KENYA (A. T., 105-106)
La seconda vetta per altezza (5195 metri) dell'Africa, a 37°20′ long. E. e immediatamente a S. dell'Equatore. È una montagna di origine vulcanica come il Kilimangiaro (v.), ma molto più degradata, essendo la sommità formata non da un cratere ma da una bocca riempita di sienite nefelinica. Dalla sommità si diramano all'intorno numerosi costoni, dove abbondano le lave e tra i quali si aprono grandi circhi che fanno supporre una potente antica glaciazione. Rimangono ancora numerosi ghiacciai sul lato occidentale, con lingue che raggiungono i 4500 m. (4200 sul Kilimangiaro), mentre le morene scendono al di sotto dei 3700 m. Nilsson nel 1927 trovò traccia di 4 glaciazioni sul Kenya, tutte più estese delle attuali, e Leakey ha supposto che queste abbiano corrisposto ai quattro periodi piovosi del Pleistocene che egli ha trovato nella Rift Valley presso il Kenya. Egli crede che i ghiacciai un tempo giungessero ai 3000 m. e nota che forti gelate si ricordano anche in tempi recenti al di sotto dei 2000 m. Nei periodi secchi interglaciali le montagne ricevendo pioggia, sarebbero divenute rifugio nel Pleistocene dei popoli della Rift Valley per la mancanza d'acqua. Una civiltà paleolitica con coups-de-poing, schegge e raschiatoi, è stata trovata e chiamata da Leakey Nanyukiana.
Nel Kenya vi sono parecchi laghi, tra cui quello di Hohnel a circa 4270 m., i corsi d'acqua presentano caratteri giovanili, come se la superficie fosse stata di recente risollevata. Il bosco giunge ai 3200 m. circa, sopra i quali i pascoli alpini si alternano alle zone rocciose; una scarsa vemtazione si stende qua e là fino ai 5000 m. circa. Le pendici della montagna declinano dolcemente fino all'altipiano dell'Africa orientale a 2000 m. circa. La sommità del Kenya fu raggiunta la prima volta da sir H.J. Mackinder (1899).