SKALBE, Kārlis
Poeta lettone, nato il 7 novembre 1879 a Vecpiebalga (Vidzeme). Aiuto nelle case coloniche, venditore ambulante, segretario comunale, maestro di scuola rurale, nel 1905 prese parte alla rivoluzione. Esiliato, dal 1906 al 1910 visse da emigrante a Helsinki e Oslo. Dopo il suo ritorno a Riga, fu condannato a un anno e mezzo di carcere (1911-13), nel 1914 fu corrispondente di guerra in Polonia, nel 1915 visse a Mosca e a Pietroburgo, nel 1916 entrò a far parte dei battaglioni lettoni, nel 1917 fu nominato membro del Consiglio nazionale, nel 1920 dell'Assemblea costituzionale, nel 1922-1931 del parlamento. Dal 1928 è redattore capo della rivista letteraria Piesaule.
Lo S. è il più lettone di tutti i poeti lettoni; la sua poesia è sincera, chiara e semplice. I titoli stessi che egli ha scelto per le sue raccolte di liriche (Kad ābeles zied, "La fioritura dei pomi", 1904; Zemes dūmo "Nel fumo della terra", 1906; Sirds un saule "Cuore e sole", 1911; Sapîi un teikas "Sogni e leggende", 1912; Zāles dvaša "L'alito dell'erba", 1931), provano che egli è un neoromantico che si sottrae alla realtà per cercare rifugio nella natura e nei sogni. Lo S. è uno dei più grandi maestri del sec. XX, nel genere dei racconti di fata: Ziemas pasakas "Racconti d'inverno", 1914; Pasaka par vecāko dēlu "Racconto del figlio maggiore", 1924; Mates legendas "Leggende della madre", 1928. L'eroina delle sue opere è la Virtù, la felicità che trovano i cuori semplici nel sacrificarsi.
Ediz.: Opere complete edite da A. Birkerts, voll. 3, 1922-23. Raccolta nell'anniversario di Kārlis Skalbe, 1879-1929. Parecchie novelle sono state tradotte in tedesco e in russo.