Vossler, Karl
Critico e filologo tedesco (Hohenheim, Stoccarda 1872 - Monaco di Baviera 1949); professore nelle università di Heidelberg (1902), Würzburg (1909) e Monaco (1911-1937, 1945-1947).
Il V. occupa un posto assai importante nella storia dei rapporti tra il mondo culturale italiano e quello tedesco, specialmente per gli anni anteriori alla prima guerra mondiale, a causa della funzione che egli esercitò d'interprete della civiltà intellettuale del suo paese nell'università italiana e delle tendenze crociane e idealistiche, formulate in Italia, nei circoli accademici della Germania guglielmina.
Allievo del Monaci a Roma, egli non si limitò infatti a impadronirsi degli strumenti di lavoro di tipo erudito che questi poteva fornirgli, ma venne presto in contatto con i gruppi intellettuali che facevano capo alla " Critica " del Croce e partecipò direttamente ai dibattiti metodologici promossi dal Croce cercando di trarre profitto dai principi della prima estetica di cui egli si servì per esplorare tra il 1904 ed il 1905 da un punto di vista idealistico la ‛ scienza ' del linguaggio.
La posizione di preminenza acquisita in Italia che gli derivava dalla sua funzione d'interprete autorizzato della cultuta italiana nel suo paese facilitò l'ingresso nel mondo universitario dei suoi volumi danteschi affidati dal Laterza a traduttori accreditati quali S. Jacini e il germanista L. Vincenti. La traduzione del suo Die Göttliche Komödie, uscito ad Heidelberg nel 1908 (La D.C. studiata nella sua genesi e interpretata, Bari 1909-1913; nuova ediz. riveduta e ampliata sull'ediz. tedesca del 1925, ibid. 1927), fu un fatto di notevole importanza editoriale e non sorprende che ispirasse significativi dibattiti metodologici, quali quello provocato dall'intervento di G. Gentile nella " Critica " del 1908 e quello, assai più tardivo, promosso dagli " Studi danteschi " del Barbi e affidato a un critico d'indirizzo crociano, L. Russo.
Un giudizio sull'attività di dantista del V. non può oggi più puntare, in modo esclusivo, sui volumi che compongono la sua opera sulla Commedia, ma deve rifarsi alle sue suggestive annotazioni di recensore di libri danteschi per la " Zeitschrift für Romanische Philologie " e per la " Literaturblatt fiir Germanische und Romanische Philologie ". Esemplari da questo punto di vista sono i suoi appunti al libro di G. Lisio, L'arte del periodo nelle opere volgari di D., genialmente recensito anche dal Parodi; e, più tardi, le sue recensioni alla Poesia di D. del Croce e al D. als Dichter der irdischen Welt dell'Auerbach. Caratteristico è anche il suo interessamento per i traduttori tedeschi di D., specie per quelli, come il George e il Borchardt, che si avvicinano alla Commedia partendo da una loro personalissima esperienza della forma letteraria (il V. pubblicherà poi una propria traduzione della Commedia, Friburgo 1942; Erlangen 1950).
Il tempo intermedio tra l'intensa attività di recensore e il libro sulla Commedia, da cui il V. doveva derivare maggior lustro, risulta proficuamente riempito dalla brillante prova di esplorazione del retroterra intellettuale della lirica dantesca costituita dallo studio intitolato Die philosophischen Grundlagen zum " Süssen neuen Stil ".
Il vantaggio di questo libro anche rispetto al più impegnativo studio su D. degli anni seguenti consiste nel fatto che esso presenta il territorio culturale da cui nasce l'esperienza lirica non come la remota premessa ma come l'urgente stimolo al discorso poetico.
Il ricambio tra cultura provenzale nelle sue fonti dottrinarie (Matfré Ermengaud e il suo Breviari d'Amor), trattatistica d'amore in latino (Andrea Cappellano e il suo De Amore) e trattatistica didascalico-edificante (Egidio Colonna e il De Eruditione principum falsamente attribuito a s. Tommaso), da un lato, e poesia siciliana e stilnovistica dall'altro, è dimostrato dal V., nell'ambito della problematica della nobiltà e dell'amore, con grande rigore espositivo. Particolare rilievo viene attribuito, a proposito dell'amore, al dilemma del poeta stilnovista diviso tra la spinta idealizzante che approda nella configurazione della donna angelicata e la remora pessimistica rappresentata dalla posizione di s. Tommaso (Sum. theol. I 2 26) secondo cui esiste una differenza fondamentale tra " Amor amicitiae " e " Amor concupiscentiae " e non si può, neppure per vaga approssimazione, dedicare a creatura umana individuale il supremo, edificante amore che si deve solo a Dio. (Sul retto modo d'intendere per questa parte s. Tommaso sono però da vedere le osservazioni di E.G. Parodi).
