KAUŚĀMBĪ
Grande insediamento situato in India, nella valle del Gange, sulle rive della Yamunā, a ovest di Allahabad. Il sito è stato scavato in piccola parte negli anni 1949-50 e 1957-59, e attende ulteriori indagini.
K. è uno dei maggiori, se non il maggiore, dei grandi siti fortificati che sorsero nella piana gangetica tra il 6° e il 5° secolo a.C. Fu capitale del janapada di Vatsa, uno dei sedici ''territori'' in cui era divisa l'India del Nord, destinati all'unificazione politica e amministrativa solo alla fine del 4° secolo a.C. per opera della dinastia Maurya del Magadha, della cui presenza è particolare testimonianza, a K., una colonna dell'imperatore Aśoka (3° secolo a.C.). Il sito è circondato da imponenti mura lunghe 6 km, in parte rivestite di mattoni cotti. La loro funzione non è stata ancora chiarita, poiché nel 5° secolo a.C., quando vennero costruite, soltanto un quinto dell'area da esse delimitata era occupata. Lo stesso vale per diversi altri insediamenti gangetici coevi.
Non è prima del 3°-2° secolo a.C. che a K. si notano i tratti caratteristici di un centro urbano vero e proprio, come per es. la presenza di strutture monumentali. K. adempiva allora alle funzioni tipiche di centro economico e amministrativo a cui facevano capo altri insediamenti minori, ed era anche in grado di sostenere importanti istituzioni monastiche, come il Ghoṣitārāma. Soltanto nel 2°-1° secolo a.C. la planimetria urbana assume l'aspetto di una griglia regolare così come richiesto dai testi (per es. l'Arthaśāstra), che vi attribuiscono un significato simbolico. Ciò si verifica a K. all'incirca nello stesso periodo che in altre città dell'India settentrionale, da Sirkap nel Nordovest a Śiśupālgarh nel Kaliṅga (Orissa), nell'estremo Est. Ben documentata è la K. di epoca kuṣāṇa (1°-2° secolo d.C.), che ha dato numerose terracotte, abbondante ceramica e, tra il materiale iconografico di particolare importanza, una grande immagine di Bodhisattva in arenaria rossa di Mathurā, di là importata, datata al secondo anno di Kaniṣka (80 d.C.?).
Lo scavo di K. ha sollevato molte discussioni, e la revisione di quanto si era concluso da parte dei responsabili del cantiere è stata spesso radicale. Oltre al cambiamento della datazione delle fortificazioni al 5° secolo a.C. (il loro primo impianto era fatto risalire al 12° secolo a.C.), i resti del presunto palazzo del re Udayana (figura non pienamente storica del 6° secolo a.C.) sono stati attribuiti a un edificio medievale. Forti dubbi sono stati sollevati anche sullo śyenaciti o "altare dello sparviero", altare in forma di rapace destinato al puruṣamedha o "sacrificio umano", costruito in mattoni cotti, che secondo gli scavatori trovava precise e analitiche corrispondenze nelle descrizioni e prescrizioni dei testi vedici.
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