LAMPRECHT, Karl
Storico tedesco, nato a Jessen il 25 febbraio 1856, morto a Lipsia il 10 maggio 1915. Dal 1890 ordinario di storia nell'università di Marburgo, fu chiamato l'anno appresso all'università di Lipsia, dove insegnò fino alla morte esercitando dalla cattedra un influsso grandissimo su larga parte delle giovani generazioni. Per un certo periodo il L. fu infatti lo storico più noto, seppure più discusso, della Germania prebellica; non tanto per i suoi lavori specifici - d'altronde ragguardevolissimi - quanto per le concezioni storiografiche e per l'essere il caposcuola della storiografia positivistica tedesca.
L. postulava infatti da una parte una storia-scienza "esatta", nel senso dell'esattezza e scientificità delle cosiddette scienze esatte, ponendo a base della ricerca storica lo stesso principio di causalità che dominava nelle ricerche biologico-naturali; dall'altra, e in connessione col primo postulato, una storia di "civiltà" che abbracciasse i più varî momenti della vita di una nazione, da quello economico a quello artistico, e li ricostruisse in insieme organico, dando così il massimo valore alle manifestazioni collettive, rifiutando il culto dell'individualità, caratteristico della storiografia romantica (la sua Kulturgeschichte è pertanto assai diversa, nello spirito animatore, dalla Kulturgeschichte di un Burckhardt), e rifiutando anche la storia puramente politica, la cosiddetta Staatsgeschichte (donde le polemiche con lo Schäfer e altri). All'atto corrente poi, nel "complesso" di L. appaiono predominanti le preoccupazioni economico-sociali (secondo, d'altronde, gl'indirizzi più diffusi in quel periodo), com'è agevole osservare specialmente nella seconda parte della Deutsche Geschichte (alla storia economica d'altronde il L. aveva dedicato più d'un lavoro specifico: soprattutto l'assai importante Deutsches Wirtschaftsleben im Mittelalter, voll. 3, Lipsia 1886).
Le teorie del L. furono oggetto di vivacissime discussioni; né meno discusse furono le applicazioni ch'egli ne fece nella sua opera fondamentale, la Deutsche Geschichte (voll. 12, Berlino 1891-1904). E certo più e più volte i quadri storici del L. rivelano, in fondo, uno schematismo semplicistico che contrasta parecchio con le aspirazioni sue alla storia totalitaria; certo il preteso scientificismo non impedisce al L. di essere uno tra i più soggettivi, personali e talora anche unilaterali storici dell'ultimo periodo; certo anche le concezioni storiografiche di lui sono quasi completamente superate nella storiografia tedesca più recente. Tuttavia, il L. resta una figura di prim'ordine nella storia spirituale della Germania guglielmina: storico di grandissima dottrina e di acuto intuito, che, nonostante errori di prospettiva e manchevolezze singole, ha scritto opere di ampio respiro, e infaticabile animatore di studî (a lui risale la creazione, nel 1909, del Institut für Kultur u. Universalgeschichte, a Lipsia, con lo scopo di studiare, con il metodo e le prospettive del L., la storia di tutti i popoli).
Opere: Oltre le opere ricordate, v. anche Études sur l'état économique de la France pendant la première partie du moyen âge, Parigi 1889; Deutscher Aufstieg 1750-1914 (1914). Importanti per la sua concezione storiografica sono specialmente Alte u. neue Richtungen der Geschichtswissenschaft (Berlino 1896); Was ist Kulturgeschichte, in Deutsche Zeitschrift für Geschichtswissenschaft, 1897; Moderne Geschichtswissenschaft, Berlino 1905; Einführung in das histor. Denken (1912).
Bibl.: R. Kötzke e Tille, K. L., Gotha 1915; F. Meinecke, K. L., in Hist. Zeitschrift, 1915; E. J. Spiess, Die Geschichtsphilosophie von K. L., Erlangen 1921; F. Seifert, Der Streit um K. L. Geschichtsphilosophie, Augusta 1925.