Scrittore tedesco (Lipsia 1878 - Bruxelles 1942). Figlio di un ricco banchiere, nella sua vita godette di tutti i privilegi di una consolidata fortuna borghese; si segnalò, tuttavia, come uno dei critici più caustici della società del suo tempo, cioè della società guglielmina, profondamente borghesizzata, riproposta in quadri di lucido realismo che la colgono soddisfatta dei suoi apparenti valori e calata nelle sue meschinità. Dopo inizî generici (con la commedia Der Heiland, 1898, e coi drammi Judas Ischarioth, 1901, Ulrich und Brigitte, 1907, e Don Juan, 1909) si affermò in una serie di commedie, Die Hose (1911), Die Kassette (1912), Bürger Schippel (1914), Der Snob (1914), 1913 (1915), talora troppo farsesche ma sicuramente efficaci nel proporre e dissacrare tipi rappresentativi di quella società. Fu quella la sua stagione più felice, quella per cui riuscì in qualche misura a influenzare il nascente movimento espressionistico. Della sua produzione successiva, si ricordano le commedie Tabula rasa (1916), Die Marquise von Arcis (1918), Der entfesselte Zeitgenosse (1920) e il dramma Oscar Wilde (1925). Si dedicò anche alla narrativa (fra l'altro col romanzo Europa, 1920, e con le novelle raccolte da ultimo nei 3 volumi di Chronik von des zwanzigsten Jahrhunderts Beginn, 1926-28) e alla saggistica (Berlin oder Juste Milieu, 1921, Tasso oder Kunst des Juste Milieu, 1921, e l'autobiografico Vorkriegseuropa im Gleichnis meines Lebens, 1936), rimanendo sostanzialmente ancorato alla stessa tematica e allo stesso abito critico.