HEPBURN, Katharine
(App. II, I, p. 1183)
Attrice cinematografica e teatrale statunitense. L'esaurirsi dello studio system dovuto all'affermarsi della televisione, pur costringendo la Metro Goldwyn Mayer − come altre potenti case hollywoodiane − a rinunciare ai contratti in esclusiva con i divi, non incide sulla quotazione della H., consolidata in due decenni di attività, fitti di intrattenimenti eleganti ma anche di romanzi sentimentali accolti con favore dal pubblico (vedi Sea of grass, Il mare d'erba, o Song of love, Sogno d'amore, entrambi del 1947). La coppia impertinente formata dalla H. con C. Grant, che aveva animato sofisticate commedie fra il 1938 e il 1941, si scioglie per dar luogo all'altra, più matura, tra la H. e S. Tracy.
La nuova coppia risponde a un più articolato quadro di costume dove, sempre in spettacoli di ottima fattura, si considerano motivi vivaci della società statunitense, quale il ruolo subalterno della donna o certo snobismo di ceto o di razza ora trattati con modi leggeri (Adam's rib, La costola di Adamo, 1949, per esempio) e ora sfiorati da un sentore di dramma (Guess who's coming to dinner, Indovina chi viene a cena, 1967). Il sodalizio dell'attrice con S. Tracy continua peraltro con discrezione anche fuori dagli studios.
Anche quando le viene affidato − in The African Queen (La regina d'Africa, 1951), o in The rainmaker (Il mago della pioggia, 1956) − il ruolo codificato nella narrativa rosa della zitellina che, riscaldata dall'amore, rivelerà insospettabili estri, la H., affiancata da solidi registi e attori, conferma schiettezza di accenti e attendibilità nelle notazioni psicologiche. Grazie a una recitazione priva di esibizionismi, sempre consapevole della straordinaria ricchezza dei propri mezzi espressivi, l'attrice − pur senza rinunciare al suo acquisito statuto di diva e ormai al suo quarto decennio di carriera − può permettersi di apparire sia sul palcoscenico (nel musical Coco, sulla stilista Chanel, in scena a Broadway nella stagione 1969-70), sia sugli schermi internazionali. Con sottile gioco mimico riporta a un dimesso tono quotidiano vicende tragiche di ieri o di altri tempi: The lion in winter (Il leone d'inverno, 1968), The madwoman of Chaillot (La pazza di Chaillot, 1969), The Trojan women (Le troiane, 1971), tre film realizzati in Europa.
Il commosso On golden pond (Sul lago dorato, 1981), dove al fianco dell'attrice − ormai colpita dal morbo di Parkinson − compaiono H. e J. Fonda, segna con umbratile grazia il congedo della H. dal mondo dello spettacolo; in cui tuttavia, grazie a cicli televisivi, alla riproposta di singoli film del passato, a un interessante e scanzonato diario di lavorazione (The making of the African Queen, 1987; trad. it., 1990) e a un'estroversa autobiografia (Me. Stories of my life, 1991; trad. it., Io. Storia della mia vita, 1991) più ancora che a ulteriori interpretazioni (The ultimate solution of Grace Quigley, Agenzia omicidi, 1984), la sua presenza non viene cancellata.
All'Oscar ottenuto nel 1933 per Morning glory si sono aggiunti quelli per Guess who's coming to dinner (1968), The lion in winter (1969) e On golden pond (1982).
Bibl.: H. Dickens, The films of K. Hepburn, Secaucus (New Jersey) 1971; C. Latham, K. Hepburn. Her films & stage career, Londra-New York 1982; G. Kanin, Spencer e Katharine, trad. it., Milano 1982; J. Spada, Hepburn. Her life in pictures, Londra 1984; A. Edwards, K. Hepburn, Milano 1988.