LACHMANN, Karl
Filologo, nato a Brunswick il 4 marzo 1793, morto a Berlino il 13 marzo 1851. Si addottorò nel 1811; nel 1815 prese parte alla campagna di Francia. Dal 1818 al 1824 fu professore a Königsberg e dal 1825 al 1851 a Berlino.
L. si acquistò grande fama come latinista, come grecista, e come germanista. In ognuno di questi campi egli ha lasciato traccia durevole per il metodo da lui seguito nella critica del testo. Per primo distinse nettamente recensio ed emendatio (v. Edizione: Edizione critica, XIII, p. 477 segg.). Quanto alla prima, egli scartava sistematicamente ogni testimonianza sospetta d'interpolazione e fondava il testo esclusivamente su pochi testimoni sinceri. Questi egli ordinava genealogicamente, servendosi delle loro concordanze in errori. E dell'albero genealogico si giovava per ricostruíre il più meccanicamente possibile l'archetipo. Dall'archetipo all'originale può risalire soltanto l'emendatio. Questo metodo segna un notevole progresso rispetto ai critici precedenti che costruivano per lo più i loro testi arbitrariamente su un certo numero di testimoni scelti a caso tra quelli che avevano a mano. Ma esso evidentemente è insufficiente per testi di larga diffusione, non tramandati meccanicamente. Il Lachmann ne ebbe sentore egli stesso, e, seguendo l'esempio di teologi del Sei-Settecento, applicò al Nuovo Testamento un metodo "geografico", che corrisponde assai bene a quello delle aree, ch'è vanto della linguistica più recente. Come latinista curò nel 1816 una prima edizione di Properzio, che fu da lui ripubblicata, insieme con le poesie di Catullo e di Tibullo, nel 1829; e inoltre le edizioni di Terenziano Mauro e delle favole di Aviano (1845). Ma pregiata soprattutto fu l'edizione di Lucrezio (1850), corredata di un ottimo commento critico ricchissimo di osservazioni sulla storia della lingua latina, e non ancora sostituito. Il suo Lucilio fu edito postumo nel 1876. Dissertazioni sue su Tibullo, sulla cronologia, la critica e la metrica delle odi di Orazio, sulle Eroidi d'Ovidio, si possono leggere raccolte nelle Kleinere Schriften (voll. 2, Berlino 1876). Curò pure due edizioni di Gaio (1841-1842) e una dei Gromatici Veteres, voll. 2, Berlino 1848 e 1852. Come grecista fu autore d'una importante edizione del Nuovo Testamento (1831; 4ª ed., voll. 2, 1842-1850), di un'edizione di Genesio per il Corpus scriptorum historiae Byzantinae (vol. LV, Bonn 1834), di un'edizione delle favole di Babrio (1845). Il Lachmann decompose pure i Nibelungi (1816), poi in due memorie (Betrachtungen über Homers Ilias), uscite prima presso l'Accademia di Berlino (1837 e 1841) e ristampate poi con aggiunte di M. Haupt (3ª ed., 1874), l'Iliade in un certo numero di canti indipendenti. Qui egli si mostra troppo logico, troppo razionalistico e disconosce che ognuno dei poemi omerici è, comunque, un'unità, non semplicemente un'accozzaglia di canti separati, un prodotto meccanico del caso. Ma le sue osservazioni su incongruenze particolari mantengono il loro valore, se anche debbono essere spiegate diversamente.
Fu, specie nel campo latino, insigne metrico e a lui si debbono osservazioni di valore permanente, sebbene inclinasse talvolta a speculazioni numeriche fantastiche. Esercitò sulle generazioni seguenti un immenso influsso nel bene e nel male.
Bibl.: M. Hertz, C. L. Eine Biographie, Berlino 1851; J. Grimm, Über den Personenwechsel in der Rede, Berlino 1856, ristampata nelle Kleinere Schriften del Grimm stesso, I, Berlino 1864, pp. 145-162; M. Schmidt, nei Jahresberichte di C. Bursian, Lipsia 1874, II, pp. 788-792; J. E. Sandys, A History of classical Scholarship, III, Cambridge 1908, pp. 127-31; U. von Wilamowitz-Moellendorf, Geschichte der klassischen Philologie, Lipsia 1921, p.. 58 segg.; G. Pasquali, Teologi protestanti predecessori del Lachmann, in St. it. di filol. class., IX (1931), p. 243 segg.