Kenya
geografia umana ed economica
di Albertina Migliaccio
Stato dell'Africa orientale. Al censimento del 1999 la popolazione era di 28.686.607 ab., mentre stime del 2005 attribuivano al Paese circa 34 milioni di abitanti; questa valutazione non comprende 220.000 rifugiati politici provenienti da Somalia e Sudan che, dalla fine del 2001 e in accordo con l'ONU, sono stati accolti nel Paese.
Come per altri Stati africani il tasso di mortalità, in conseguenza della diffusione dell'AIDS, ha subito un certo incremento (nel 2003 il 6,7% della popolazione adulta risultava contagiata dal virus con oltre 150.000 decessi).
Il PIL cresce lentamente e nel 2000, ha avuto una caduta a causa di una siccità che ha provocato la perdita della maggior parte dei raccolti. Negli anni successivi una certa normalizzazione dei cicli climatici ha favorito la ripresa produttiva, ma permangono gravi difficoltà, tra cui i bassi prezzi internazionali dei prodotti d'esportazione, la mancanza di fiducia degli investitori stranieri e l'alto livello della corruzione che condiziona gli aiuti internazionali.
Già nel 2000 il Fondo monetario internazionale aveva sospeso i finanziamenti per l'incapacità governativa di attuare le riforme e di combattere la corruzione. Per fronteggiare le drammatiche conseguenze della siccità gli aiuti furono ripristinati, ma nuovamente sospesi nel 2002 per l'inadeguatezza delle misure attuate.
Dal dicembre dello stesso anno, con la formazione di un nuovo governo (v. oltre: Storia), è stato avviato, unitamente a una più incisiva lotta alla corruzione, un ciclo di riforme che ha consentito la ripresa dei finanziamenti internazionali e migliorato le prospettive degli investitori stranieri. Nel biennio 2004-05 il PIL è cresciuto di oltre il 2% grazie alle esportazioni e al turismo: nel 2004 il flusso di visitatori è aumentato del 15% con un apporto del comparto alla formazione del reddito stimato al 12%. Le tensioni etniche ai confini con l'Etiopia e la costante minaccia del terrorismo internazionale costituiscono, però, un serio impedimento all'ulteriore crescita di un settore che potenzialmente dispone di enormi risorse (con oltre 1 milione di turisti all'anno il K. è uno dei 20 Paesi più visitati al mondo).
L'agricoltura continua ad articolarsi fra poche colture destinate all'autoconsumo e prodotti rivolti all'esportazione (in particolare, caffè e tè). Questi ultimi vengono coltivati negli altopiani dell'interno dove, però, continuano a manifestarsi fenomeni di alterazione ambientale. Il settore industriale è basato sulla raffinazione dei prodotti petroliferi, sulla chimica, sulla metalmeccanica e sulle attività connesse alla lavorazione dei prodotti agricoli. Il K., nonostante disponga di grandi potenzialità di crescita, rimane un Paese profondamente arretrato, con gravi squilibri, carenza di infrastrutture e una situazione sanitaria precaria.
Storia
di Emma Ansovini
Il 21° sec. si apriva con un cambiamento politico di grande portata: la sconfitta elettorale della Kenya African National Union (KANU), il partito che aveva dominato la vita del Paese fin dall'indipendenza, e del suo candidato alla presidenza della Repubblica, U. Kenyatta, imposto da D.A. Moi, 'monarca' più che capo dello Stato per circa vent'anni.
Le consultazioni svoltesi nel dicembre 2002 segnarono infatti la netta vittoria della National Rainbow Coalition (NARC), un'alleanza tra numerosi gruppi di opposizione, che ottenne 132 seggi su 224 contro i 68 della KANU e i 15 del Forum for the Restoration of Democracy-People (FORD-People), mentre M. Kibaki, candidato della coalizione arcobaleno, conquistò con il 62,3% la presidenza della Repubblica.
