KAVĀDH (ar. Qubādh)
Nome di un mitico re dell'Iran, e di due sovrani della dinastia dei Sassanidi.
Kavidhā, figlio di Fīrūz, regnò dal 488 al 521. Fu sollevato al trono dai nobili, per l'incapacità dello zio Balāsh, che aveva usurpato il regno alla morte in guerra di Fīrūz. Ma il tentativo da lui fatto di spezzare la potenza della nobiltà e del clero favorendo il movimento comunistico di Mazdak (v.), lo rese inviso all'oligarchia dominante, che lo depose e imprigionò (496). Riuscì peraltro a fuggire, riparando presso gli Eftaliti, col cui aiuto tre anni dopo riacquistò il trono.
Nella seconda parte del suo regno intraprese vittoriose campagne contro i Bizantini in Armenia e in Mesopotamia (vittoria su Belisario a Callinico, 531); e finalmente, sotto l'influenza del figlio Cosroe Anūsharwān (v. Khusraw) lasciò sterminare i mazdakiti che sino allora aveva sostenuti (529). Nonostante che la tradizione iranica, per tale suo interessato appoggio all'eresia, non gli sia favorevole, par più giusto il giudizio dei suoi nemici stessi (Procopio), che videro in lui un energico e accorto sovrano.
Kavōdh II, detto Shīrōe ("il leone"?). Figlio di Cosroe II Pārwīz (v. khusraw). Nel 628 spodestò il padre, vinto dai Bizantini, e lo fece uccidere; ma dopo pochi mesi morì.
Bibl.: Th. Nöldeke, Aufsätze zur persischen Geschichte, Lipsia 1887, pp. 109-113, 128; F. Justi, in Grundriss der iran. Philologie, Strasburgo 1896-1904, II, pp. 531, 533, 544.