Più complessa risulta la trama del libro del V. dedicato alla Commedia. La strategia critica in esso impiegata appare alquanto dispersiva nella misura almeno in cui lo studioso, prendendo le mosse da troppo lontano e procedendo a una serie di analisi di contenuti culturali dall'antichità al Medioevo romanzo, approda alla Commedia solo come a un estremo punto di riferimento. E siccome l'approccio del critico è di volta in volta fortemente diversificato - sicché si discute ora di contenuti religioso-filosofici, ora di contenuti etico-politici, ora di contenuti letterari -, la personalità di D., se non nelle intenzioni del critico, nell'ineluttabile gravitazione degli espedienti didascalici che egli è portato ad adoperare risulta divisa in molteplici e poco conciliabili sfaccettature.
Tale dissociazione si accentua peraltro a causa della scarsa simpatia mostrata dal V. per i procedimenti allegorici della Commedia, che pure egli sa descrivere con grande precisione e dottrina.
Nella visione modernizzante di un D. grande poeta malgrado la sua cultura il V. condivide certe posizioni della critica romantica. Da questa per altro verso si distacca tutte le volte in cui egli descrive la resa poetica dei singoli canti - intesa nel senso crociano di poeticità episodica - collegandola in modo assai intimo alla fenomenologia del peccato quale si manifesta nella rigorosa applicazione delle leggi del contrapasso.
Altri studi: D. und die Renaissance, in " Neue Heidelberger Jahrbucher " II (1902) 87-107 (rist. in D. als religiöser Dichter, Sedwyla-Bern 1921, 19-39); recens. a P. Chistoni, La seconda fase del pensiero dantesco, in " Literaturblatt für Germanische und Romanische Philologie " XXIV (1903) 381-383; recens. a G. Lisio, L'arte del periodo nelle opere volgari di D., in " Zeit. Romanische Philologie " XXVII (1903) 352-363; Die philosophischen Grundlagen zum " Süssen neuen Stil " des G. Guinicelli, G. Cavalcanti und D.A., Heidelberg 1904; Die Göttliche Komödie. Entwicklungsgeschichte und Erklärung, Heidelberg 1907-1910 (I I: Religiose und philosophische Entwicklungsgeschichte; I 11: Etisch-politische Entwicklungsgeschichte; II I: Die literarische Entwicklungsgeschichte; II II: Erklärung des Gedichtes. Nuova edizione, ibid. 1925); Intorno a un libro su D., risposta al Gentile, in " La Critica " VI (1908) 157-158 (l'articolo del Gentile, ibid. 52 ss.); recens. a H. Hauvette, Dante, in " Literaturblatt für Germanische und Romanische Philologie " XXXIII (1912) 278-288; recens. a B. Croce, La poesia di D., in " Deutsches Literaturzeitung " XLIII (1921) 1-7 (rist. in D. als religiöser Dichter, cit.); recens. a H. Hefeles, Dante, ibid., pp. 481-487; Über Borchardts Deutschen Dante, in " Neue Deutsche Beiträge " (1923) 143-152; recens. a E. Auerbach, D. als Dichter des irdischen Welt, in " Deutsche Literaturzeitung " LI (1929) 69-72. Tutti gli scritti del V. sono registrati in Th. Ostermann, Festgabe für K. V., Monaco 1932.
Bibl. - E.G. Parodi, in " Bull. " XI (1904) 170-172; A. Solmi, ibid. XV (1908) 241-253; L. Russo, Il D. del V. e l'unità poetica della D.C., in " Studi d. " XII (1927) 5-29; H. Friedrich, in " Hochland " XLI (1949); N. Saito, K.V. scrittore e filologo geniale tedesco, in " Illustrazione italiana " 26 giugno 1949; F. Schalk, in " Deutsche Vierteljahrsschrift für Literaturwissenschaft und Geistgeschichte " XXIII (1949); G. Rohlfs, in " Zeit. Romanische Philol. " LXVI (1950); V. Klemperer, in " Forschungen und Fortschritte " XXVI (1950); ID., K.V. Verhältnis zu D., in " Deutsches Dante-jahrbuch " XXIX-XXX (1951) 118; M. Sansone, Il carteggio Croce-V., in " Letterature Moderne " II (1952); A. Gargiulo, Scritti di estetica, Firenze 1952, 174 ss.; A. Schiaffini - L. Russo - A. Vallone, K.V. e Leo Spitzer, in Letteratura italiana. I critici, Milano 1969, 3057-3079.