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KATYN

di Angelo TAMBORRA - Enciclopedia Italiana - II Appendice (1949)
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KATYN

Angelo TAMBORRA

. Il 13 aprile 1943 la radio tedesca dava notizia che nella foresta a oriente di Smolensk, in località Kozie Gory non lungi dal villaggio di Katyn, erano state trovate sette fosse comuni contenenti i corpi di militari polacchi, ancora identificabili dalle uniformi, il cui numero veniva valutato sui 10.000. I cadaveri si presentavano con le mani legate sul dorso, colpiti alla nuca da un colpo di pistola e in stato di avanzata putrefazione, non tanto però da non consentire il parziale riconoscimento dai gradi e dai documenti rimasti loro addosso.

La radio tedesca accusava di questo misfatto le autorità sovietiche. Due giorni dopo radio-Mosca respingeva l'accusa, addossando la responsabilità dell'eccidio ai Tedeschi, nuovi occupanti della zona. La rivelazione, abilmente sfruttata da questi per fini di propaganda bellica e diretta a dividere gli Alleati occidentali dall'URSS, causò enorme angoscia in Polonia, presso il governo polacco di Londra e presso le unità polacche in formazione nel vicino Oriente, comandate dal gen. Anders. Questi, in un dispaccio del 15 aprile 1943 diretto al governo polacco di Londra, si affrettò a ricordare come - incaricato di costituire un'armata polacca su suolo russo per combattere i Tedeschi (dopo la firma dell'accordo russopolacco del 30 luglio 1941) - tutte le insistenze spiegate da lui e dall'ambasciatore Kot presso Stalin, Molotov, Vyšinskij e i capi della NKVD, e le ricerche compiute in tutto il territorio sovietico per aver notizie sulla sorte di 10-12.000 ufficiali e sottufficiali polacchi fatti prigionieri nella Polonia orientale e dislocati nei campi di concentramento di Kozel′sk, Starobel′sk e Ostaškov, non erano giunte ad alcun risultato. Il governo polacco di Londra, per chiarire la questione, il 17 aprile richiese l'intervento della Croce Rossa internazionale perché disponesse per un'inchiesta. A questo atto il governo sovietico rispondeva il 25 aprile 1943 con la rottura delle relazioni diplomatiche con la Polonia, accusandola di fare il gioco della propaganda nazista.

La Croce Rossa internazionale mancando l'assenso sovietico non diede corso all'inchiesta. Questa fu compiuta separatamente sia da una commissione internazionale di medici, inviati dal governo tedesco, sia da una commissione della Croce Rossa polacca del territorio occupato. A conclusione dei lavori svoltisi nella primavera del 1944 il numero dei militari polacchi uccisi a Katyn fu precisato intorno ai 4150. Nel settembre del 1944, appena riconquistata Smolensk, i Russi nominarono una speciale commissione d'inchiesta per Katyn, composta, oltre che da medici e scienziati, dallo scrittore Aleksej Tolstoj, dal metropolita Mikolaj e dal presidente del comitato panslavo di Mosca gen. Gundurov. La commissione, a lavori conclusi, affermò che il massacro era da attribuirsi ai Tedeschi i quali, "nel condurre ad effetto la loro politica di sterminio fisico dei popoli slavi, lo avrebbero compiuto nell'autunno del 1941, uccidendo non solo a Katyn, ma anche in altri luoghi, complessivamente 11.000 ufficiali e sottufficiali polacchi.

La questione di Katyn si trascinò a lungo e, nonostante tentativi di mediazione da parte inglese e americana, contribuì a rendere definitiva la rottura fra il governo polacco di Londra e il governo sovietico. Essa ebbe uno strascico anche al processo di Norimberga contro i maggiori criminali di guerra tedeschi nell'estate-autunno del 1946, e il tribunale militare internazionale (contro l'opinione in dissenso del giudice sovietico) non si soffermò sull'accusa formulata contro i criminali di guerra nazisti per la strage di Katyn.

Bibl.: Tesi tedesca: Amtliches Material zum Massenmord von Katyn, a cura del Ministero degli esteri tedesco, Berlino 1943 (in parte su Relazioni internazionali, 1943); tesi polacca: Zbrodnia Katyńska w świetle dokumentów (Il massacro di K. alla luce dei documenti), Londra 1948; tesi sovietica: testo integrale del rapporto della commissione d'inchiesta, pubblicato in The Times, 27 gennaio 1944; per il processo di Norimberga: The Trial of German Major War Criminals, Proceedings of the International Military Tribunal sitting at Nuremberg, Germany, Londra 1947, parti VII e VIII, 14-26 febbraio 1946; Judgement of International Military Tribunal for the Trial of German Major War Criminals, 30 settembre e 1° ottobre 1946, Londra 1947, pp. 45-48; C. Hull, Memoirs, II, New York 1948, pp. 1267-1268; J. Ciechanowski, Defeat in Victory, New York 1947.

Vedi anche
Andrzej Wajda Regista cinematografico polacco (n. Suwałki 1926), uno dei maggiori del cinema polacco. Ha trattato temi della storia recente e della vita contemporanea polacca con alte qualità espressive e autentica tensione morale. Tra i film: Pokolenie ("Una generazione", 1954); Kanal (I dannati di Varsavia, 1957); ... shoah Termine ebraico («tempesta devastante», dalla Bibbia, per es. Isaia 47, 11) col quale si suole indicare lo sterminio del popolo ebraico durante il Secondo conflitto mondiale; è vocabolo preferito a olocausto in quanto non richiama, come quest’ultimo, l’idea di un sacrificio inevitabile. ● Fra il 1939 ... Iosif Vissarionovič Stalin Stalin ‹stàl'in›, Iosif Vissarionovič. - Pseudonimo del rivoluzionario e uomo di stato sovietico I. V. Džugašvili (Gori, Tiflis, 1879 - Mosca 1953). Di modeste origini familiari (il padre calzolaio e la madre lavandaia), dal 1894 al 1899 frequentò il seminario teologico di Tiflis. Qui, nonostante la ... nazionalsocialismo Complesso ideologico (comunemente noto nella forma abbreviata nazismo) elaborato in Germania soprattutto da A. Hitler in Mein Kampf e divenuto sistema di governo dal 1933 al 1945. Principio centrale di esso è il mito della superiorità della razza ariana. L’individualismo democratico fu ripudiato in funzione ...
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