Questo mutamento avveniva in un contesto caratterizzato da forti elementi di crisi economica e sociale, attraversato da latenti conflittualità etniche, alimentate e usate in modo assai spregiudicato dalla precedente amministrazione. Il nuovo governo, con molte incertezze e cercando un equilibrio tra i numerosi interessi rappresentati nella vasta coalizione che lo sosteneva, promosse alcune decisive riforme come quella carceraria, quella dell'istruzione, che prevedeva la scuola per otto anni gratuita e obbligatoria, quella dell'informazione. Questa riforma, allargando gli spazi di libertà e l'esercizio di un diritto fondamentale di cittadinanza, favorì l'emergere di una società civile vivace, compressa da anni di controllo poliziesco e di monopolio di fatto dei mezzi di comunicazione. Le riforme, in particolare quella della scuola con oltre un milione in più di studenti, si scontravano però con le scarse risorse finanziarie.
La crescita dell'economia, nonostante qualche segno di ripresa a partire dal 2004, rimaneva infatti tra le più basse dell'Africa subsahariana, e risentiva di un elevato indebitamento estero. Le difficoltà economiche erano state aggravate da decenni di corruzione e di uso clientelare degli aiuti allo sviluppo. Ancora nel 2005 il K. era considerato dalle agenzie internazionali uno dei Paesi più corrotti del mondo, nonostante la centralità che questo problema aveva assunto nella campagna elettorale di Kibaki e la immediata costituzione di una commissione contro la corruzione da parte del nuovo governo. Il lavoro della commissione fu reso difficile dalla capillare diffusione del fenomeno, dalla per-manenza in posti chiave di funzionari compromessi con il passato e da un sistema giudiziario non immune da sospetti. Affrontare questo problema era però cruciale per la sopravvivenza del Paese perché il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale subordinavano la riapertura delle linee di credito alla costituzione della commissione indipendente, all'apertura di procedimenti giudiziari contro i reati economici, al rispetto di un rigoroso codice di condotta dei partiti e alla privatizzazione di alcuni enti parastatali. Problematico fu anche il percorso della riforma costituzionale in elaborazione da anni e inclusa tra le promesse elettorali di Kibaki. Il testo varato dalla conferenza costituzionale, che prevedeva alcuni elementi innovativi come la maggiore tutela delle donne, ma rivisto dal governo in favore di più ampi poteri alla presidenza, provocò lacerazioni nella maggioranza, settori della quale preferivano invece un rafforzamento del ruolo del primo ministro.
Sette ministri, tra i quali il leader del maggior partito della coalizione, giunsero a dichiararsi pubblicamente contrari alla riforma che, fortemente sostenuta da Kibaki, fu sottoposta a referendum nel novembre del 2005 e respinta dal 58,1% dall'elettorato. Il voto andò oltre le appartenenze partitiche e risultò trasversale anche alle divisioni etniche e regionali (solo nella regione centrale abitata dai Kikuyu, a cui apparteneva il presidente, si registrò una netta prevalenza dei sì), assumendo il carattere eminentemente politico di una aperta dichiarazione di critica al governo e di insoddisfazione per la lentezza dei cambiamenti.
Sul piano internazionale i primi anni del secolo videro un riavvicinamento del K. agli Stati Uniti, sottolineato dalla visita a Washington del presidente. Questo riavvicinamento si inseriva nello sforzo del governo di contrastare il radicalismo islamico e il terrorismo che dalla seconda metà degli anni Novanta avevano cominciato a utilizzare il Paese come base di reclutamento e di addestramento e luogo di sanguinose azioni dimostrative. Nel novembre 2002 a Mombasa un attentato suicida di al-Qā̔ida nell'albergo di proprietà di un israeliano aveva provocato 18 morti e un attacco missilistico aveva sfiorato il volo charter di una compagnia israeliana. A livello regionale proseguì la collaborazione con Tanzania e Uganda, e nel marzo 2004 fu firmato un protocollo per la formazione di un'unione doganale che prevedeva l'eliminazione dei dazi sulla maggior parte dei beni scambiati dai tre Paesi.
bibliografia
F. Holmquist, Kenya's antipolitics, in Current history, 2005, 682, pp. 209-15.