verso il mondo indiano (v. i drammi Offerildene, Il fuoco di sacrificio, 1903; Den fuldendtes Hustru, La moglie dell'uomo perfetto, 1907; e i romanzi Pilgrimmen Kamanita, Il pellegrino Kamanita, 1906, e Verdensvandrerne, I viandanti per il mondo, 1910). Con gli ultimi romanzi tornò ad argomenti germanici o danesi (Rudolph Stens Landpraksis, 1913; Guds Venner, 1916, e Den gyldne Gren, 1917). Fu un patetico epigono di alcune grandi correnti spirituali del passato, che egli cercò di mantener vive.
Bibl.: K. G., der Dichter u. Denker. Sein Leben in Selbstezeugnissen u. Briefen, a cura di P. A. Rosenberg, Lipsia 1921-23. Cfr. A. Drews, K. G., in Preuss. Jahrb., CLXXV (1919); G. Buchreitz, K. G., in Edda, XXX (1930).