Vedi KERKOUANE dell'anno: 1973 - 1995
KERKOUANE
Località della odierna Tunisia, nella zona del Capo Bon, dove si trova una città punica il cui nome antico ci è sconosciuto.
Il luogo fu scoperto nel 1952 da Ch. Saumagne. Lo stesso anno P. Cintas segnalò la scoperta, nel 1953 vi intraprese i primi scavi. In seguito l'Istituto d'Archeologia e d'Arte di Tunisi s'incaricò della continuazione degli scavi. Le ultime campagne si conclusero nel luglio del 1967. Si sono potuti mettere in luce molti quartieri della città.
A K. l'architettura punica sembra aver utilizzato materiali poveri: sassi e mattoni crudi. Per nascondere questa povertà le pareti furono coperte di uno stucco molto fine e molto duro, spesso dipinto di grigio o di rosso. Tuttavia la pietra da taglio e la colonna non sono assenti. L'una e l'altra sono intagliate nel grès conchiglifero, roccia caratteristica della regione. Infatti le cave di El-Haouaria sembra che siano state sfruttate fin dai più aantchi tempi punici. È da notare d'altro canto che alcuni muri sono fatti semplicemente di terra pressata probabilmente con un sistema di cassoni.
È da ricordare anche l'incatenamento fatto in pietra da taglio destinato a conferire ai muri maggiore solidità. Questa tecnica si ritrova all'epoca romana soprattutto in Africa, ma anche nei paesi che furono influenzati dalla civiltà cartaginese specialmente in Sicilia e in Sardegna; l'opus Africanum rimonta dunque all'antichità punica.
La maggior parte dei monumenti messi in luce illustrano l'architettura domestica, in modo che gli scavi di K. contribuiscono molto ad una migliore conoscenza della casa punica con la corte centrale e i diversi ambienti più o meno spaziosi. La corte è spesso pavimentata con un cemento rosso fatto di sabbia e di frammenti di ceramica ridotti in polvere o semplicemente pestati. Su questa malta rossa sono incrostati molti frammenti di marmo e di calcare bianco in una stesura sparsa. Si nota talvolta l'uso di colori. Alcune schegge derivano da pietre nere o verdastre. Per l'azzurro scuro si è ricorsi alla pasta vitrea. Accanto a questa semplicità di decorazione s'incontrano alcuni motivi figurati, specialmente il segno detto di Tanit fiancheggiato da due delfini. Il valore profilattico di questo gruppo non lascia ombra di dubbio: lo vediamo infatti sulla soglia del vano principale di una ricca casa di Kerkouane. La immagine è contro i cattivi genî e impedisce che turbino l'intimità della padrona della casa. Tra gli ambienti che si articolano intorno alla corte è da notare la presenza di uno provvisto di acqua con vasca da bagno. Accanto al bagno si trovano i pozzi le cui pareti sono rivestite di un paramento fatto di pietre per impedire gli smottamenti. La falda freatica non è del resto molto profonda; delle pedarole nelle pareti laterali dei pozzi permettono di scendere fino in fondo in caso di bisogno. Ai piedi della vera del pozzo si trova un canaletto che traversa il corridoio d'ingresso e sbocca nella strada, e che permette di scaricarvi le acque usate. Nel cortile si trova anche l'inizio di una scala. Forse dava accesso alle terrazze. Si poteva utilizzare sia per bisogni domestici sia per effettuare alcune riparazioni; anche oggi il Tunisino, prima della stagione delle forti piogge, copre le terrazze di uno strato di latte di calce, operazione destinata ad impedire l'inifitrazione delle acque; il latte di calce ha la proprietà di bloccare le fessure prodotte sulle terrazze dal calore. Ma è da tener presente anche l'ipotesi di una camera superiore.
I monumenti civili e religiosi non sono stati ancora messi in luce. Non ne è stato neppure identificato il posto; lo scavo sistematico permetterà certamente di colmare questa lacuna; sarebbe di fondamentale importanza per la conoscenza dei santuarî e della vita municipale di una città punica. Riguardo alla religione alcuni dati permettono già di stabilire l'esistenza di un culto domestico. In una delle case di K. è un altare in piena corte. Una banchina lungo i muri permetteva ai membri della famiglia di partecipare seduti alla cerimonia. Per questo culto domestico son da aggiungere alla documentazione i piccoli altari di terracotta le cui pareti hanno spesso una decorazione impressa; frequente il motivo dei due grifi affrontati in atto di sbranare un cervide. In questa iconografia religiosa si nota anche la sfinge.
A K. gli abitanti dovevano dedicarsi, tra le altre attività, alla fabbricazione della porpora: testimonianza di questa industria regale è uno spesso strato di murex messo in luce extra muros. Fabbricavano anche la ceramica; sono stati scoperti forni di vasai. Si tratta più spesso di fabbricazione di una ceramica ordinaria, giare, anfore, brocche, ecc. Alcuni rilievi di terracotta attirano l'attenzione per il loro valore religioso. Uno di questi rilievi rappresenta un "cavaliere marino". Si tratta molto probabilmente di una divinità marina. Il tema del cavaliere è comunque ben noto nel mondo fenicio-punico; possono esemplificarlo le monete di Tiro e un medaglione di terracotta scoperto a Tamuda in Marocco. Per la vita economica della città conviene segnalare l'importanza della pesca, come attestano i numerosi ami e pesi di reti, scoperti qua e là nel corso degli scavi.
Per quel che riguarda i rapporti esterni, K. sembra essere stata in stretto contatto con le città greche di Sicilia e dell'Italia meridionale. La città e la necropoli hanno restituito gran quantità di ceramica a vernice nera, fabbricata nelle officine italiche. Ma la ceramica campana è assente. L'assenza della Campana A porta a credere che K. abbia cessato di vivere prima della diffusione di questo tipo di ceramica. Le fonti antiche ricordano l'invasione di Regolo, che saccheggiò il Capo Bon durante la prima guerra punica, alla metà del III sec. a. C., cioè prima della diffusione della Campana A; K. sarebbe stata dunque la vittima di Regolo. Questo per la data della caduta. Per quella della fondazione il problema sembra più complesso e non ancora risolto. Saggi stratigrafici permettono tuttavia di risalire fino alla metà del V sec. a. C.: nel corso degli scavi si sono raccolti frammenti di ceramica greca a figure rosse. Sebbene questa cronologia sia conforme alla politica di fondazione intrapresa dalla città di Elissa nel V sec. a. C., in cui si integra il famoso periplo di Annone, niente impedisce di pensare ad una data ancora più alta per la fondazione di Kerkouane.
Bibl.: P. Cintas, Une ville punique au Cap Bon en Tunisie, in Comptes Rendu de l'Acad. des Inscr. et Belles Lettres, Parigi 1953, pp. 256-260; M. H. Fantar, Pavimenta Punica, in Studi Magrebini, I, 1966, pp. 57-65; id., Le cavalier marin de Kerkouane, in Africa, I, Tunisi 1966, pp. 19-32.