LUEGER, Karl
Uomo politico austriaco, nato a Vienna il 23 ottobre 1844, ivi morto il 10 marzo 1910. Appartenente a povera famiglia, diede inizio nel 1883 ad un'agitazione tribunizia antiliberale fra la piccola borghesia e le classi operaie, che trovò adesione nei campi più diversi e anche fra uomini dell'alta aristocrazia come il principe Luigi di Liechtenstein. Fondò il partito cristiano-sociale, a tendenze religiose, antisemite e contrarie all'invadenza sempre crescente dei Magiari, non solo negli affari comuni della Monarchia ma anche nelle cose interne dell'Austria. La sua azione si svolse principalmente nella città di Vienna e nella Bassa Austria, di cui divenne l'arbitro. Nelle elezioni municipali di Vienna della primavera del 1895 i cristiano-sociali conquistarono 84 mandati mentre i liberali, da molto tempo padroni del campo, poterono conservarne soltanto 68. L. fu eletto borgomastro, ma il governo gli rifiutò la sanzione e sciolse il consiglio municipale. Le nuove elezioni accrebbero la maggioranza cristiano-sociale. Il 29 ottobre 1895, L. fu rieletto borgomastro. Su proposta del presidente del consiglio K. Badeni, l'imperatore gli negò ancora la sanzione; ma il consiglio lo elesse una terza volta alla metà di novembre. Nuovo scioglimento, nuove elezioni (marzo 1896), nuovo trionfo dei cristiano-sociali. Il 18 aprile L. fu eletto borgomastro per la quarta volta. Francesco Giuseppe lo fece chiamare e lo indusse a contentarsi del posto di vice-borgomastro, per cui non occorreva nessuna conferma. Dopo la quinta elezione (8 aprile 1897) la sanzione fu finalmente concessa e si disse che a questo mutamento non fosse stato estraneo un discreto intervento del nunzio apostolico A. Agliardi. Da allora egli restò borgomastro fino alla morte: fu anche deputato al Reichsrat e Francesco Giuseppe, verso il quale mantenne un'attitudine leale e devota, finì col nominarlo consigliere intimo. Nel novembre 1897 contribuì alla caduta di Badeni, dichiarando all'imperatore che non poteva garantire la tranquillità della capitale, se l'inviso ministro fosse rimasto al potere.