Kashmir
Regione nordoccidentale del subcontinente indiano, tra il Karakorum e i rilievi prehimalaiani, controllata per due terzi del territorio dall’Unione Indiana e per il resto dal Pakistan. Abitato anticamente da tribù locali di origine indoeuropea, il K. fece parte del primo impero indiano (➔ Chandragupta Maurya); in seguito subì la dominazione dei governatori greci della Battriana e nel 1° sec. d.C. fu annesso all’impero kushana. Dopo un breve periodo sotto il protettorato cinese nel 7° sec., il trono del K. fu occupato da diverse dinastie. Tra il 9° e il 12° sec. in K. si sviluppò la scuola del cd. shivaismo kashmiro, unitario e monista, una delle principali correnti dello shivaismo indiano. Al 12° sec. è attribuita l’opera storica Rajatarangini di Kalhana, che ricostruisce la storia del K. dalle origini al 1000 d.C. circa. Il K. cedette poi all’avanzata araba; dopodiché fu conquistato da Muhammad Ghuri e poi dai Mughal, che lo mantennero fino a metà del 19° secolo. Nel 1847 gli inglesi conquistarono la regione, che rimase sotto il loro controllo fino alla concessione dell’indipendenza nel 1947, quando furono creati i due Stati dell’India e del Pakistan.
Con la fine del dominio coloniale britannico in Asia meridionale (ag. 1947), i principati indigeni furono chiamati a scegliere fra l’adesione all’India o al Pakistan e l’indipendenza. In Kashmir, Stato a maggioranza musulmana, il maragià indù Hari Singh optò inizialmente per l’indipendenza, ma la fragilità interna, acuita da un movimento di opposizione al suo regime autocratico guidato da Sheikh Abdullah, e l’invasione da parte di guerriglieri pathan della regione sudoccidentale di Punch lo indussero nel giro di due mesi a firmare l’accessione all’India. Di conseguenza, Nuova Delhi inviò l’esercito a liberare la valle di Srinagar e il Pakistan rispose occupando i distretti settentrionali di Gilgit e Baltistan. Con la mediazione dapprima degli inglesi e poi dell’ONU, si giunse nel 1949 a un cessate il fuoco che istituì la cd. Linea di controllo (LOC), in previsione della celebrazione di un referendum popolare (mai indetto); il cd. Pakistan-occupied Kashmir (chiamato dai pakistani Azad Kashmir) rimase così sotto un governo formalmente indipendente con capitale a Muzaffarabad, ma in pratica controllato dal Pakistan. La questione del K., che affonda le radici da un lato nell’inimicizia fra India e Pakistan e dall’altro in quella fra indù e musulmani, si inserì nel contesto mondiale della Guerra fredda, con l’URSS che appoggiava la linea indiana e gli USA quella pakistana; a ciò si aggiunse il conflitto sino-indiano relativo ai confini himalaiani, che nella sezione occidentale correvano attraverso il ghiacciaio dell’Aksai Chin, rivendicato dall’India. Nel tentativo di trarre vantaggio dall’incursione cinese nel Ladakh (1962), il Pakistan con M. Ayub Khan lanciò nel 1965 un’azione militare su ampia scala, cui l’India rispose con una vittoriosa controffensiva; l’ONU impose allora un nuovo cessate il fuoco e nei successivi negoziati (gennaio 1966) i due Paesi si impegnarono a rispettare i confini provvisori antecedenti alla guerra. Dopo il conflitto del 1971, culminato nella nascita del Bangladesh, vennero firmati gli Accordi di Shimla (1972), nei quali India e Pakistan nuovamente si impegnarono a riconoscere la LOC come confine di fatto. Il K. rimase teatro di violente tensioni negli anni seguenti, quando movimenti insurrezionali favorevoli all’indipendenza dello Stato o alla sua adesione al Pakistan indussero il governo indiano a dispiegare l’esercito tra la popolazione civile. Alla fine degli anni Ottanta, gli scontri lungo la LOC proseguirono e carattere ancora più aspro assunsero quelli all’interno dello stesso K., dove le autorità indiane rafforzarono ulteriormente la presenza militare. Nel 1999 l’esercito indiano intervenne per ricacciare militanti pakistani infiltratisi nella regione di Kargil, nel Ladakh occidentale; anche dopo il ritiro di questi le schermaglie continuarono, fino al cessate il fuoco del 2004. Il devastante terremoto del 2005 creò le condizioni per una prima normalizzazione degli spostamenti dei civili attraverso la frontiera, cui seguì l’apertura controllata di valichi per scopi commerciali e di pellegrinaggio (2008).