KENYA (XX, p. 163; App. II, 11, p. 137)
Superficie e popolazione. - La colonia del K., col piccolo tratto costiero avente status di protettorato, ha 582.579 km2 di superficie (5645 sono del protettorato), ed è divisa attualmente in 6 province, più il distretto autonomo della capitale, Nairobi, che sta nella Central Province. Agli effetti doganali il Kenya dal 1949 è unito all'Uganda e al Tanganica. La popolazione, da 3.106.000 ab. nel censimento 1931 era aumentata a 5.405.966 ab. nel censimento 1948 ed è stata valutata nel 1958 in 6.351.000 ab., dei quali 6.080.000 sono africani (e di questi più di 1 milione appartengono al noto popolo dei Kikuyu). Nel 1958 sono stati calcolati come residenti nel territorio del Kenya 64.700 europei, 165.000 indiani, pakistani e goani, 35.000 arabi e 5700 ab. di altre provenienze non africane. La capitale, Nairobi, alla fine di dicembre 1957 aveva 221.700 ab., dei quali 22.000 europei e 84.500 asiatici. Altri centri importanti sono: Mombasa (98.000 ab. nel 1954, di cui solo 3000 europei), Nakuru (capol. della provincia della Rift Valley) e Kisumu (capol. della provincia del Nyanza).
Condizioni economiche. - L'agricoltura europea, in costante espansione, produce essenzialmente caffè (212.000 q raccolti e 217.720 esportati nel 1957), granturco (coltivato, in media, su 400.000 ha, con produzione oscillante tra 5 e 6 milioni di q), grano (1.040.000 q nel 1957, di fronte a 635.000 q nel 1943-44 e a 200.000 q nell'anteguerra), tè (12.000 ha e 100.000 q nel 1957), cotone (33.000 ha, 20.000 q di fibra e 40.000 q di semi nel 1957), canna da zucchero (230.000 q di zucchero nel 1957), e piretro (26.800 q nel 1955; nel 1957 ne furono esportati 17.300 q di fiori e 770 q di estratto). Si aggiungano agave sisalana (110.000 ha e 400.000 q di fibra nel 1956; nel 1957 ne furono esportati 396.000 q), ananassi, ecc. Importante pure la produzione di estratto conciante ottenuto dalla mimosa (263.000 q esportati nel 1957). Le foreste occupano solo 1.265.000 ha (2,2% della superficie territoriale) ed hanno poca importanza per l'economia. Il patrimonio zootecnico è notevolmente variato fra il 1938 e il 1957: da 4,5 milioni di bovini a 7 milioni; da 3,5 milioni di ovini a 2,4; da 4,5 milioni di caprini a 3,9; si tratta in gran parte di allevamento indigeno. La produzione mineraria nel 1957 è stata: carbonato di soda, circa 120.000 t; sale, circa 23.000 t; diatomite, 4300 t; grafite, circa 960 t; oro, 230 kg. Si aggiungano caolino, amianto, pomice, ecc. Le industrie trasformatrici sono poche: cemento (205.000 t nel 1957), birra (390.000 hl nel 1987), tabacco e qualche altra. Scarsa la produzione di energia elettrica, per 2/3 di origine termica: nel 1957, 268 milioni di kWh. Il commercio estero, esclusi gli scambî con l'Uganda e il Tanganica, è passato da 51.718.000 di sterline, per le importazioni, e 19.521.000 per le esportazioni, nel 1953, a 72.003.000 e 26.362.000 rispettivamente, nel 1957. Le esportazioni si dirigono soprattutto verso: Gran Bretagna (25,5%), Repubblica Federale di Germania (22,6%), Stati Uniti (9,7%), India (6,8%); le importazioni provengono soprattutto da: Gran Bretagna (38,2%), India (6,4%), Repubblica Federale di Germania (6,2%). Queste percentuali si riferiscono alle cifre relative all'anno 1957.
Comunicazioni. - Esistono circa 2100 km di linee ferroviarie, 39.000 km di rotabili, di cui meno di 750 con manto bituminoso. Porto principale è sempre Mombasa; aeroporti principali sono quelli di Nairobi, Mombasa e Kisumu.
Storia. - Le vicende della seconda guerra mondiale, favorevoli a una presa di coscienza, nei popoli coloniali, dei proprî diritti e della propria forza rispetto allo stato colonizzatore, crearono anche nel K., come nel resto del mondo coloniale, una situazione tutta fermenti nazionalistici, che si manifestò nella formazione di associazioni politiche e sindacali, quali la Kenya African Union, l'African Trade Union, o di associazioni a base tribale, quale la Kikuyu Central Association. Il programma comune dei varî movimenti indigeni, basato soprattutto sulla ridistribuzione della terra con la soppressione delle riserve europee, e sull'autonomia politica, trovò l'esponente più radicale nella setta dei Mau Mau. Questi, dopo un'intensa azione organizzativa e propagandistica, scesero nel 1952 in aperta ribellione. Per più di tre anni l'azione terroristica dei ribelli e quella duramente repressiva delle forze britanniche si svilupparono in forme assai aspre. Fin dal 1954, però, il governo britannico si preoccupò, oltre che di ristabilire l'ordine, di affrontare le cause che avevano portato alla ribellione, sia rivedendo a favore degli indigeni la legislazione agraria, sia avviando riforme costituzionali che permettessero agli indigeni di partecipare al governo del loro paese. Le riforme sfociarono nella Costituzione del 15 aprile 1958, basata su un Consiglio legislativo, su un Consiglio esecutivo e su un Consiglio di Stato, con rappresentanza Proporzionata di europei, africani e asiatici. Gli africani però, tra cui venne in primo piano Tom Mboya, si opposero all'impostazione "plurirazziale" dell'amministrazione, rivendicando la formazione di uno stato di schietto carattere africano.
Bibl.: Colony and Protectorate of Kenya, Report of Planning Committee, Nairobi 1951; Colonial Office, land and population in East Africa (Colonial 290), Londra 1952; Overseas Economic Survey, British East Africa, Londra 1953; Colonial Office, An economic survey of the colonial territories 1951. Vol. II, The East Africa territories: Kenya, Tanganyika, ecc., Londra 1954; E. Huxley, Kenya to-day, Londra 1955; F. Foglino, La coltivazione del piretro in Kenya, in Rivista di agricoltura subtropicale e tropicale, 1956, pp. 357-363; Annual report on Kenya, 1957, Londra 1958; L. Pellegrini, Il Kenya, oggi, in le Vie del Mondo, 1958, pp. 465-480. Sui problemi più strettamente politici: L. S. Leakey, Mau Mau and the Kikuyu, New York 1954; Lord Altrincham, Kenya's opportunity, Londra 1955; M. Perham, Race and politics in Kenya, Londra 1956; M. L. Kilson, Land and politics in Kenya: An analysis of African politics in a plural society, in Western Political Quarterly, 1957, n. 3.