KELIBIA (Clupea)
Villaggio della Tunisia sul Cap Bon, l'Aspide dei Greci (ἀκροτήριον ὑψηλὸν καὶ περιϕανὲς οἶον ἀσπίς, Mar. m., 117), sul luogo della città denominata Clupea (Clypea, Clipea) dai Romani (più anticamente ᾿Ασπίς; solamente Tolomeo, iv, 3, 8 distingue Clupea da Aspide).
La città fu due volte occupata durante la prima guerra punica, minacciata nella seconda e infine distrutta nella terza. Dopo la vittoria di Cesare nel 47 a. C., Clupea diveniva, insieme a Cartagine, colonia romana (Mommsen, Eph. epigr., ii, p. 113; C.I.L., x, 6104). A circa 7 km in linea d'aria a N di K., sulla riva del mare, sorge un interessante gruppo di rovine non ancora identificate. Nel 1955 Chr. Courtois vi scopriva una basilica a tre navate imperfettamente orientata e sull'angolo S-E della stessa basilica un battistero di notevole interesse. Questo ha la forma di un chiosco costituito da quattro pilastri distanti tra loro m 2,40; non si sa come fosse coperto e, poiché non vi sono tracce di porte, si suppone che fosse chiuso soltanto da cortine. Era circondato da una piccola corte che non si sa se fosse o non fosse coperta, ciò che potrebbe cambiare notevolmente il significato architettonico del monumento. Il solo battistero che gli studiosi trovano paragonabile a questo è quello di Gül Bahçe, 40 km a E di Smirne, per cui si è supposta una influenza orientale nella sua costruzione. Può anche essere osservata la somiglianza tra questo chiosco con il fonte battesimale chiuso da cortine e la rappresentazione del Fons vitae nei manoscritti armeni e carolingi. Il suolo del chiosco è coperto da un tappeto musivo che affonda nel mezzo nella vasca battesimale; questa scende con tre gradini coperti anch'essi di mosaico. Sulla testa del primo gradino sono quattro simboli, separati tra loro da ceri accesi; la croce su un ciborio circondata da uccelli, contro a questa l'arca di Noè con la colomba e il corvo (?); sulle altre due facce rispettivamente una colomba con una croce monogrammata sul dorso e una coppa dorata con due pesci. Sulla testa del secondo scalino sono raffigurate croci tra delfini, divise da un melo (?), un fico, un olivo, una palma; sui lobi formati dal piano del terzo gradino sono mosaicati dei pesci, ma sul lobo sottostante l'arca di Noè è raffigurata un'ape. Il fondo della vasca è occupato da una croce monogrammata. I motivi sono policromi su un fondo giallastro.
Molto interessante è la simbologia inconsueta di questa vasca: la presenza dei ceri e dell'ape è stata spiegata da P. A. Février e C. Poinssot come riferimento alla cerimonia del cero pasquale e alla lode delle api contenuta nell'Exulte, il carme attribuito a S. Ambrogio, di cui non si hanno illustrazioni così antiche. L'età del mosaico sembra essere il VI sec.; al di sotto dell'attuale conca battesimale ne è stata messa in luce una più antica con monete - le più recenti - del tempo di Onorio. Forse nel V sec. la località era stata abbandonata a causa delle invasioni vandaliche.
Sull'orlo esterno della vasca del VI sec. è incisa la dedica della fonte al vescovo Cyprianus e ad un Adelphius presbiter huius unitatis (id est communitatis). J. Carcopino pensa che il Cipriano possa essere il famoso vescovo di Cartagine (205-258), che l'iscrizione celebra come sanctus e beatissimus, però non come martire.
Il mosaico è attualmente a Tunisi nel Museo Alaoui (il Bardo).
Bibl.: Sul battistero: Chr. Courtois, Sur un baptistère découvert dans la région de Kélibia, in Karthago, VI, 1955, p. 98 ss.; id., in Comptes Rendus de l'Ac. d. Inscr. et Belles Lettres, 1956, p. 138 ss.; P. A. Février-C. Poinssot, Le cierges et l'abeille, notes sur l'iconographie du baptistère découvert dans la région de Kélibia (Tunisie), in Cahiers Archéologiques, X, 1954, p. 149 ss. Sulla basilica: J. Cintas, in Karthago, VII, 1956 (in corso di pubblicazione nel 1959). Fons vitae: P. Underwood, The Fountain of Life, in Dumbarton Oaks Papers, V, 1951, p. 43 ss.; ma cfr. A. Boeckler, Formgeschichtliche Studien zur Adagruppe, in Bayer. Akad. d. Wiss., Phil.-hist. Kl., Abhandlungen, n. s., 42, Monaco 1956, pp. 8-13.